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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Insulti razzisti, 54 Paesi africani contro Donald Trump: "Si deve scusare"

Gli ambasciatori dei Paesi africani alle Nazioni Unite hanno chiesto al presidente di "ritrattare" e "scusarsi" per le sue dichiarazioni "razziste e xenofobe" sui migranti provenienti da Paesi "di m***a". Relazione diplomatiche a rischio. Rabbia (ma anche ironia) sui social

Gli ambasciatori dei Paesi africani alle Nazioni Unite hanno chiesto al presidente americano Donald Trump di "ritrattare" e "scusarsi" per le sue dichiarazioni "razziste e xenofobe" sui migranti provenienti da Paesi "di merda".

Al termine di un incontro durato quattro ore, il gruppo di 54 ambasciatori ha diffuso una dichiarazione dai toni insolitamente duri, approvata all'unanimità, in cui si sono detti "estremamente scioccati e condannano le dichiarazioni scandalose, razziste e xenofobe di Donald Trump" riportate dai media, chiedendo al presidente di "ritrattare e scusarsi".

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Polemiche per i commenti "razzisti"

Secondo il resoconto fatto da alcuni parlamentari americani su un incontro avuto due giorni fa con il presidente, Trump ha definito Haiti e i Paesi africani degli "shitholes", ovvero dei "luoghi merdosi". Tuttavia, ieri il capo della Casa Bianca ha smentito di aver usato tale espressione, ammettendo però di aver adottato un "linguaggio duro". Gli ambasciatori hanno poi espresso "preoccupazione per la continua e crescente tendenza dell'amministrazione americana verso l'Africa e le persone di discendenza africana a denigrare il continente e la gente di colore". Nella nota, infine, i Paesi africani si sono detti "solidali con il popolo haitiano e con quanti sono stati denigrati" e hanno ringraziato "gli americani di ogni origine che hanno condannato queste osservazioni.

L'ambasciatore statunitense a Panama, John Freeley, si è dimesso, perché non "sente più di poter servire" sotto Trump. La sua decisione è stata resa nota al dipartimento di Stato prima degli insulti del presidente statunitense agli Stati centroamericani e africani.

Rabbia e ironia sui social

Gli africani hanno risposto con rabbia e ironia sui social media alle parole di Donald Trump che secondo indiscrezioni dal suo entourage ha definito "di merda" i loro Paesi. Molti utenti hanno accusato il presidente americano di razzismo e ignoranza, ricordando che lo scorso anno aveva parlato della Namibia ribattezzandola "Nambia". In tanti hanno fatto ricorso all'ironia, postando immagini dei moderni skyline e delle bellezza naturali dei loro Paesi sotto l'hashtag "di merda".

"Sono un figlio orgoglioso di un brillante continente chiamato Africa - ha scritto il mezzofondista keniota Bernard Lagat, diventato cittadino Usa nel 2004 - il mio patrimonio culturale è profondamente radicato nelle radici keniote. L'Africa NON è di merda".

Altri hanno ricordato il ruolo storico avuto dagli Stati Uniti nei problemi del continente. "Presidente Trump, un giorno ti condurrò in un paese 'di merda' chiamato Ghana - ha scritto Edmond Prime Sarpong su Facebook - la prima tappa sarà composta dal Castello di Osu, dal Castello Elmina e dagli oltre 40 forti dove sono stati detenuti circa 30 milioni di schiavi, picchiati e imbarcati come barattoli di sardine, e poi ti racconterò la storia dell'Africa e perché le persone come te hanno reso quel continente 'di merda'".

Relazioni diplomatiche a rischio

Il ministro degli Esteri del Botswana, Pelonomi Venson-Moitoi, ha scritto su Twitter come le parole di Trump abbiano inferto un "brutto colpo" alle relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti. In una nota ha quindi riferito di aver concovato l'ambasciatore Usa nello Botswana "per esprimere il proprio disappunto" e per "chiedere se gli Stati Uniti considerano 'di merda' la nazione nel Sud del continente africano".

Il noto commentatore keniota Patrick Gathara ha dichiarato alla France presse che queste dichiarazioni non rappresentano nulla di nuovo rispetto a un'amministrazione "razzista e ignorante", ma anche rispetto all'Occidente in generale. "Ciò che è ancora più offensivo è l'ipocrisia di quelli che condannano Trump, e dovrebbe essere condannato, senza esaminare quanto siano offensivi il proprio linguaggio e la propria condotta - ha aggiunto - non è niente di diverso da quello che Hollywood e i media occidentali dicono sull'Africa da decenni: siamo sempre ritratti come persone schifose di paesi di merda".

In Sudafrica, il partito di governo, African National Congress (Anc), ha dichiarato che "il nostro non è un Paese di merda", bollando come "estremamente offensive" le parole di Trump. "E non è che gli Stati Uniti non abbiano difficoltà - ha detto il vicesegretario dell'Anc, Jessie Duarte - ci sono milioni di disoccupati negli Stati Uniti, milioni di persone che non hanno assistenza sanitaria o accesso all'istruzione e non ci degneremmo di fare commenti sprezzanti come questo".

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