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Giovedì, 25 Aprile 2024
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India, proteste contro la legge di cittadinanza: sale il numero dei morti

I disordini sono scoppiati l’11 dicembre scorso dopo che il parlamento ha approvato una legge ritenuta discriminatoria nei confronti dei musulmani

Si aggrava il bilancio delle persone rimaste uccise in India durante le tensioni e le proteste innescate dalla nuova legge sulla cittadinanza, ritenuta discriminatoria nei confronti dei musulmani. L'ultimo bilancio delle vittime riportato dall'agenzia Dpa parla di almeno 21 morti.

Secondo il Times of India solo nell'Uttar Pradesh, nel nord, si contano in 72 ore ben 15 vittime, compreso un bambino di otto anni rimasto schiacciato tra la calca mentre giocava a Varanasi e morto la notte scorsa. E intanto proseuono gli arresti. "In totale sono 705 le persone arrestate - ha confermato l'ispettore di polizia nell'Uttar Pradesh, Praveen Kumar, citato dalla Dpa - Ci sono state 15 vittime tra i manifestanti e 263 poliziotti sono rimasti feriti. In 57 hanno ferite di armi da fuoco". Secondo la Dpa, altre quattro persone sono morte nell'Assam, nel nordest, e due a Mangalore, nel Karnataka.

Le proteste sono scoppiate l’11 dicembre scorso, quando il Parlamento indiano ha approvato una legge che concede la cittadinanza ai migranti illegali provenienti da Afghanistan, Bangladesh e Pakistan, a patto che non siano musulmani. Migliaia di persone sono scese in piazza per protestare, nonostante le autorità abbiano imposto divieti di manifestazione a New Delhi e negli stati dell’Uttar Pradesh e Karnataka.

Il provvedimento – riferisce Askanews - è stato bollato da più parti come discriminatorio, ma il partito di maggionranza indù, il Bjp, lo ha difeso, sostenendo che la sua 'ratio' è quella di aiutare coloro che fuggono da persecuzioni religiose.

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