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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Indignati e vincenti: ora l'Europa ha paura

In Spagna dopo le amministrative Podemos lancia la sfida per le elezioni nazionali di dicembre. In Polonia avanzano gli euroscettici e la Grecia alza la testa sul debito. Ecco cosa sta succedendo in quell'Europa che vuole cambiare l'Unione, o addirittura uscirne

Da una parte c'è Pablo Iglesias con Podemos, un partito che sta distruggendo il bipartitismo spagnolo, in piedi da quando esiste la Spagna democratica. Dall'altra c'è la Grecia, che dopo mesi di trattative, ha preferito dare la precedenza al pagamento di stipendi e pensioni che a quello del debito con il Fondo monetario. Dall'altra parte dell'Europa e delle ideologie politiche c'è Andrzej Duda, ultranzionalista, euroscettico e nuovo premier polacco. 

Se c'è una cosa che in Europa si sta sempre più diffondendo è il sentimento contro le direttive di Bruxelles, che negli anni dopo la crisi sono state imposte dall'Unione, su spinta dei paesi meno in crisi. In prima linea a sostegno della troika c'è sempre stata Angela Merkel, che in realtà è diventata (chissà se suo malgrado) il simbolo dell'Europa che sta bene e che vuole insegnare agli Stati in crisi come uscirne, imponendo direttive attraverso le istutizioni sovranazionali. Non a caso questi partiti hanno preso come banco di prova elettorale proprio il Parlamento europeo e poi hanno cominciato la loro ascesa verso i relativi governi nazionali. 

PODEMOS, DALLA PIAZZA AL GOVERNO -  Anche se si trattava soltanto di amministrative, il risultato di Podemos alle elezioni spagnole ha sicuramente dato nuova linfa a un partito, facendo lanciare la sfida per le politiche che si svolgeranno a dicembre del 2015. Quello che ha già fatto il partito degli indignados è stato cambiare il sistema bipartitico spagnolo, che vedeva da oltre trent'anni l'alternanza tra Partido popular (Pp) e Partido Socialista (Psoe). Con il suo carisma Pablo Iglesias ha convinto l'elettorato, assieme a un programma basato proprio sul cambiamento, della politica nazionale ma anche di quella di Bruxelles. Così per ora ha conquistato le due città più importanti della Spagna, Madrid e Barcellona e qui ha anche vinto Ada Colau, un'ex-indignata che fino a poco tempo fa occupava case e banche contro la troika e adesso sarà sindaco. 

IL NAZIONALISTA POLACCO CHE ODIA BRUXELLES - Di tutt'altra ideologia è Andrzej Duda, il nuovo premier polacco: cresciuto nel partito di destra Diritto e Giustizia (Pis) era già stato eurodeputato e noto alle cronache per le sue posizioni euroscettiche e fortemente critiche nei confronti di Bruxelles, al punto da essersi dichiarato contro l'Europa unita e l'euro. Tutto per poter tutelare in primo luogo gli interessi della Polonia, con l'appoggio della Chiesa polacca. Nonostante alcune sue posizioni su questioni etiche (ha dichiarato di voler punire con la reclusione le donne che si sottopongono alla fecondazione in vitro) ha convinto il suo elettorato strappando un 53% che lo ha fatto diventare premier. 

LA GRECIA CHE ALZA LA VOCE - Mentre avanza l'euroscetticismo e le posizioni contro la troika prendono sempre più consensi, il primo ministro greco Tsipras continua la sua trattativa sul debito con Bruxelles. Il governo ha deciso che i soldi che sarebbero destinati al Fondo monetario internazionale per pagamento del debito verranno investiti in stipendi e pensioni. Insomma prima la gente, poi l'Europa. Il pagamento del debito non è stato escluso, visto che Syriza, il partito al governo, ha respinto la proposta dell'ala più radicale di non pagare i debiti con Bruxelles. 

Intanto il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, ha ribadito che il suo governo ha già fatto la sua parte e ha avvertito che un’uscita della Grecia dall’euro sarebbe "catastrofica, l’inizio della fine per il processo della moneta unica". 

LE REAZIONI IN ITALIA -  A poche ore dalle elezioni anche il nostro premier Matteo Renzi ha puntato il dito contro le politiche di austerità:

Il vento della Grecia, il vento della Spagna, il vento della Polonia non soffiano nella stessa direzione, soffiano in direzione opposta, ma tutti questi venti dicono che l'Europa deve cambiare e io spero che l'Italia potrà portare forte la voce per il cambiamento dell'Europa nelle prossime settimane e nei prossimi mesi


Secondo Renzi è arrivato il momento di cambiare quest'Europa, prima che questo vento che continua a soffiare tra i vari governi nazionali non porti conseguenze politiche dannose. Per questo ha proposto una terza via, quella italiana: "O l'Europa riesce a cambiare la propria politica economica o saranno sempre più forti i movimenti contro Bruxelles e contro Strasburgo. Ecco perché noi diciamo che esiste una terza via tra il rigido formalismo burocratico conservatore legato all'austerity che una parte dei paesi europei vorrebbe utilizzare come punto di riferimento assoluto e dall'altro lato la demagogia del tutti contro l'euro". 

Felice e soddisfatto per i risultati elettorali europei c'è anche il leader della Lega Matteo Salvini, che da sempre e anche in Parlamento europeo appoggia gli euroscettici: "Il risultato elettorale della Spagna (con l’exploit di Podemos) e anche il voto in Polonia (con la vittoria del nazionalista Duda) sono una bella mazzata per i difensori dell'Europa della banche e per i servi di Bruxelles. Abbiamo tante differenze da Podemos ma questa è una boccata d'ossigeno per l'Europa dei popoli. Al di là delle differenze e delle specificità del voto in Spagna e in Polonia quel che sta accadendo in Europa, compreso quel che è accaduto in Gran Bretagna, è un segnale molto chiaro - ha proseguito Salvini - significa che la gente vuole riprendersi il controllo dei confini, delle fabbriche, dei campi, del lavoro, delle banche. E dice basta ai burocrati di Bruxelles". 

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