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Sabato, 20 Aprile 2024
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Campi da golf e hotel di lusso: gli interessi di Trump nei Paesi islamici esclusi dalla black list

Iraq, Iran, Yemen, Libia, Siria, Somalia e Siria. Questi i Paesi presi di mira dal presidente Usa. Nessun blocco invece per i cittadini, ad esempio, di Arabia Saudita, Emirati Arabi ed Egitto. Il motivo: i troppi interessi del tycoon in questi Stati. Ecco cosa c'è dietro quello che l'Onu ha definito un provvedimento "illegale e meschino"

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Un provvedimento "illegale e meschino": così l'Alto Commissario del Consiglio per i Diritti Umani dell'Onu, Zeid al-Hussein, ha definito il divieto di ingresso deciso dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump (in foto con il presidente egiziano al-Sisi), nei confronti dei cittadini di sette Paesi islamici. "La discriminazione sulla sola base della nazionalità è proibita dalle leggi umanitarie", ha spiegato al-Hussein, aggiungendo che "il divieto statunitense spreca delle risorse necessarie per un'adeguata lotta al terrorismo".

Ma perché Trump ha inserito 'solo' sette Paesi islamici nella black list? Per Bloomberg è tutta questione d'affari. E poco importa se gli attentatori dell'11 settembre, dell'attacco alle Torri Gemelle e al Pentagono, arrivavano dall'Arabia Saudita. In fondo, lì Trump ha registrato quattro aziende, tutte con interessi in progetti di sviluppo a Jeddah, la seconda città del Paese dopo la Mecca. 

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Iraq, Iran, Yemen, Libia, Siria, Somalia e Siria. Questi i Paesi presi di mira dal presidente Usa. Nessun allarme, invece, arriverebbe - secondo Trump - da altre nazioni islamiche dove, come denunciato da Bloomberg che ha riportato i dati registrati dalla Federal Electoral Commission (Fec), il presidente è impegnato in remunerativi affari.

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