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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Il Kurdistan ha votato per la sua indipendenza, ma solo la Russia sostiene i curdi

Spetterà ora al presidente della regione curda, Masoud Barzani, di aprire un tavolo di conciliazione con Baghdad che ha decretato la chiusura dei quattro valichi di confine con la Turchia e l'Iran e chiesto la cessione del controllo degli aeroporti

I cittadini della regione autonoma del Kurdistan iracheno hanno votato in massa per l'indipendenza, con oltre 92,73% di voti a favore contro il 7,2% di contrari. È quanto emerge dai risultati ufficiali preliminari diffusi questa sera dalla commissione elettorale locale. Quest'ultima ha annunciato che i voti validi sono stati 3.085.935, mentre 79.379 voti sono risultati truccati e 170.611 sono stati annullati in seguito a reclami.

Come riferisce l'agenzia Dire le percentuali includono i voti a distanza dei cittadini curdo-iracheni nel mondo. 

Referendum Kurdistan: il 92% dice sì all'indipendenza dall'Iraq

Spetterà ora al presidente della regione curda, Masoud Barzani, di aprire un tavolo di conciliazione con Baghdad "per ottenere un futuro migliore per tutti". Il governo iracheno ha confermato l'appello ai Paesi stranieri perché chiudano tutte le proprie sedi diplomatiche attive sul territorio conteso e interrompano ogni rapporto.

Il premier iracheno Al-Abadi davanti al Parlamento ha assicurato che il suo governo non discuterà neppure dei numeri del referendum e applicheremo "la legge irachena su tutto il territorio nazionale". I deputati, riuniti in seduta straordinaria, hanno dato mandato al capo di Stato maggiore delle forze armate di intraprendere "ogni iniziativa costituzionale e legale per proteggere l'unità del Paese".

Baghad ha decretato la chiusura dei quattro valichi di confine con la Turchia e l'Iran sotto il controllo dei curdi, con l'ordine di bloccare tutte le merci in entrata o in uscita. Entro venerdì è stato anche intimato al Kurdistan di cedere il controllo degli aeroporti di Erbil e Suleymaniyeh.

Il voto di lunedì ha fatto infuriare anche Turchia, Siria e Iran: il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, il cui Paesi ospita 13 milioni di curdi, aveva avvertito del rischio di una "guerra etnica e confessionale" se il Kurdistan iracheno portasse a termine il suo progetto d'indipendenza e tiene in pre-allerta l'esercito.

Damasco l'aveva definito invece un "referendum totalmente inaccettabile", l'Iran annunciava il "caos regionale". Il commento arrivato dagli Stati Uniti esprimeva una "profonda delusione" della Casa Bianca, con il timore dell'aumento dell'instabilità. Anche il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, aveva fatto appello "a dei compromessi". Più cauta la Russia, che ha importanti interessi economici nel Kurdistan, e che ha assicurato di rispettare "le aspirazioni nazionaliste curde".

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