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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Nobel per la Pace al premier etiope Abiy Ahmed Ali: Greta deve attendere

Premio Nobel per la Pace per il 2019 al primo ministro dell'Etiopia, "per i suoi sforzi per raggiungere la pace e la cooperazione internazionale ed in particolare per i suoi sforzi decisivi per risolvere il conflitto di confine con l'Eritrea". Tra i favoriti c'era Greta Thunberg

Un Nobel a sorpresa. Il comitato norvegese del Nobel ha conferito il premio Nobel per la Pace per il 2019 al primo ministro dell'Etiopia, Abiy Ahmed Ali "per i suoi sforzi per raggiungere la pace e la cooperazione internazionale ed in particolare per i suoi sforzi decisivi per risolvere il conflitto di confine con la vicina Eritrea". Tra i favoriti quest'anno c'era Greta Thunberg, la 16enne attivista del clima che ha saputo con la forza del suo esempio trascinare milioni di giovani in piazza e parlare anche duramente ai "potenti del mondo" per indurli a cambiare da subito la politica rispetto ai cambiamenti climatici: secondo articoli comparsi sui più importanti quotidiani di mezzo mondo, sarebbe potuta essere lei la più giovane Nobel per la pace di sempre. Il suo nome era in pole position: la vittoria di Abiy Ahmed Ali è una sorpresa per tutti gli osservatori.

Chi è Abiy Ahmed Ali, premio Nobel per la Pace 2019

È considerato una speranza per l'Africa, il primo ministro dell'Etiopia Abiy Ahmed ha dimostrato il suo coraggio politico con l'accordo di pace con l'Eritrea, una delle prime iniziative del suo governo, insediatosi nel 2018. Combattuto fra il 1998 e il 2000, il conflitto fra i due paesi confinanti non si era poi formalmente concluso, creando forte tensione fra i due paesi confinanti. Ahmed ha scelto di accettare il verdetto dell'arbitrato internazionale del 2002 che assegnava all'Asmara il territorio conteso di Badme, aprendo la strada alla firma di un accordo di pace nell'estate 2018.

Tanti i momenti importanti. L'abbraccio con il presidente eritreo Isais Afewerki e le visite reciproche nelle due capitali, la ripresa dei rapporti diplomatici e dei voli aerei fra Addis Abeba e l'Asmara hanno sollevato grandi entusiasmi, anche se la dittatura in Eritrea ha poi richiuso i confini, lasciando a metà il processo. Giovane e carismatico, in un continente dove molti paesi sono governati da vecchi autocrati, il 43enne Ahmed ha rivoluzionato il suo paese con riforme politiche ed economiche. La sua storia personale è di per sé un simbolo di cambiamento: Ahmed è il primo capo di governo oromo, un'etnia largamente diffusa in Etiopia che si è sempre sentita discriminata politicamente, etnicamente e culturalmente. Ma Ahmed non vuole essere solo simbolo del riscatto oromo, quanto dell'unità fra le varie etnie che compongono l'Etiopia.

Il Nobel per la Pace 2019 è nato ad Agaro, nella regione dell'Oromia, Ahmed proviene da una famiglia mista di cristiani e musulmani. Entrato nell'esercito è salito sino al grado di tenente colonnello. Successivamente è stato il fondatore e il direttore dell'agenzia di cyber sicurezza del governo, in un paese dove le autorità esercitano uno stretto controllo su Internet. Diventato poi ministro della Scienza e la Tecnologia, Ahmed è anche il leader della Organizzazione democratica del popolo oromo (Opdo), uno dei quattro partiti etnici che compongono Il Fronte Democratico Rivoluzionario del popolo etiope (Ersdf) al potere. Scelto in parlamento dopo le dimissioni del suo predecessore Hailemariam Desalegn, Ahmed si è insediato al governo il 2 aprile 2018 promettendo di aprire "un nuovo capitolo" nella storia del paese.

Ha liberato migliaia di prigionieri politici

Ha cominciato con la liberazione di migliaia di prigionieri politici e la chiusura del carcere di Maekelawi, simbolo di anni di repressione. Poi ha sbloccato 264 siti e blog riconducibili all'opposizione. Il suo governo, che ha avviato diverse riforme economiche, comprende diversi ministri donna. Il paese ha inoltre da un anno per prima presidente donna, Sahle-Work Zewde. L'avvento di Ahmed ha provocato una sorta di "Abiymania" in Etiopia e nella diaspora, con molti suoi compatrioti che guardano a lui come una sorta di 'profeta' e indossano magliette con il suo volto. Molti esuli hanno fatto ritorno in patria, come il quarto Patriarca della Chiesa ortodossa Abune Merkerios, che aveva vissuto per 27 anni negli Stati Uniti. Ma il processo di democratizzazione, anche in vista delle elezioni dell'anno prossimo, rimane un percorso irto di ostacoli in un paese segnato da rivalità fra le diverse etnie e dal peso dei militari nella vita pubblica. Così non sono mancati nuovi episodi di violenze etniche, mentre Ahmed è sfuggito a più di un tentativo militare di rovesciarlo o ucciderlo.

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