Niente Ong, niente sbarchi ma nuovi video di torture mostrano il destino dei migranti
Gli 007 italiani confermano i dati che parlano di una "contrazione senza precedenti" degli arrivi via mare: merito del rafforzamento della guardia costiera libica e del contrasto all'attività delle Ong. Tuttavia una inchiesta britannica accusa Italia, Ue e Lega Araba
La rete televisiva britannica Channel 4 ha diffuso nuove immagini di torture inflitte ai migranti nei centri di detenzione libici. I video e le foto amatoriali sono opera degli stessi migranti, che le avevano diffuse sui social: mostrano donne e uomini incatenati, appesi al soffitto, picchiati, torturati con materiale incandescente, minacciati con armi da fuoco.
La giornalista Sally Hayden ha ricevuto migliaia di testimonianze e richieste di aiuto. "La stragrande maggioranza di queste persone hanno già cercato di attraversare il Mediterraneo, sono stati intercettati dalla Guardia costiera e riportati in Libia" ha riferito la rete britannica.
"In passato le ong li avrebbero trasportati in Europa, dove sarebbero stati accolti" affermano i giornalisti dell'emittente del Regno Unito.
"Fintanto che il clima politico non è cambiato e il governo populista in Italia ha rifiutato di lasciare attraccare queste imbarcazioni di salvataggio".
La rete britannica non attacca solo l'Italia ma sottolinea anche le responsabilità dell'Unione Europea e della Lega Araba, i cui leader si sono incontrati questa settimana a Sharm El-Sheikh, in Egitto.
Migranti, c'è davvero un effetto Salvini? I dati di Frontex
Nel frattempo gli ultimi dati parlano di una "contrazione senza precedenti" degli arrivi via mare dei migranti in Italia. Dopo l'agenzia europea Frontex oggi lo sottolineano i Servizi di sicurezza nella Relazione annuale.
"L'andamento complessivo dei flussi via mare ha conosciuto, nell'anno 2018, una flessione di oltre l'80%".
La relazione attribuisce il crollo degli sbarchi alla rafforzata capacità della Guardia costiera libica nella vigilanza delle acque territoriali, e alla drastica riduzione delle navi delle Ong nello spazio di mare prospiciente quelle coste.
In tale modo i trafficanti non avrebbero più la possibilità di sfruttare le attività umanitarie ricorrendo a naviglio fatiscente e a basso costo.
Altrettanto nodale si è rivelato il potenziamento dei controlli a Sud della Libia, specie in territorio nigerino, secondo una strategia di ''presidio avanzato'' condivisa dalla Ue e convintamente sostenuta dall'Italia.
Secondo l'informativa dei nostri 007 i canali di immigrazione sarebbero stati utilizzati in modo sporadico per trasferimento in Europa di estremisti islamici. "Significativo, al riguardo - sottolinea la relazione - l'arresto a Napoli, rispettivamente nell'aprile e nel giugno, di due cittadini gambiani ritenuti affiliati alla formazione di al Baghdadi, giunti via mare dalla Libia dopo un periodo di addestramento in un campo gestito da Daesh nel deserto libico".
Libia, si va verso le elezioni
Intanto in una Libia dilaniata da confronti di forza tra milizie paramilitari si corre verso le elezioni. Il capo del consiglio presidenziale libico Fayez al-Serraj ha incontrato ieri ad Abu Dhabi, negli Emirati, il generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica e comandante dell'autoproclamato Esercito nazionale libico. Lo ha riferito l'account Twitter della missione Onu in Libia (Unsmil), secondo cui l'incontro si è tenuto alla presenza dell'inviato delle Nazioni Unite, Ghassan Salamé.
بدعوة من الممثل الخاص غسان سلامة، وبحضوره، عقد يوم أمس اجتماع في أبو ظبي حضره رئيس المجلس الرئاسي فائز السراج وقائد الجيش الوطني الليبي خليفة حفتر. واتفق الطرفان على ضرورة انهاء المرحلة الانتقالية من خلال انتخابات عامة كما على سبل الحفاظ على استقرار #ليبيا وتوحيد مؤسساتها. pic.twitter.com/HKokQpJT9a
— UNSMIL (@UNSMILibya) 28 febbraio 2019
Haftar e Serraj, si legge in una nota, hanno concordato sulla necessità di "mettere fine alla fase di transizione attraverso elezioni generali" e sui modi per mantenere la stabilità della Libia e unificare le sue istituzioni".
Il portavoce del presidente del consiglio presidenziale libico, Fayez al-Serraj, ha sostenuto "con fermezza" che "non esiste una soluzione militare alla crisi politica" in Libia. Confermando quanto riferito dalla missione Onu in Libia, ha aggiunto che Haftar e Serraj hanno concordato sulle elezioni e sulla fine della fase di transizione.
Quali sono le conseguenze? I più critici puntano il dito contro la perdita di influenza dell'Italia sul paese nordafricano su cui invece sempre più forti sono le influenzi francesi.
"L'accordo raggiunto oggi -spiega Sandro Gozi, presidente dell'Unione dei federalisti europei - senza il coinvolgimento dell'Italia rende ancor più evidente il fallimento dei tentativi di mediazione del nostro premier Conte, al di là delle strette di mano in favore di telecamera con i leader libici a Palermo e dei vuoti proclami del Cairo".
Libia, il ruolo dell'Italia
In queste ore tuttavia viene fatto sapere che il ministro degli Interni del governo di accordo nazionale libico, Fathi Bashaga, è a Roma per una serie di colloqui sul piano di sicurezza cui sta lavorando per ridurre il potere delle milizie locali a Tripoli.
Bashaga, a quanto apprende l'Adnkronos, ha incontrato la vice ministra degli Esteri Emanuela Del Re alla Farnesina, dove si è svolta anche una riunione dei Paesi amici della Libia, ha visto la ministra della Difesa Elisabetta Trenta e ha in agenda un colloquio con il ministro dell'Interno Matteo Salvini.
Fruitful meeting @ItalyMFA with the Libyan Minister of Interior, Bashaga, in the framework of his bilateral visit to Italy. pic.twitter.com/tI2wRbGd2O
— Farnesina 🇮🇹 (@ItalyMFA) 28 febbraio 2019
Nei suoi incontri, il ministro degli Interni libico ha chiesto sostegno politico e assistenza tecnica al suo piano che mira a far recuperare centralità al governo di Fayez Serraj sul tema dell'ordine pubblico, mettendo fine allo strapotere delle milizie.