rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
TERRORISMO / Stati Uniti d'America

Uccise bin Laden: minacciato di morte

Sono ore difficili per il militare delle forze speciali Rob O'Neill. Dopo la sua decisione di rilasciare interviste a Fox News e al Washington Post il marine è stato minacciato

Si è fatto avanti dopo tre anni. Troppo alti i rischi per la sicurezza e quasi obbigliato dal desiderio di avere il controllo di una storia che stava per diventare di pubblico dominio, con o senza il suo consenso. Rob O'Neill, 38 anni, è il militare delle forze speciali statunitensi che uccise Osama bin Laden nella sua abitazione di Abbottabad, in Pakistan, il 2 maggio 2011. 

La decisione di rilasciare interviste a Fox News (andrà in onda in due tranche, l'11 e 12 novembre) e al Washington Post ha, ovviamente, creato polemiche, e sui siti jihadisti sono già apparse le prime minacce nei suoi confronti. Secondo quanto riferito dal Site, organizzazione che monitora i siti frequentati dagli integralisti islamici, su Twitter e sul forum di al-Minbar sono comparse foto di O'Neill accompagnate da messaggi in arabo e in inglese che invitano i "lupi solitari" a vendicare la morte del fondatore di Al-Qaeda. 

O'Neill ha deciso di parlare pubblicamente del suo ruolo, quella notte, per la prima volta. Lo ha fatto quasi due anni dopo il resoconto di un altro membro di quel commando dei Navy Seals, Matt Bissonnette, fornito nel libro "No Easy Day", dopo una lunga battaglia con se stesso.  Nell'ultimo anno, del resto, la consapevolezza del suo ruolo nella missione si era diffusa tra le autorità militari e politiche del Paese, tanto che molti membri del Congresso avevano voluto personalmente ringraziare O'Neill. Anche tra i giornalisti il suo nome aveva cominciato a diffondersi. 

Una settimana prima delle interviste concordate con Fox News e il Washington Post, l'identità di O'Neill è stata svelata da alcuni suoi ex commilitoni. Sofrep, un sito internet gestito da ex membri delle forze speciali, ha pubblicato un articolo per condannare la sua decisione di essere intervistato, svelando così il suo nome in anticipo, enfatizzando uno dei principi basilari della loro professione: "Mai pubblicizzare il proprio lavoro, mai cercare notorietà o soldi per le proprie azioni". 

Dopo l'articolo, il tabloid britannico Daily Mail ha contattato telefonicamente il padre, Tom O'Neill, che ha confermato la notizia, di lì a poche ore sugli organi d'informazione di tutto il mondo. 

O'Neill, nei due incontri con il Post, aveva già messo in conto le critiche nei suoi confronti. La sua decisione di uscire allo scoperto, ha raccontato, è stata presa dopo un incontro privato con i parenti delle vittime degli attentati alle Torri Gemelle dell'11 settembre 2001, avvenuto nel corso dell'estate. Durante l'incontro, O'Neill ha deciso spontaneamente di parlare della morte di bin Laden. "Le famiglie mi hanno detto che li ha aiutati in qualche modo a chiudere la questione", ha raccontato. 

Diventato un membro dei Navy Seals nel 1996 a 20 anni, O'Neill è poi entrato a far parte del Team Six, l'unità d'elite delle forze speciali, ottenendo 24 riconoscimenti e decorazioni per le sue missioni in Iraq e Afghanistan, soprattutto. Ha fatto parte anche della missione, nel 2009, per salvare il comandante di un cargo mercantile, Richard Phillips, sequestrato dai pirati somali; una storia conosciuta in tutto il mondo grazie al recente film "Captain Phillips" in cui il comandante è interpretato da Tom Hanks. L'esperienza di O'Neill nel raid di Abbottabad era già stata raccontata lo scorso anno da Phil Bronstein in un articolo sulla rivista Esquire, in cui però l'identità del militare non era stata svelata. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Uccise bin Laden: minacciato di morte

Today è in caricamento