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Giovedì, 28 Marzo 2024
MEDIO ORIENTE

Militanti palestinesi che uccisero Vittorio Arrigoni ottengono sconto di pena

"L'Alta Corte militare ha accettato l'appello presentato da al Salfiti e al Hassasna per ridurre la loro sentenza dall'ergastolo e i lavori forzati a quindici anni di reclusione", si legge nel verdetto

E' stato accolto l'appello dei due militanti condannati per l'omicidio di Vittorio Arrigoni, il cooperante italiano ucciso nella notte tra il 14 e il 15 aprile 2011 a Gaza dopo essere stato sequestrato, che non sconteranno più l'ergastolo ma quindici anni di reclusione. Lo ha stabilito un tribunale militare di Gaza.

Mahmoud al Salfiti e Tamer al Hassasna, membri di un'organizzazione salafita, erano stati riconosciuti colpevoli del sequestro e dell'omicidio da un tribunale militare del territorio governato da Hamas e condannati in primo grado all'ergastolo e ai lavori forzati. "L'Alta Corte militare ha accettato l'appello presentato da al Salfiti e al Hassasna per ridurre la loro sentenza dall'ergastolo e i lavori forzati a quindici anni di reclusione", si legge nel verdetto.

Vittorio Arrigoni, 36 anni, militante dell'associazione filo-palestinese International Solidarity Movement (Ism), fu ritrovato impiccato il 15 aprile 2011 a Gaza, qualche ora dopo essere stato preso in ostaggio da un gruppo di salafiti jihadisti.

Questi ultimi reclamavano la liberazione dei loro compagni detenuti da Hamas, in particolare il capo dell'organizzazione radicale Tawhid wal-Jihad, sceicco Hisham al Saedini, poi rilasciato nell'agosto 2012 grazie a una mediazione giordana.

La morte del militante pacifista italiano, che emozionò il mondo dei cooperanti, fu la prima di uno straniero a Gaza da quando il movimento estremista islamico ha preso il potere, nel giugno 2007.

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