Migranti, Open Arms porta in Spagna Josefa e sporge denuncia per omissione di soccorso
All'accusa della Ong spagnola fa da contraltare un servizio andato in onda sulla tv tedesca Ntv in cui si elogiano gli sforzi della Guardia Costiera libica nel trarre in soccorso i naufraghi. Tuttavia chi contesta la ricostruzione asserisce che si tratta di due eventi diversi
L'organizzazione non governativa Proactiva Open Arms ha presentato al tribunale di Palma di Maiorca una denuncia contro la Guardia costiera di Libia per omissione di soccorso e omicidio colposo, dopo il naufragio dei giorni scorsi davanti alle coste libiche.
Come spiega la stessa organizzazione nessuna denuncia è stata presentata nei confronti del Governo italiano nè della sua Guardia Costiera" bensì contro: il Capitano della motovedetta libica 648 ''RAS AL-JADAR'' MMSI 642124567, membro della Guardia Costiera libica e il comandante di eventuali altre imbarcazioni libiche intervenute in quelle stesse ore, per omissione di soccorso e per avere causato la morte di due persone". Altra denuncia, scrive la Ong in una nota, ha riguardato "il Capitano del mercantile ''TRIADES'', IMO n°9350082, battente bandiera panamense, per omissione di soccorso e omicidio colposo" e " chiunque abbia responsabilità dirette o indirette o sia stato coinvolto a qualunque titolo nell'aver determinato gli esiti di quell'evento drammatico".
L'ong ha presentato la denuncia dopo avere sbarcato nel porto delle Baleari la camerunense Josefa, l'unica sopravvissuta al naufragio di cui Open Arms ha attribuito la responsabilità alla Guardia costiera libica e poi, per omissione, agli italiani.
Open arms a Maiorca: a terra Josefa e due cadaveri
A Palma di Maiorca sono stati sbarcati anche i due cadaveri recuperati, quello di un'altra donna e di un bambino di circa cinque anni.
La notizia della denuncia è stata confermata su Twitter anche dalla giornalista di Internazionale, Annalisa Camilli, che era a bordo della nave. Secondo la reporter, la denuncia è stata presentata dal fondatore dell'ong Oscar Camps e dal giocatore della Nba Marc Gasol, che ha partecipato alle operazioni di salvataggio della superstite.
Oscar Camps, fondatore di Proactiva Open Arms, e il giocatore di basket Marc Gasol al tribunale di Palma di Mallorca presentano una denuncia per omissione di soccorso. #migranti #openarms pic.twitter.com/EvwgaPS9za
— annalisa camilli (@annalisacamilli) 21 luglio 2018
Nel corso della conferenza stampa, Camps ha anche sottolineato che l'Italia e l'Unione europea nel suo insieme permettono alla Libia, "un paese senza Stato", di assumere le attività di salvataggio a proprie spese con scarse risorse e nonostante i sospetti della connivenza delle sue guardie costiere con i trafficanti.
Ricordando che il naufragio segnalato si è verificato a 80 miglia al largo della costa della Libia e a 90 dall'isola di Lampedusa, il fondatore della Ong Proactiva ha quindi criticato il rifiuto di Italia e Malta di sbarcare i cadaveri e la donna sopravvissuta e ha respinto la "campagna diffamatoria" che viene condotta dai media e dalle autorità italiane.
"Siamo etichettati come gruppo criminale, di trafficanti". L'Italia ci accusa di mentire, diffamare e insultare per aver denunciato l'abbandono dei migranti nel Mediterraneo, che ha lo scopo di eliminare i loro reclami su ciò che accade".
"Siamo gli unici testimoni", ha assicurato Camps, il quale ha spiegato che nessun'altra Ong è attiva in questo momento nell'area, dove torneranno di nuovo una volta completata a Palma la missione 47.
All'accusa della Ong spagnola fa da contraltare un servizio andato in onda sulla tv tedesca Ntv firmato dalla giornalista Nadja Kriewald in cui si elogiano gli sforzi della Guardia Costiera libica nel trarre in soccorso i naufraghi. Tuttavia chi contesta la ricostruzione asserisce che si tratta di due eventi diversi, come sostiene Erasmo Palazzotto, il deputato di Liberi e Uguali a bordo di Open arms: "Mentre una motovedetta girava la scena del salvataggio perfetto con una tv tedesca, un’altra lasciava in mezzo al mare due donne ed un bambino. Sono due interventi diversi, uno ad 80 miglia davanti a Khoms e l’altro davanti a Tripoli".
Intanto una piccola imbarcazione con a bordo 15 migranti è approdata ieri sera a Lampedusa dopo essere stata intercettata da una motovedetta della Guardia costiera a poche miglia dalle coste dell'isola.
Migranti, in 15 sbarcano a Lampedusa
Si tratta di 6 uomini e 9 donne, una delle quali incinta, in prevalenza subsahariani, che hanno riferito di essere salpati dalla Tunisia. Una volta sbarcati hanno raccontato di aver subìto torture in Libia prima di trasferirsi in Tunisia per imbarcarsi.
Il cadavere del bimbo senza nome sulla prua della nave Open Arms viene trasferito in un container con del ghiaccio. Non ci sono celle frigorifere sulla nave che probabilmente dovrà sbarcare ancora una volta in Spagna. #openarms #backopenarms #migrants #migranti pic.twitter.com/QRhjWFxLX1
— annalisa camilli (@annalisacamilli) 18 luglio 2018
Salvini: "Più informazioni eviterebbero morti
Più informazione nei Paesi d'origine eviterebbe tante morti e tanti nuovi schiavi". Lo scrive in un tweet il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini chiedendo di ascoltare "questa testimonianza, illuminante".
Si tratta di un operatore di una cooperativa, intervistato da SkyTg24, che racconta la campagna di sensibilizzazione nei paesi di origine sui rischi della traversata e del viaggio.
"Parlando con i richiedenti asilo che vivono all'interno delle nostre strutture - sottolinea l'operatore nell'intervista -, molti di loro alla domanda 'rifaresti il viaggio che ti ha portato in Italia?' hanno detto 'no, perché molto rischioso e non c'è quello che ci aspettavamo'".
Alla domanda: "Rifaresti questo viaggio?" la risposta è: NO.
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 21 luglio 2018
Più informazione nei Paesi d'origine eviterebbe tante morti e tante nuovi schiavi. Ascoltate questa testimonianza, illuminante. pic.twitter.com/lFrSSHo6Lu