rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Mondo

Migranti, nel campo profughi resiste la scuola "più bella del mondo"

Nel campo profughi di Samos, in Grecia, c'è un luogo dove si coltiva ancora la speranza: è la scuola "Mazi", che in greco significa "insieme". L'unico luogo sicuro del campo. Due notti fa l'ultimo incendio. Gli sbarchi continuano e in alcune isole greche la situazione è al collasso

E' fatta di difficoltà inimmaginabili ai più la vita quotidiana dei migranti nei campi profughi in Grecia: sulle isole elleniche sono arrivate 18mila persone nel giro di due mesi. Non c'è solo la rotta del Mediterraneo centrale, quella che dalla Libia porta in Italia. Anche nell'est del Mediterraneo gli sbarchi proseguono senza sosta.

Nel campo profughi di Samos, in Grecia, c'è un luogo dove si coltiva ancora la speranza: è la scuola per minori "Mazi", che in greco significa "insieme". La scuola accoglie circa cento bambini a cui vengono insegnati inglese, greco, biologia, geografia, storia, cultura europea, musica, arte, falegnameria, danza e informatica. La scuola è soprattutto un luogo sicuro per i bambini che vivono dentro il campo profughi di Samos, vittime di violenza e soprusi. Nel campo profughi di Samos, costruito dal governo greco con i fondi dell’Unione europea, i minori sono costretti a vivere tra rifiuti e animali, senza le necessarie protezioni e tutele. 

La scuola di Samos: "È la più bella del mondo"

Nel campo due notti fa un nuovo incendio ha rischiato di causare una tragedia. Con l'inverno alle porte la situazione è insostenibile. Negli hotspot di Lesbo, Samos, Leros, Kos e Chios sono oggi stipati più di 30mila migranti a fronte di una capacità massima di 6.300 persone. I bambini rappresentano il 35% della popolazione straniera sbarcata sulle cinque isole e circa 6 su 10 hanno meno di 12 anni. Spesso questi piccoli sono vittime di violenze e abusi. Nel campo ogni momento della giornata è costellata da difficoltà e dolore: per mangiare bisogna fare tre ore di fila e per andare in bagno di notte c’è da percorrere una lunga strada. Eppure, in questo inferno, c’è chi nonostante tutto è riuscito a costruire un luogo dove si cerca di vivere nella normalità.

Michele Senici è un volontario che ha trascorso diversi mesi sull’isola con l’Associazione Still I rise e ad Amnesty International ha raccontato la sua esperienza all’interno della scuola. “Mazí continua ad essere la scuola più bella del mondo e in queste settimane io e Mattia, il nostro center manager, insieme agli altri volontari, stiamo facendo di tutto per migliorarla ancora e ancora. Stiamo lavorando senza sosta per inaugurare tre nuove aule, una therapy room dove Nina, una collega, potrà fare consulenza agli studenti più delicati, un magazzino per le tante donazioni e un nuovo impianto di aerazione per la sala fitness e per gli appena conclusi spogliatoi“, spiega Michele.

Quasi tutti i bambini di Mazì hanno storie dure alle spalle. Tutti scappano dalla guerra o dalla miseria. Alcuni non sanno leggere né scrivere. “Le mie giornate – prosegue Michele -, sono fatte poi di lezioni di computer, in cui mi ritrovo con 13/15 ragazzi a 6 livelli diversi – dall’hacker che disinstalla il sistema operativo, a quelli che mai prima hanno acceso un computer, e lezioni di rilassamento affollatissime, in cui tra musica e musicoterapia i ragazzi possono prendere fiato, riposare, sognare e anche dormire, perché purtroppo i nostri minori non accompagnati, per paura e per tutto ciò che li circonda, vivono una vita senza sonno”.

Mazí continua ad essere "la scuola più bella del mondo", raccontano da Amnesty, nonostante l’inferno che sta fuori: "Facciamo, o cerchiamo di fare al meglio e per il meglio, in ogni istante".

