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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il caso

Nessuno vedrà con gli occhi di Reyhaneh: i suoi organi non sono stati donati

La ventiseienne iraniana impiccata per aver ucciso il suo stupratore aveva espresso un ultimo desiderio: "Mamma, fai di tutto per donare i miei organi". Non ha potuto. E non ha potuto neanche avere un funerale

ROMA - L'ultimo sfregio. L'ultimo desiderio, l'unico, di Reyhaneh Jabbari non è stato esaudito. La ventiseienne iraniana impiccata sabato per l'omicidio di un uomo che accusava di tentato stupro, aveva chiesto soltanto una cosa al suo Paese, lo stesso che aveva deciso per la sua morte. Lei - che non aveva mai smentito la tentata violenza, nonostante questo le avrebbe salvato la vita - avrebbe voluto donare i suoi organi. Avrebbe voluto che i suoi occhi, il suo cuore, i suoi reni donassero speranza ad altri. Non ha potuto neanche questo. 

"Non voglio marcire sottoterra", aveva detto in un messaggio audio registrato ad aprile, quando già aveva capito quale sarebbe stato il suo destino. "Fai di tutto - aveva chiesto a sua mamma - affinché il mio cuore, i reni, gli occhi, le ossa e qualunque altra cosa possa essere trapiantata vengano donati a qualcuno che ne ha bisogno". Ma, ha denunciato la donna alla tv iraniana Manoto, non le è stato permesso. 

Così come non le è stato permesso un funerale, né sono state concesse a famiglia e amici le ultime preghiere, una tradizione importante e sentita per i musulmani. Reyhaneh è stata seppellita domenica mattina nella sezione 98 del cimitero di Behesht-e Zahra, vicino alla città santa di Qom. Alla madre Shole è stato concesso di vedere per un attimo il volto di Reyhaneh, avvolta nel sudario. "Ho visto il collo, con i segni del cappio", ha detto distrutta alla tv.

Nonostante il dolore, però, la donna ha trovato ancora la forza per difendere sua figlia. "Mortaza Sarbandi non era a pregare quando è stato ucciso, è stato ucciso perché voleva violentare Reyhaneh". Una versione che la ventiseienne non ha mai cambiato. A costo della vita. 

E ora sua mamma per parlarle, per salutarla, deve andare al cimitero di Qom, dove si dispera e grida il suo nome. Il tutto con un foulard turchese al collo. Anche questo le aveva chiesto Reyhaneh: "Non vestirti di nero al mio funerale mamma". E lei, almeno lei, ha esaudito l'ultimo desiderio della donna morta per essersi difesa. 

Reyhaneh, la donna uccisa per essersi difesa

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