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Giovedì, 25 Aprile 2024
Integralismo islamico

Marcello, 'italiano-soldato' contro l'Isis: "Voglio aiutare i bambini"

Marcello Franceschi è un ragazzo italiano che si è arruolato tra i curdi per combattere gli estremisti dell'Isis. La sua unità è attiva a Kobane, la città al confine tra Turchia e Siria teatro di sanguinosi combattimenti

ROMA - Arrivato in Siria per portare aiuto al popolo curdo perseguitato dagli estremisti islamici, ha deciso di imbracciare il fucile e combattere i jihadisti dell'Isis a Kobane, la città martoriata dalla guerra al confine tra Siria e Turchia. Perché "ho visto gli orrori della guerra e gli occhi dei bambini che lottano e ho scelto di aiutarli". Lui è Marcello Franceschi, ha 25 anni, è originario di Senigallia (in provincia di Ancona) e ad oggi è l'unico guerrigliero italiano noto in prima linea contro l'Isis.

Insieme ad altri ragazzi, partecipa al progetto "Rojava calling": si tratta di fornire aiuti, medicine e vestiti per rendere un po' meno dura la vita nei campi profughi a Kobane. È proprio in un campo profughi, però, che l'esperienza di Marcello cambia radicalmente. Qui incontra due piccoli rifugiati, un bambino di sette anni mutilato e un altro di dodici con "gli occhi della guerra". È in quel momento che il ragazzo decide di imbracciare il fucile e passare dall'altra parte, a combattere contro l'Isis.

Arrivato in Siria dalla Turchia come clandestino, Marcello - come racconta Imma Vitelli in un articolo di Vanity Fair - dopo un addestramento viene mandato in prima linea al fronte per controllare i movimenti degli estremisti. Un compito difficile e pericoloso, in compagnia della sua unità di soldati, che lui racconta così: "Esplosioni, pallottole, cannonate sono continue. Devi stare sempre con gli occhi aperti". La vita al fronte è ovviamente dura: freddo, poco cibo e soprattutto mancanza di sonno. In conto bisogna anche mettere la perdita dei commilitoni colpiti a morte. Ma questo non spaventa il nostro connazionale: "Sono pronto a morire per quello in cui credo".

La scelta di Marcello non ha entusiasmato la sua famiglia. "Il nostro progetto si chiamava 'Rojava calling'. Mi sono staccato dai centri sociali e ho informato pochissime persone. A mia madre ho detto la verità. Non era d'accordo. Anche alla mia ragazza ho detto la verità. Mi ha fatto promettere che l'avrei fatto solo questa volta".

Ecco il volto del "califfo"

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