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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Italiani rapiti in Libia, "dietro il sequestro c'è la mano di al Qaida"

Il portavoce dell'esercito di governo d'Accordo nazionale parla di una "banda criminale" che "porta l'impronta di al Qaida". Non c'è però nessuna conferma ufficiale: resta la paura che possano essere finiti nelle mani di chi, da mesi, punta ai dieci pozzi petroliferi presenti in zona

LIBIA - Per l'esercito che fa capo al governo d'Accordo nazionale guidato da Faez al Sarraj, dietro al rapimento dei due italiani ed un canadese avvenuto nel sud della Libia ci sarebbe "la mano di al Qaida". Secondo il colonnello Ahmed al Masamari, portavoce dell'esercito, i tre "occidentali" che lavoravano all'aeroporto di Ghat, come spiegato dal quotidiano libico al Wasast e riportato da Askanews, sarebbero in mano "a una banda criminale". Ma dietro il sequestro "c'è l'impronta di al Qaida". 

NESSUNA FONTE CITATA - Il colonnello, che ha rilasciato questa dichiarazione ieri sera - come riferisce il portale - non spiega comunque su quali elementi poggi questa sua ipotesi, che pertanto non può avere alcun valore ufficiale. Resta però il fatto che la sua ricostruzione preoccupa, e non poco: subito dopo il rapimento le autorità locali si erano affrettate a specificare che, nella zona, "non è mai stata segnalata la presenza di militanti del gruppo dello Stato Islamico". Da qui la conclusione che i tre rapiti si trovino in mano "a un piccolo gruppo fuorilegge che non ha alcun legame con al Qaida e i terroristi dell'Isis".

Libia, la guerra contro Isis

LA SITUAZIONE - Le parole del colonnello libico, però, riportano all'attenzione l'annuncio, effettuato nei mesi scorsi, da parte dell'Isis della creazione di una "provincia locale": secondo diversi analisti, infatti, non sarebbero pochi i jihafisti che avrebbero deciso di spostarsi proprio in quell'area dopo avere abbandonato la loro prima roccaforte, Sirte. 

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IL LUOGO DEL RAPIMENTO - La regione, oggi, non è "assegnabile" a nessun gruppo criminale o terroristico in particolare: nel Fezzan è in corso un vero e proprio scontro tra Tuareg e Tebu, che da tempo se ne contendono il controllo e il traffico delle attività illecite. Da circa un anno le due parti hanno raggiunto un fragile accordo di tregua, anche grazie alla mediazione internazionale e al monitoraggio delle truppe francesi che hanno stabilito le loro basi in Niger e Ciad nell'ambito della presenza militare di Parigi nel Sahel. Ma la tensione resta alta soprattutto da quando l'Isis ha preso di mira la regione. I dieci giacimenti di petrolio individuati nel Fezzan fanno gola anche al Califfo al Baghdadi.

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