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Giovedì, 28 Marzo 2024
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L'accusa dell'Onu: migranti e senzatetto per decontaminare Fukushima

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite i lavoratori potrebbero essere stati ingannati sui rischi di esposizione alle radiazioni

Un’accusa gravissima e ancora tutta da dimostrare: secondo un rapporto dell’Onu, decine di migliaia di lavoratori impegnati nell’opera di decontaminazione della centrale nucleare Fukushima-1 potrebbero essere stati ingannati sui rischi di esposizione alle radiazioni e quindi aver corso un rischio vitale.

Il duro j’accuse - riferisce Askanews - è arrivato da un comunicato congiunto di tre "rapporteur" speciali delle Nazioni Unite incaricati di analizzare le condizioni di lavoro presso la struttura giapponese teatro del peggiore incidente nucleare dai tempi di Chernobyl.

"Tra i lavoratori ingaggiati per decontaminare Fukushima ci sono lavoratori migranti, richiedenti asilo, senza tetto", hanno scritto in un comunicato congiunto i tre esperti Onu.

"Siamo profondamente preoccupati sul possibile sfruttamento con l’inganno riguardo i rischi di una possibile esposizione alle radiazioni, sulla possibile costrizione nell’accettare condizioni di lavoro pericolose a causa di una situazione economica precaria e l’adeguatezza dell’addestramento e delle misure protettive".

Inoltre, gli estensori del rapporto hanno dichiarato di essere "preoccupati per l’impatto che l’esposizione alle radiazioni potrebbe aver avuto sulla loro salute fisica e mentale".

Secondo dati forniti dal ministero della Sanità, Lavoro e Welfare, i lavoratori impiegati a Fukushima sono stati 46.386 nel solo 2016. In cinque anni fino al 2016, in tutto sono stati 76.951 i lavoratori impiegati.

"Le persone più a rischio di esposizione per le sostanze tossiche sono quelle più vulnerabili allo sfruttamento: i poveri, i bambini e le donne, i migranti, le persone con disabilità e i lavoratori anziani”, hanno detto ancora gli esperti Onu. “Essi – hanno proseguito – sono spesso esposti a una miriade di abusi, costretti a una scelta aberrante tra la loro salute e il reddito, e la loro situazione rimane invisibile ai consumatori e ai policymaker che potrebbero intervenire". 

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