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Giovedì, 25 Aprile 2024
Mondo Siria

Gli Usa via dalla Siria (lasciando il paese in mano a Turchia e Iran). I curdi: "Pugnalata"

Nel Nord della Siria le truppe turche sono pronte a entrare a Kobane e nelle aree controllate dai curdi "usati" fino ad ora in funzione anti Isis che - benché indebolita - ancora controlla alcune aree della Siria. Allora perché Trump ha ordinato il ritiro delle truppe statunitensi?

"Abbiamo iniziato a riportare a casa i soldati degli Stati Uniti". Lo afferma la Casa Bianca in relazione all'impegno militare in Siria. Poco prima il presidente statunitense Donald Trump con un tweet aveva annunciato: "Abbiamo sconfitto l'Isis in Siria, per me l'unico motivo di stare lì durante la presidenza Trump"

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"Cinque anni fa, l'Is era una forza estremamente potente e pericolosa in Medio Oriente - spiega il governo federale statunitense in una nota - Ora gli Stati Uniti hanno sconfitto il califfato"

Queste vittorie sull'Is in Siria non segnano la fine della Global Coalition o della sua campagna. Abbiamo iniziato a riportare a casa le truppe degli Stati Uniti mentre passiamo alla fase successiva di questa campagna. Gli Stati Uniti e i nostri alleati sono pronti a impegnarsi nuovamente a tutti i livelli per difendere gli interessi americani ogni volta che sarà necessario"

"Continueremo a lavorare insieme - prosegue la Casa Bianca - La lotta al terrorismo verrà condotta su tutti i fronti per contrastare l'espansione degli estremisti, bloccare finanziamenti e supporto e impedire che si infiltrino attraverso i nostri confini".

Siria, perché gli Stati Uniti si ritirano

Anche la portavoce del dipartimento della Difesa, Dana White, conferma l'inizio del processo di ritiro: "Per motivi di sicurezza e protezione delle truppe non forniremo altri dettagli noi continueremo a lavorare con i nostri partner ed alleati per sconfiggere l'Is dovunque esso operi". In precedenza, il Pentagono aveva perorato la causa di una più lunga permanenza militare americana in Siria, sostenendo che bisognava impedire un tentativo dei jihadisti di riprendere il possesso della regione.

Sono circa duemila i soldati degli Stati Uniti in Siria dal 2015, gran parte dei quali appartengono alle forze speciali. Sono concentrati soprattutto nel Nord del Paese dove in primo luogo addestrano le Forze democratiche siriane (Fds), alleanza curdo-araba sostenuta dagli Usa, in chiave anti-Isis.

Di recente le Fds hanno ottenuto importanti successi militari contro il gruppo jihadista a est del fiume Eufrate, nella provincia di Deir Ezzor. La collaborazione militare tra Stati Uniti e curdi, tuttavia, fa da tempo infuriare la vicina Turchia, che considera le Unità di protezione del popolo (Ypg) - la principale forza all'interno delle Fds - un gruppo terroristico affiliato al Pkk.

I curdi: "Pugnalata alle spalle"

Lunedì il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato che la Turchia potrebbe avviare "da un momento all'altro" una nuova operazione militare contro i curdi in Siria, nell'area a est del fiume Eufrate. Movimenti di truppe sono segnalate al confine tra Siria e Turchia. E mentre a Kobane si scavano trincee in vista di un possibile assalto turco nel Nord della Siria si registrano proteste in vista dell'intervento armato.

Le Forze democratiche siriane dell'alleanza curdo araba sono ''scioccate'' dall'annuncio della Casa Bianca di ritirare i soldati americani dal Paese. I leader curdi avevano parlato del possibile ritiro delle truppe americane dalla Siria nordorientale come di una ''pugnalata alle spalle'' per i gruppi curdi attivi nella regione e impegnati nella lotta all'Is. 

L'Italia in Siria

In Siria, l'Italia "l'Italia continua a sostenere con convinzione gli sforzi delle Nazioni Unite" e del loro "inviato speciale", incarico che vede il passaggio di consegne tra Staffan De Mistura e il norvegese Geir Pedersen. Benché non vi sia alcuna missione internazionale approvata dal Parlamento italiano, informalmente in Siria operano truppe speciali italiane, come più volte segnalato da inviati sul terreno. Sempre in Medio Oriente gli italiani sono presenti in Libano con il più importante contingente delle forze di interposizione Onu nel contesto della missione Unifil

L'Iran in Siria

Intanto si potrebbe tenere all'inizio del 2019, a Ginevra, la prima riunione del Comitato incaricato di elaborare una nuova costituzione per la Siria. Lo hanno concordato Russia, Iran e Turchia che rappresentano i paesi che più si stanno adoperando per la fine della guerra civile siriana inizata nel 2011. 

Mentre le forze siriane fedeli al governo di Damasco hanno ripreso il controllo della maggior parte del territorio della Siria grazie all'appoggio militare di Russia e Iran, il presidente siriano Bashar al Assad rientra al summit della Lega araba che a marzo 2019 si terrà in Tunisia. La Siria è stata estromessa nel 2011 dalla organizzazione internazionale politica all'indomani dell'inzio della protesta popolare degenerata poi nel devastante conflitto tutt'oggi in corso. Si tratterebbe di una conferma delle voci di una riabilitazione del regime siriano presso il mondo arabo. Lunedì rompendo un boicottaggio che dura da 8 anni, il presidente sudanese Omar al-Bashir è stato ricevuto a Damasco da Assad.

La Siria oggi

Nella mappa si vede l'attuale situazione in Siria, ancora tutt'altro che sotto il controllo di Damasco e che vede una zona a Nord già occupata dalla Turchia, un'area in verde nella provincia di Idlib sotto controllo delle forze anti-Assad, così come a Sud al confine tra Giordania e Iraq. In grigio le aree ancora controllate dai militanti dello Stato Islamico. In giallo le zone poste sotto protezione dalle milizie curdo arabe.

Al Sud Israele intensifica la vigilanza mentre il premier Benjamin Netanyahu ha dichiarato che lo stato ebraico saprà difendersi dopo il ritiro delle truppe americane dalla Siria.

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