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Martedì, 23 Aprile 2024
RUSSIA / Russia

Russia, le Pussy Riot denunciano: "Maltrattate in carcere"

Le cantanti sottoposte alla privazione del sonno. Putin: "Non devono essere giudicate troppo severamente"

Il caso delle Pussy Riot continua a dividere la Russia. Un appello alla clemenza è arrivato dallo stesso presidente Vladimir Putin. “Non c'è niente di buono in quello che hanno fatto, ma non credo che debbano essere giudicate troppo severamente” ha commentato il premier, come riferisce la Bbc.

L'arresto delle Pussy Riot erano stato visto come un segno di una nuova e rinnovata intesa tra il Cremlino e la Chiesa ortodossa. Lo stesso patriarca ha accusato le tre ragazze di blasfemia, chiedendo una pena esemplare.

Dall'altro lato, i sostenitori delle Pussy Riot vedono in questo processo solo l'ultimo capitolo di una lunga serie di azioni repressive contro coloro che negli ultimi mesi si erano schierati contro Putin, eletto presidente per la terza volta. 

Intanto si è aperto lunedì il processo cotro le tre musiciste punk, colpevoli di aver fatto irruzione a febbraio in una cattedrale moscovita per cantare una preghiera rock contro il presidente. “Madre Maria, caccia via Putin” avevan intonato le giovani, che ora rischiano una pena di 7 anni di carcere per “teppismo”. 

Accuse di maltrattamento - Le ragazze, Nadejda Tolokonnikova di 22 anni, Ekaterina Samoutsevitch di 29 e Maria Alekhina di 24, hanno protestato contro le loro condizioni di detenzione. Alcune pratiche illegali, come la privazione del cibo e del sonno, sarebbero state inflitte alle cantanti. Secondo quanto scrive il quotidiano Le Monde, le musiciste verrebbero svegliate ogni mattina alle 5, per essere rinchiuse in piccole celle non ventilate prima di ogni udienza.

“Siamo coscienti solo a metà, non dormiamo praticamente più” ha commentato la Tolokonnikova. “Non siamo in grado di partecipare completamente al processo”. “Ci rifiutiamo di partecipare ad un processo illegittimo!” ha poi protestato la Alekhina. La stessa Violetta Volkova, avvocato delle giovani, ha perso la pazienza contro il giudice. “Questo non è un processo!” ha urlato prima di abbandondare l'aula. 

Le ragazze hanno sempre ribadito la propria innocenza, affermando di non avere commesso nessun reato ma di aver semplicemente cercato di contribuire a migliorare la vita politica in Russia. 

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