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Sabato, 20 Aprile 2024
RUSSIA / Russia

Russia, 2 anni di carcere per le Pussy Riot

Davanti al tribunale di Mosca si sono riuniti i sostenitori delle cantanti punk, riconosciute colpevoli di teppismo a sfondo religioso

Sono state riconosciute colpevoli di teppismo motivato dall'odio religioso. Nadezhda Tolokonnikova, 22 anni, Ekaterina Samutsevich, 29 anni, e Maria Alekhina, 24 anni, meglio conosciute con il nome di Pussy Riot, sono state condannate a due anni di carcere.

“Con le loro azioni hanno gravemente turbato l'ordine pubblico e il quotidiano funzionamento della cattedrale” ha spiegato il giudice Syrova, come riporta il sito internet di Russia Today. “Hanno mostrato una spudorata mancanza di rispetto verso i frequentatori della chiesa e coloro che vi lavorano, e così facendo hanno offeso gravemente la sensibilità religiosa”.  

Pussy Riot

Il caso Pussy Riot ha catalizzato l'attenzione del mondo interno, come testimonia la presenza dei 100 giornalisti stranieri che oggi sono volati a Mosca per assistere al verdetto. 

Arresti contro i manifestanti - Davanti al tribunale sono schierati poliziotti in assetto antisommossa, e sono già stati effettuati i primi arresti contro i manifestanti riuniti per dare il proprio sostegno alle tre cantanti punk. Tra questi ci sarebbe anche Garry Kasparov, il campione di scacchi. Anche il web si è mobilitato per le Pussy Riot, e oggi in tutto il mondo sono state programmate manifestazioni davanti alle ambasciate russe. 

La “preghiera anti-Putin” - Tutto è iniziato il 21 febbraio, quando le tre cantanti del gruppo punk hanno fatto irruzione nella cattedrale moscovita del Cristo Salvatore per cantare una preghiera “anti-Putin”. Lo scopo della performance era quello di lanciare una critica profonda contro la Chiesa ortodossa e la sua rinnovata intesa con il Cremlino.

“Politiamente parlando, sono furiosa” ha spiegato via Twitter la Tolokonnikova. “La nostra reclusione è un segno inequivocabile che la libertà è stata cacciata da questo Paese”. “Noi siamo felici di essere diventate involontariamente l'epicentro di un enorme evento politico che coinvolge diverse forze” ha poi dichiarato all'agenzia Interfax. “Francamente non ci aspettavamo di essere incriminate, perchè non abbiamo commesso nessun reato. Non sospettavamo neanche che le autorità sarebbero state così stupide da perseguitare delle femministe punk anti-Putin, dandoci legittimità nello spazio sociale”.

Il processo alle Pussy Riot sta dividendo in due il Paese. Le tre musiciste sono diventate il simbolo della lotta per la libertà di espressione in Russia, e godono del sostegno di tutti quei movimenti civili e politici che meno di un anno fa si erano mobilitati contro la rielezione a presidente di Vladimir Putin. Dall'altro lato c'è però il patriarca ortodosso Kirill, che ha definito la performance delle Pussy Riot un “atto blasfemo”. 

Il sostegno del mondo della musica - Il processo alle Pussy Riot rischia anche di minare l'immagine del presidente a livello internazionale. Amnesty International ha lanciato una petizione a sostegno delle ragazze, e al loro fianco si sono schierati artisti del calibro di Madonna, Sting, Red Hot Chili Peppers e Yoko Ono. Lo stesso Paul McCartney ha promesso di fare tutto quanto è in suo potere per sostenere le ragazze e il principio della libertà di espressione. 

Il patriarca Kirill è entrato nel mirino delle femministe ucraine di Femen, salita alla ribalta negli ultimi mesi per le loro performance a favore di Yulia Tymoshenko. In queste foto si vede una delle ragazze che sega un crocifisso in segno di protesta.

Femen: la protesta per le Pussy Riot

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