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Mercoledì, 24 Aprile 2024
TERRORISMO / Libia

Così funziona (davvero) l'Isis: il racconto di un jihadista pentito

Quanti sono, come si muovono, chi è il loro capo e quali sono i prossimi obiettivi: un ex militante dello Stato islamico confessa al portale libico Al Wasat come è organizzato il "governo" di Sirte, cittò in mano al Califfato nero

LIBIA - Sirte, ultima roccaforte jihadista in Libia. Chi è il capo dei militanti? Quanti sono e da dove vengono i combattenti? Quanto guadagnano dai traffici di migranti che partono per l'Europa? E, soprattutto, quali sono gli obbiettivi dei jihadisti in questa città strategica della Libia? C'è tutto questo nel racconto fatto al portale libico Al Wasat da uno degli uomini del Califfato nero catturato nei giorni scorsi. L'uomo è un egiziano che si chiama Abu Obeidah al Masry e afferma di essere partito per Sirte sette mesi fa proprio per unirsi all'Isis, che aveva preso il controllo della città agli inizi dello scorso giugno. Ecco alcune delle sue rivelazioni riportate dal portale libico.

GLI STRANERI DELL'ISIS - Il jihadista, ora pentito, afferma che a Sirte "i foreign fighters in città rappresentano il 70% dei combattenti" dell'Isis, di questi "300 egiziani, 400 tunisini e altrettanti sudanesi". Abu Obeidah aggiunge che l'emiro ("il comandante") dell'organizzazione "è un saudita che si fa chiamare Abu Amer al Jazrawi", ma spiega di non averlo mai visto in faccia "perché appare sempre con il volto coperto", così come fanno tutti gli altri membri del gruppo terroristico.

IL VOLTO COPERTO - Sull'abitudine dei jiahdisti di "coprire la faccia", l'ex membro dell'organizzazione ha un'idea precisa: "Si coprono lper non rivelare le loro identità, certo, per impaurire la gente, ma anche per apparire in manggior numero rispetto a quanti sono realmente", assicura spiegando che "quando un paio di centinaia di combattenti appaiano in parate in cinque luoghi diversi consecutivamente, questo non significa che l'organizzazione conti 1.000 persone".

RECLUTAMENTO DI MIGRANTI - Obeidah rivela anche come l'Isis trae vantaggio della massiccia presenza nel Paese Nordafricano in Libia di migranti clandestini: più che infiltrare tra loro dei jihadisti, "l'organizzazione reculta gli aspiranti migranti nelle sue fila".

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FINANZE E STIPENDI - Poi il pentito parla delle finanze dell'Isis, che oltre a Sirte controlla "altre 8 città e località vicine". La paga mensile "è di 200 dinari (l'equivalente di poco meno di 150 dollari) al combattente scapolo, e il doppio per quelli sposati", afferma, spiegando che "i fondi vengono reperiti da quello che chiamano 'Ganaim' ('bottino') di guerra".

OBIETTIVO PETROLIO - Obeidah ha le idee chiare anche sugli obbiettivi futuri dell'organizzazione, soprattutto per autofinanziarsi: "Dopo aver assaggiato il sapore dei soldi ricavati dal petrolio in Siria e in Iraq", la filiale libica dell'Isis punta ora a "prendere il controllo dei campi e dei terminal petroliferi" del Paese.

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