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Venerdì, 29 Marzo 2024
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L'Italia cambia idea, no all'invio di soldati in Libia: "Rischi troppo alti"

Giorni decisivi per il futuro della Libia, al via il vertice di Vienna. I militari che dovranno garantire la sicurezza della sede Onu arriveranno dal Nepal. L'Italia non prevede più al momento l’invio di soldati: i rischi sono troppo alti

Sono giorni decisivi per il futuro della Libia Il vertice di Vienna servirà a compattare il fronte pro Sarraj, confermare pieno sostegno al Governo di accordo nazionale, aprire al generale Haftar, discutere e verificare le condizioni di un'eventuale revoca parziale dell'embargo Onu sulle armi. L'Italia, che ha convocato e co-presiede la riunione con gli Stati uniti, si attende "un passo avanti" e confermerà il suo impegno primario per una Libia "unita e stabile". A Vienna si riuniscono i Paesi del "formato di Roma" - membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, alcuni Paesi europei e della regione, organizzazioni internazionali e regionali - allargato a Malta, Ciad, Niger e Sudan. 

PASSI AVANTI - Saranno presenti anche il premier libico, Fayez al Sarraj, e i membri del Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale, a concreta testimonianza dei progressi, anche se ancora fragili, compiuti dal dialogo politico libico in questi mesi. Al Serraj potrà così raccogliere un importante messaggio di sostegno internazionale alla sua azione e presentare alcune prime decisioni, come il decreto per la formazione della Guardia Presidenziale e il provvedimento per la creazione di un comando operativo congiunto per la lotta a Daesh.

GUARDIA PRESIDENZIALE - La Guardia presidenziale, che nel prossimo futuro potrebbe rappresentare il nucleo fondante delle nuove forze armate libiche, necessita di un rapido consolidamento, condizione indispensabile anche per l'eventuale revoca dell'embargo Onu sulle armi. A questo proposito, gli Stati uniti hanno inviato segnali di apertura, "se il governo libico preparerà una lista dettagliata e coerente di strumenti che vuole utilizzare per combattere l'Isis e risponderà a tutti i requisiti per la deroga".

EMBARGO - Una posizione condivisa dall'Italia, che pensa a una revoca dell'embargo mirata, che abbia l'obiettivo di mettere il governo Sarraj nella condizione di combattere con maggiore efficacia le organizzazioni terroristiche e la minaccia di Daesh, ma non da Mosca, che continua a manifestare il suo scetticismo. La Russia, membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'Onu e quindi con potere di veto, considera prematuri i tempi per una revoca dell'embargo, almeno fino a quando la situazione resterà precaria e volatole come in questo momento.

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NO SOLDATI ITALIANI - Il contingente militare che in Libia dovrà garantire la sicurezza della sede Onu arriverà dal Nepal. In attesa che la situazione nel paese nordafricano si stabilizzi, l’Italia non prevede l’invio di soldati, scrive oggi il Corriere della Sera. Troppo alti i rischi, l'Italia punta forte sulla strada della diplomazia.

DILEMMA HAFTAR - Tutto da stabilire il ruolo che sarà affidato al generale Khalifa Haftar, l'ex gheddafiano che da almeno cinque mesi tiene in ostaggio l'esecutivo libico sostenuto dall'Onu, negando di fatto la fiducia del governo parallelo di Tobruk. Haftar, che guida le milizie armate in Cirenaica e gode del sostegno del Cairo, ambisce a un ruolo di primo piano nella nuova leadership libica e si è sempre mostrato restio a riconoscere l'autorità di comandante in capo di Sarraj. In questi giorni, intanto, Haftar e le sue truppe hanno messo a punto i piani per la liberazione di Sirte dal gruppo dello Stato islamico. Le milizie dell'uomo forte dell'Est libico partiranno da Al-Bamba, nella regione orientale del Paese, e si uniranno agli uomini provenienti da Sud. Un'offensiva che potrebbe trovare il supporto indiretto ad Ovest delle truppe di Tripoli, coordinate dal comando congiunto per la lotta all'Isis creato dal governo Sarraj.

RINASCITA LIBICA - In ogni caso, trovare il modo di coinvolgere pienamente Haftar nella rinascita libica, con una soluzione che non scontenti nessuno e non preveda sorprese, sarà compito del premier designato. E i ministri degli Esteri riuniti a Vienna sotto la presidenza di Paolo Gentiloni e John Kerry - che si ritroveranno martedì nella capitale austriaca per una riunione del Gruppo di sostegno alla Siria - proveranno a dargli una mano. Anche in quest'ottica la ministeriale è stata preparata dal titolare della Farnesina con una serie di contatti telefonici con gli interlocutori libici e con diversi partecipanti tra cui i ministri Ayrault, Hammond, Steinmeier, Lavrov, Al Jubeir, l'Alto rappresentante Ue Mogherini (con cui si discuterà del prolungamento della missione navale europea Sophia), il rappresentante speciale Onu Kobler e lo stesso segretario di Stato Usa Kerry. Incontri preparatori si sono tenuti anche con Egitto ed Emirati Arabi Uniti.

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