Still I Rise è nata nel 2018 con lo scopo di restituire il diritto all'educazione, alla protezione e alla sicurezza di minori bisognosi e rifugiati a causa dei conflitti nei loro paesi d'origine. Nell'Agosto del 2018 i volontari hanno  fondato Mazí, la prima scuola per i bambini e adolescenti rifugiati che vivono nell'hotspot di Samos.

Migranti, in pochi mesi 18mila arrivi nelle isole greche

Tra agosto e settembre scorsi oltre 18 mila persone, soprattutto famiglie siriane e afgane, sono arrivate nelle isole greche, più del doppio di quelle arrivate nello stesso periodo un anno fa. E' quanto si legge in un comunicato di Oxfam, secondo il quale si tratta di un numero record dal 2016, che va ad aggiungersi agli oltre 35 mila migranti respinti nello stesso periodo dalle autorità greche e turche lungo la rotta del Mar Egeo. Una situazione esplosiva e prossima al collasso (come dimostrano i tragici episodi delle ultime settimane) soprattutto in campi come quello di Moria a Lesbo, dove in questo momento a fronte di una capienza di 3.000 posti sono costrette a sopravvivere in condizioni disumane oltre 13 mila persone, per il 42% minori tra i 7 e 12 anni, tra cui quasi 1.000 bambini e ragazzi arrivati da soli.

L'allarme lanciato oggi da Oxfam con un nuovo report fotografa una situazione umanitaria disastrosa a oltre 3 anni e mezzo da quell'accordo tra Ue e Turchia, che sta intrappolando nelle isole greche, nel cuore dell'Europa, oltre 30 mila persone, che ogni giorno continuano a vedersi negati i propri diritti fondamentali.

Nuovo incendio al campo profughi di Samos

"A solo due settimane dall’incendio al campo di Moria a Lesbo, un altro rogo si è sviluppato due notti fa al campo di Vathy sull’isola di Samos. Al momento non è stata registrata alcuna vittima. Le équipe di Medici Senza Frontiere (MSF) a Samos, attive dal 2015, riportano la distruzione di una serie di containers e tende. Circa 600 persone rimaste senza un rifugio hanno trovato una sistemazione in alcuni edifici dell’isola grazie all’aiuto di alcune ONG locali. MSF sta attualmente supportando l'ospedale locale fornendo mediatori interculturali e svolgendo assistenza psicologica d'emergenza. MSF sta inoltre distribuendo beni di prima necessità per le persone colpite dall'incendio, oltre a continuare la regolare distribuzione di acqua. Nel campo di Vathy, circa 6.000 persone, la metà sono donne e bambini, vivono in condizioni terribili in una struttura progettata per accoglierne 650. La maggior parte vive in rifugi di fortuna senza accesso regolare a servizi igienici o docce”. 

A Samos, le équipe di MSF forniscono circa 40.000 litri d'acqua ogni giorno e assistenza psicologica. Migliaia di persone vivono in condizioni igienico-sanitarie inumane con gravi conseguenze e rischi per la salute. Il 36% dei nostri pazienti a Samos manifesta sintomi gravi come depressione, disturbi post traumatici e comportamenti autolesionistici, aggravati dall'estrema precarietà in cui vivono. MSF è presente anche sulle isole di Chios e Lesbo fornendo cure mediche e assistenza psicologica ai migranti e rifugiati.

Migranti, Oxfam: a Lesbo disumanità nel cuore dell'Europa

Tra agosto e settembre scorsi oltre 18 mila persone, soprattutto famiglie siriane e afgane, sono arrivate nelle isole greche, più del doppio di quelle arrivate nello stesso periodo un anno fa. E' quanto si legge in un comunicato di Oxfam, secondo il quale si tratta di un numero record dal 2016, che va ad aggiungersi agli oltre 35 mila migranti respinti nello stesso periodo dalle autorità greche e turche lungo la rotta del Mar Egeo. Una situazione esplosiva e prossima al collasso (come dimostrano i tragici episodi delle ultime settimane) soprattutto in campi come quello di Moria a Lesbo, dove in questo momento a fronte di una capienza di 3.000 posti sono costrette a sopravvivere in condizioni disumane oltre 13 mila persone, per il 42% minori tra i 7 e 12 anni, tra cui quasi 1.000 bambini e ragazzi arrivati da soli.

