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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Così i piloti tedeschi rifiutano di rimpatriare i profughi espulsi

I piloti possono decidere di non trasportare un passeggero se questo può costituire un pericolo per la sicurezza del volo. Ma è anche una questione di "coraggio civile", che singoli piloti hanno messo in atto contro i rimpatri in Afghanistan, dove le vite dei richiedenti asilo potrebbero essere in pericolo

Tra il 1 gennaio e il 30 settembre 2017 decine e decine di piloti tedeschi si sono rifiutati di rimpatriare i richiedenti asilo respinti. Finora è già successo 222 volte, per la maggior parte su voli Lufthansa e sulle sue due compagnie low coast Eurowings e Germanwings, ma anche su Qatar Airwars, Air Algerie e Air Berlin. Quanto accaduto è stato oggetto di un'interrogazione parlamentare della Linke, il partito della sinistra tedesco.

Sicurezza e "zivilcourage"

Gesti individuali, compiuti da piloti che si sono rifiutati di dare corso ai fogli di via, come ha confermato al quotidiano Westdeutsche Allegeimeine Zeitung il portavoce di Lufthansa Michael Lamberty: "Se il pilota ha l'impressione che la sicurezza del volo possa essere compromessa può rifiutarsi di far salire un passeggero". Secondo Lamberty, in diverse occasioni i piloti Lufthansa hanno parlato personalmente con i passeggeri che stavano per essere rimpatriati. "Se il personale di sicurezza dell'aeroporto ha informazioni in anticipo che rivelano una situazione che potenzialmente può degenerare durante il volo di rimpatrio, allora possono decidere prima di non far salire i passeggeri a bordo". Una questione di sicurezza, quindi, ma anche di "zivilcourage": coraggio civile. Lo scorso agosto, per questo motivo un pilota si era rifiutato di far decollare il volo che da Londra avrebbe riportato in Afghanistan un immigrato di 22 anni, arrivato nel Regno Unito per sfuggire alle ripetute minacce di morte ricevute dai talebani e la cui richiesta d'asilo era però stata respinta. Il pilota aveva preso questa decisione dopo aver parlato con il passeggero. 

"Afghanistan is not safe"

Nei mesi scorsi si sono registrate numerose proteste da parte delle associazioni pro migranti e non solo per la decisione di considerare l'Afghanistan un paese sicuro a "intermittenza", dando il via a una nuova serie di espulsioni. Da un lato infatti le autorità tedesche sconsigliano i viaggi in Afghanistan per il rischio di attentati (lo scorso maggio un'autobomba scoppiò nei pressi dell'ambasciata tedesca a Kabul e a settembre sono ricominciati i primi rimpatri dalla Germania), dall'altro considerano il paese in grado di accogliere i respingimenti, anche se è vietato rimpatriare le persone nei Paesi in cui rischiano la vita, come ricorda Amensty International Germania.

Rifugiati "in cammino" da Budapest a Monaco di Baviera

L'organizzazione umanitaria Pro Asyl ha duramente criticato la scelta di ripristinare le deportazioni in Afghanistan e ha organizzato numerose proteste in diversi aeroporti tedeschi. Ad agosto, 500 studenti della città di Offenbach hanno protestato contro il rimpatrio dei loro compagni di calsse afghani e dimostrazioni simili si sono registrate anche a marzo a Cottbus.

Nonostante le espulsioni, la Germania rimane ancora oggi la principale destinazione per rifugiati e migranti che arrivano nell'Unione Europea: solo nel 2017 ha gestito più domande d'asilo rispetto a tutti gli altri 27 paesi dell'Ue messi insieme, come ricorda il sito DW, citando i dati Eurostat diffusi dal quotidiano Die Welt secondo cui l'Ufficio federale per le migrazioni e i rifugiati (BAMF) ha gestito nei primi sei mesi del 2017 ben 388.201 richieste d'asilo. 

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