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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Jet russo abbattuto, tra Putin e Erdogan è scambio di minacce e accuse

Sale la tensione tra i due uomini forti di Russia e Turchia dopo l'abbattimento del caccia russo al confine con la Siria. Intanto Damasco accusa: armi all'Isis da Ankara in cambio di petrolio

Resta ancora alta la tensione tra Russia e Turchia e ormai è muro contro muro tra Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan.

Tre giorni dopo l'abbattimento del caccia russo da parte dell'aviazione turca, le tensioni tra i due Paesi si concentrano in un botta e risposta a distanza tra presidenti, quello russo sempre infuriato e deciso ad ottenere un passo indietro quantomeno dal collega turco, l'altro in cerca di un riavvicinamento ma non pronto a fornire scuse, come chiesto da Mosca. Così, l'uomo forte di Turchia ha confermato di aver chiesto un colloquio con Putin a margine dell'inaugurazione della conferenza sul clima di Parigi, lunedì prossimo, e l'uomo forte di Russia gli ha fatto sapere che l'incontro sarà possibile solo se ci sarà "la volontà di semplici scuse". Una richiesta impossibile da soddisfare per un leader come Erdogan, che pur cercando di riallacciare i rapporti ha definito "inaccettabili le critiche russe".

Il presidente turco ha affermato di aver avvisato, durante il G20 di Antalya, Putin sui rischi legati a intrusioni nello spazio aereo turco, spiegando di aver respinto l'idea del capo del Cremlino di considerare i jet russi come "ospiti" e ribadendo: "Avvisiamo cordialmente la Russia di non scherzare col fuoco". Per Mosca però l'abbattimento "è stato un vero e proprio agguato degli F16 di Ankara".

Un botta e risposta che è stato accompagnato da misure concrete. La Turchia ha sospeso i voli sulla Siria nell'ambito dell'offensiva militare contro lo Stato islamico (Isis) della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti. Una decisione che secondo Ankara è stata concordata con Mosca, che a sua volta ha fermato la sua campagna aerea nei pressi del confine turco. In ogni caso uno sviluppo che mette in luce l'altissima tensione di queste ore. Nel pomeriggio il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha annunciato che dal 1 gennaio la Russia interromperà il regime esente da visti con la Turchia, un sistema che negli ultimi anni ha alimentato un enorme flusso di turisti russi, oltre a simboleggiare la vicinanza tra i due Paesi. Nel mirino delle rappresaglie russe sono finiti anche circa cinquanta imprenditori turchi, arrestati dalle autorità russe per "false dichiarazioni su motivi del loro viaggio nel Paese" a Krasnodar, dove si trovavano per una fiera agricola. Secondo il quotidiano turco Hurriyet, sono stati condannati a 10 giorni di detenzione e a pagare, ciascuno di loro, una multa di 4.000 rubli (57 euro). Un incidente poco probabile in tempi di tranquille relazioni bilaterali.

Lavrov, che ha parlato dopo un incontro con la controparte siriana Walid Muallem a Mosca, ha usato toni molto duri. "Abbiamo sempre più dubbi sulle reali intenzioni di Ankara, il reale impegno nella lotta al terrorismo, in particolare in Siria e sul suo interesse di normalizzare la situazione siriana", ha dichiarato. Mosca, ha aggiunto, ritiene che il presidente turco abbia "superato il limite" e questo rischia di portare Ankara "in una situazione pesante dal punto di vista degli interessi nazionali sul lungo termine". Dal canto suo, Muallem  ha detto che Ankara fornisce all'Isis "armi e supporto logistico" in cambio del "petrolio rubato" dai jihadisti "dal territorio siriano e da quello iracheno", che poi viene "mandato nei porti di altri Paesi". 

Secondo la stampa turca, il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu ha proposto al capo della diplomazia russa un incontro il 3 o il 4 dicembre a Belgrado, a margine della riunione ministeriale dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce). Per ora Mosca ha lasciato cadere nel vuoto anche questo invito. Come sono cadute nel vuoto le spiegazioni avanzate dallo stesso Erdogan, secondo cui l'abbattimento del Su-24 non è stato "voluto", ma piuttosto frutto di "un automatico ricorso alle regole di ingaggio" in caso di violazione dello spazio aereo.

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