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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Libia, i piani militari dell'Italia: "Nessuna guerra lampo"

Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, conferma la linea: "Massima prudenza". Escluse invasioni militari "ed esibizioni muscolari". Ma gli aerei da Trapani e Sigonella stanno già rullando i motori

ROMA - "Nessuna guerra lampo". Sono escluse invasioni militari ed esibizioni muscolari. La parola d'ordine è prudenza, in attesa che la Libia recuperi la sua sovranità, si doti di un governo a Tripoli quanto più inclusivo possibile e legittimato a chiedere un contributo alla Comunità internazionale per la ricostruzione e la stabilizzazione del Paese. Un processo che richiede tempo e che rinvia alle prossime settimane, se non mesi, la decisione che l'Italia e gli alleati dovranno prendere sulle modalità di intervento nel Paese africano: "Nei prossimi giorni non accadrà nulla", hanno confermato ad Askanews fonti di governo. Pur ammettendo che è in corso da tempo la pianificazione di strategie e piani militari. 

GENTILONI ALLE CAMERE - Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni confermerà nelle prossime ore alle Camere la posizione italiana. Non ci sono accelerazioni da parte del governo di Roma, anche a fronte di fughe in avanti - non condivise - di alcuni alleati. Francia, Regno unito, Stati uniti hanno già messo "gli scarponi" sul terreno, sono presenti in Libia con gruppi di forze speciali, impegnati in operazioni antiterrorismo mirate. Non l'Italia: "In questo momento non c'è un solo militare italiano nel Paese". E non ci sarà, se non espressamente richiesto dal futuro esecutivo libico, che si spera possa insediarsi quanto prima grazie alla lunga e faticosa mediazione delle Nazioni unite. 

IN AIUTO AL GOVERNO - A questo proposito filtra un certo "ottimismo" negli ambienti del governo italiano, che lo considerano il primo - "ineludibile" - passo per ogni discorso futuro. E' chiaro che gli Stati Maggiori sono impegnati da tempo nella pianificazione di un eventuale intervento. E non si tratta tanto di essere pronti e proiettabili in tempi rapidi, quanto della decisa volontà di scongiurare l'errore di un'azione militare senza una strategia del "dopo", come già avvenuto in occasione delle scelte compiute da alcuni alleati nel recente passato, contro il regime di Muammar Gheddafi. La principale opzione, l'unica ritenuta al momento percorribile, è quella di un impegno per la stabilizzazione del Paese

Libia, in foto il dramma di una nazione

IL PIANO - La pianificazione, in fase avanzata, è stata compiuta in coordinamento con gli alleati. La missione (Liam) avrebbe il suo fulcro nella formazione e addestramento delle forze di sicurezza locali, ma anche nella messa in sicurezza di alcune infrastrutture, porti, aeroporti, impianti petroliferi. Un impegno che necessita non solo dell'esplicita richiesta del governo libico, ma anche della chiara individuazione del personale da addestrare. 

LA SITUAZIONE - Al momento - fanno notare alcune fonti - ci sono in Libia circa 200.000 uomini armati, parte dei quali affiliati all'Isis. Occorre sapere quante e quali fazioni saranno parte del progetto, deporranno le armi, entreranno nella sfera di controllo del nuove, legittime autorità. Di particolare interesse per l'Italia sarebbe, ovviamente, la protezione dei campi energetici, soprattutto quello di Mellitah, dov'è presente l'Eni, da cui parte anche il gasdotto Greenstream, che porta il gas naturale fino a Gela, in Sicilia. Se ci sarà un'esplicita richiesta di assistenza nella lotta al terrorismo, l'Italia farà la sua parte con un contingente ristretto, di forze speciali, in coordinamento con l'intelligence già impegnata sul terreno con tre squadre di 12 uomini ciascuna. Un dispiegamento - quello delle forze speciali - che, tuttavia, non è al momento considerato all'ordine del giorno. 

L'OPERAZIONE INTERNAZIONALE - L'operazione internazionale dovrebbe contare, complessivamente, su 7.000/8.000 uomini: il 30% saranno italiani, con un impegno tra le 2.100 e le 2.500 unità. La Brigata bersaglieri Garibaldi e il Reggimento paracadutisti Folgore, al momento, non sono operativi e potrebbero fornire parte del contingente. Possibile l'invio anche dei Carabinieri del Tuscania e, in caso di richiesta di forze speciali in funzione anti-Isis, di unità del Nono reggimento d'assalto paracadutisti Col Moschin e del Comando Subacquei e Incursori (Comsubin) della Marina militare. 

AEREI DA GUERRA IN SICILIA - L'assistenza aerea sarebbe garantita dai caccia Amx - quattro di questi velivoli sono già stati rischierati a Trapani, pronti a ogni evenienza -, e dagli aerei senza pilota Predator: alcuni esemplari sono fermi alla base di Sigonella, altri sono già impegnati in attività di sorveglianza e ricognizione al largo delle coste libiche per il contrasto ai trafficanti di esseri umani .

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