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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Sta male ma il 118 non le crede e la prende in giro: ragazza muore a 22 anni

In Francia si discute della morte di Naomi Musenga, una 22enne che aveva chiesto aiuto al servizio di assistenza d'emergenza dell'ospedale ma era stata derisa da due operatrici che non le avevano creduto e non avevano allertato i medici. Un caso di negligenza, fuori dalle procedure, o razzismo?

Il ministero della Sanità francese ha chiesto un'inchiesta amministrativa per far luce sul caso di Naomi Musenga, la 22enne morta poco dopo essere stata derisa da due operatrici del servizio di emergenza dell'ospedale universitario di Stasburgo che non credevano che lei stesse male veramente e che non si sono attivate subito per prestarle soccorso secondo le procedure. I fatti risalgono al 29 dicembre scorso, ma la pubblicazione il 27 aprile della registrazione della tefonata fatta dalla ragazza su sito locale Heb'di ha portato il caso all'attenzione dell'opinione pubblica. 

Naomi muore dopo sei ore e mezzo di agonia

Il 29 dicembre Naomi è sola in casa. Sta male, ha dolori al ventre, e chiama il Samu, il sistema di emergenza sanitaria. Le operatrici del servizio (assimilabile al nostro 118) commentano così il caso di Naomi: "Mi ha detto che sta per morire. Ha 22 anni, le fa male la pancia, ha le sue cose ma non è quello apparentemente, ha la febbre e dice che morirà ahahah", dice una. "Ah certo, morirà un giorno, questo è sicuro", risponde l'altra, che poi riprende la linea con Naomi. La ragazza non riesce a parlare, prova a spiegare i propri sintomi ma fa molta fatica. L'operatrice a quel punto le dice di riattaccare e chiamare Sos médecins, ossia la guardia medica. La ragazza, tra gli spasmi, trova la forza di chiamare i medici, che si recano d'urgenza a casa sua e chiamano a loro volta il Samu di Strasburgo. Stavolta Naomi viene portata in ospedale ma le sue condizioni ormai sono critiche. Muore alle 17.30 del 29 dicembre, sei ore e mezzo dopo la sua prima telefonata per chiedere aiuto. 

- "Sì, pronto
-  Pronto... mi aiuti, signora
- Sì, cosa sta succedendo?
- Mi aiuti ...
- Beh, se non mi dice cosa sta succedendo, riattacco ...
- Signora, mi sento molto male...
- Bene, chiami un dottore, d'accordo? Ecco, chiami SOS médecins.
- Non posso.
- Non può? Ah no, può chiamare i vigili del fuoco, ma non può ...
- Sto per morire.
- Sì, morirà, certamente. Un giorno, come tutti gli altri. Chiami SOS médecins, il numero è 03 88 75 75 75, ok?
- Per favore, signora, mi aiuti...
- Non posso aiutarla, non so che cos'ha.
- Mi sento male, davvero molto male.
- Dove le fa male?
- Mi fa molto male la pancia (...) dovunque.
- Sì, beh, chiami SOS médecins allo 03 88 75 75 75. Qui non posso fare niente per lei. 03 88 75 75 75. Si faccia visitare oppure chiami il medico, ok?
- OK [difficile da ascoltare].
- Arrivederci."

Secondo l'autopsia, Noami è morta per "disfunzione multiorgano con shock emorragico", secondo il rapporto consultato dal quotidiano Le Monde. Ma cosa l'abbia provocato è ancora da chiarire. 

Negligenza o razzismo?

I commenti delle operatrici del Samu non sono "accettabili", ha tuonato François Braun, presidente di Samu Urgences France, parlando con franceinfo. Le due avrebbero dovuto reindirizzare loro stesse Naomi a Sos Médecins. "Ciò che è ancora meno accettabile è che normalmente ogni chiamata viene inoltrata alla guardia medica. E' il dottore che prende decisioni dopo una visita medica e in questo caso la chiamata non è stata trasmessa a nessun medico. E' assolutamente contro la procedura, non è quello che insegniamo ai nostri operatori. Non chiediamo alle persone di richiamare, lo facciamo noi e le trasferiamo eventualmente a un altro servizio". 

Se le cause del decesso di Naomi non sono state ancora accertate, per la sua famiglia la negligenza con cui il suo caso è stato trattato dalle operatrici del Samu potrebbe avere avuto un ruolo nella sua morte, scrive franceinfo. "Naomi era da sola, ha detto che stava per morire, le sue lenzuola erano sporche. Nessuno dovrebbe morire in queste condizioni. E' ora che si sappia. Naomi, in quanto essere umano, semplicemente, aveva il diritto di essere soccorsa, di essere curata. Non deve accadere di nuovo", ha detto la sorella della giovane. L'ospedale di Strasburgo ha annunciato l'intenzione di avviare un'inchiesta e la famiglia di Naomi ha scritto al procuratore della Republica per chiedere l'apertura di un'indagine giudiziaria.

Sui social la protesta sta montando in queste ore con l'hashtag #JusticePourNaomi e in molti denunciano come all'origine di tutto possa esserci una questione di razzismo, relativa al cognome della ragazza. In una delle registrazioni, come ricorda Cnews.fr, la prima operatrice ripete il cognome di Naomi alla collega con un tono che il sito definisce "di disprezzo" nei suoi confronti. "Allora il nome... io ho capito Musenga... M-U-S-E-N-G-A... le ho fatto fare lo spelling, dovrebbe essere così". 

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