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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Ambientalismo, migranti e rifugiati: Trump inizia la sua guerra

I primi passi del nuovo presidente: continuare il muro messicano iniziato da Bill Clinton, stoppare l'ingresso ai rifugiati siriani e fermare "l'ambientalismo fuori controllo". Non a caso uno dei primi incontri alla Casa Bianca voluto dal successore di Obama è stato con i produttori di auto, Marchionne in testa

STATI UNITI - Il primo incontro? Con i produttori di auto, Marchionne in testa. Il motivo? Invitarli a costruire "e assumere" negli States. Ma, soprattutto, "fermare l'ambientalismo fuori controllo". E il colpo al primo nemico, l'ambiente, è sferrato. Il primo atto? Il via libera alla costruzione del muro messicano, anche se in questo caso sarebbe meglio dire "continuare a costruire" il muro, visto che la prima rete è stata tirata su dall'allora presidente Bill Clinton. Era il 1994. Il motivo? Semplice: fermare l'immigrazione. Un primo passo, quello del nuovo presidente Donald Trump, per iniziare una nuova era, fatta di frontiere serrate e politiche restrittive. Gli Stati Uniti hanno scelto la strada della chiusura al mondo in fuga da guerre e povertà. Messicani o siriani, poco importa. Il nuovo presidente ha ormai deciso: gli Usa saranno off limits. 

GUERRA ALL'AMBIENTALISMO - C'era anche l'amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne, all'incontro alla Casa Bianca voluto dal neo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump con i vertici delle principali Case produttrici di automobili, per rimarcare de visu la sua politica protezionista. Costruire nuove fabbriche per costruire nuove auto, negli Stati Uniti. Questo il focus dell'incontro che Trump ha avuto con i leader di Fiat Chrysler Automobiles, General Motors e Ford, promettendo loro che fare business in America sarà "più semplice" sia per le aziende americane sia per chi vuole investire negli Stati Uniti.

Non sono gli edifici quelli che vogliamo vogliamo posti di lavoro a tempo indeterminato. Dobbiamo far crescere in modo massiccio l'occupazione negli Stati Uniti, per questo abbasseremo le tasse e ridurremo le regolamentazioni inutili. Certo vogliamo delle normative, ma vogliamo normative che abbiano un senso. E fermare l'ambientalismo fuori controllo.

STOP ALL'IMMIGRAZIONE - Le prime misure varate da Trump riguardano serrate restrizioni agli ingressi negli Usa per i richiedenti asilo, compreso il tanto temuto (dalle organizzazioni umanitarie) blocco dell'arrivo dei rifugiati dalla Siria e da altri Paesi "a rischio terrorismo". A questo si aggiunge la sempre più possibile riapertura dei "black sites", i centri di detenzione all'estero teatro di interrogatori di presunti terroristi che Barack Obama fece chiudere nella prima settimana della sua presidenza, nel 2009. Trump intende inoltre tenere aperta la prigione di Guantanamo, che il suo predecessore Barack Obama aveva promesso di chiudere senza riuscirvi, anche se la popolazione del campo di prigionia allestito nella base navale di Guantánamo, a Cuba, è stata ridotta al minimo. Inoltre la nuova amministrazione Usa sarebbe pronta a includere i Fratelli Musulmani nella lista delle organizzazioni terroristiche, cosa gradita in particolare all'Egitto.

Proteste anti Trump in molte città Usa (Ansa)

I MIGRANTI "LEGALI" - Tra i provvedimenti più discussi e discutibili, la questione dei migranti "legali": in pratica, si prospetta una rivoluzione nella politica di asilo, con il blocco dei permessi di ingresso dalla Siria e la sospensione da altri Paesi a maggioranza musulmana, sino a quando l'amministrazione non avrà elaborato un piano per "un adeguato esame" dei richiedenti asilo. Per i rifugiati siriani, ma anche per afgani, somali e iracheni, significherebbe porte dell'America chiuse, almeno per qualche anno.

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IL MURO MESSICANO - Trump ha deciso di firmare il via libera alla costruzione del muro con il Messico proprio nel giorno in cui a Washington arriva il ministro degli Esteri, Luis Videgaray, per preparare la visita del presidente Enrique Peña Nieto, prevista alla fine del mese. Nessuna mano tesa, quindi, al governo messicano. Nessun tentativo di dialogo. Il muro si farà. O meglio, il muro sarà continuato. Uno degli errori più facili da compiere, infatti, è credere che il muro sia un'idea di Trump: niente di più sbagliato. Era il 1994 quando l'allora presidente Bill Clinton iniziò la costruzione della barriera che divide Tijuana da San Diego. Ora il muro, è questo l'obiettivo di Trump, arriverà da un oceano all'altro lungo tutti i 3.140 chilometri che dividono Tijuana da Reynosa, il Pacifico dal Golfo del Messico. All'epoca, 23 anni fa, i veri motivi che spinsero Clinton a dare il via libera a quello che oggi può ritenersi il "primo pezzo" di muro furono nascosti dietro "paroloni" come Gatekeeper, Hold-the-Line o Safeguard. La realtà, invece, è sin da allora molto più semplice: convincere i cittadini statunitensi della sicurezza e dell'impenetrabilità dei confini. E poter continuare a beneficiare del continuo flusso di forza lavoro a basso costo in arrivo da oltre il muro.

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