"La situazione attuale a Lesbo e soprattutto nel campo di Moria rappresenta il fallimento delle politiche migratorie europee degli ultimi anni. Dopo i fatti delle ultime settimane, che hanno causato la morte di vittime innocenti, uomini, donne e bambini già vulnerabili vivono nella paura che nuovi episodi di violenza possano esplodere da un momento all'altro", ha detto Riccardo Sansone responsabile dell'ufficio umanitario di Oxfam Italia. "Solo a Lesbo tra agosto e settembre sono arrivate 8.500 persone su una popolazione di 85 mila abitanti, una media di 140 al giorno".

"La conseguenza inevitabile, a causa della mancanza di spazi all'interno del campo è che, con l'inverno alle porte, quasi la metà delle persone sono costrette a vivere nelle aree non ufficiali intorno all'hotspot, in tende improvvisate o direttamente all'aperto in mezzo alla sporcizia", ha insistito Sansone. "E tra loro ci sono anche famiglie con bambini piccoli, mentre le strutture idriche e igieniche sono del tutto insufficienti, con una doccia per 230 persone e una toilette per 100 persone nella zona adiacente al campo"

La situazione è esplosiva anche da un punto di vista sanitario, dopo che ad agosto per la mancanza di personale sanitario sono state sospese le normali operazioni di screening medico e le vaccinazioni per i nuovi arrivati. Con la conseguenza, che la maggior parte dei ragazzi che vivono a Moria non ha potuto iscriversi nelle scuole greche.

Il tutto - si legge ancora nella nota di Oxfam - in un contesto in cui la lentezza e l'inefficienza delle procedure di identificazione e richiesta di asilo per i migranti più vulnerabili, sta lasciando le persone vittime di traumi e torture, senza l'assistenza sanitaria e psicologica di cui avrebbero bisogno e in molti casi impedisce anche ai minori non accompagnati di ricongiungersi con i familiari che si trovano in altri stati europei.

Migranti, in Grecia oltre 45 mila arrivi sono stati registrati nel 2019

In Grecia oltre 45 mila arrivi sono stati registrati nel 2019, più che in Italia, Spagna e Malta, e Oxfam chiede all'unione europea di non ignorare la situazione.

"I trasferimenti di migranti negli ultimi mesi sulla terraferma non si sono dimostrati sufficienti per compensare i nuovi arrivi, mentre il Governo greco non ha ancora rispettato la promessa di creare altri nuovi 10 mila posti in accoglienza sulla terra ferma", ha spiegato Sansone. "Prima che la situazione possa nuovamente sfuggire di mano, chiediamo all'Unione europea e al Governo greco di intervenire per il trasferimento di migranti da tutti i campi sovraffollati che si trovano sulle isole greche, a partire dal campo di Moria, dove è fondamentale che vengano prima di tutto tutelati i diritti dei migranti più vulnerabili, come donne e bambini".

Allo stesso tempo Oxfam ritiene fondamentale superare gli effetti creati dal disastroso accordo tra Ue e Turchia, in Paesi di primo arrivo come la Grecia, attraverso un efficace meccanismo di ridistribuzione dei richiedenti asilo tra gli stati membri, non solo su base volontaria. Tenendo presente che nel 2019 in Grecia sono arrivati oltre 45 mila migranti, più di quante sbarcate in Italia, Spagna e Malta.

"E' prioritario continuare a lavorare a livello europeo, sulla strada imboccata con il recente accordo di Malta, che però ha coinvolto solo 4 stati europei, trovando una situazione immediata anche per l'emergenza migranti in Grecia", ha concluso Sansone."Soprattutto alla luce dell'ulteriore peggioramento dell'emergenza siriana, dopo l'offensiva della Turchia nel nord- est della Siria. Una situazione che potrebbe causare un ulteriore aumento del flusso di profughi siriani, proprio verso le isole greche".

Lampedusa: in fondo al mare una madre abbracciata al figlio, in mezzo ai cadaveri

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Migranti, nel campo profughi resiste la scuola "più bella del mondo"

Today è in caricamento