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Venerdì, 19 Aprile 2024
TERRORISMO / Bangladesh

Chi è il jihadista canadese dietro il massacro di nove italiani a Dacca

Trent'anni, doppio passaporto, Tamim Chowdhury era arrivato dal Canada tre anni fa e da allora ha diretto e finanziato una campagna per la radicalizzazione dei giovani musulmani. Secondo la polizia sarebbe lui il cervello dell'attentato dello scorso primo luglio

La polizia del Bangladesh ha accusato un cittadino con doppia nazionalità, del Bangladesh e canadese, di essere stato uno dei 'cervelli' dell'attentato di Dacca che ha fatto 20 morti tra cui 18 stranieri (per la metà italiani). Chowdhury è ancora latitante. 

L'uomo, Tamim Chowdhury, era arrivato in Bangladesh dal Canada tre anni fa e da allora ha diretto e finanziato una campagna per la radicalizzazione dei giovani musulmani. Trent'anni, Chowdhury è sospettato dai servizi antiterrorismo di dirigere una fazione dell'organizzazione Jamayetul Mujahideen Bangladesh (JMB), gruppo islamista proibito accusato di aver ucciso decine di stranieri o membri di minoranze religiose. 

Tamim Chowdhury, come riporta oggi il Corriere della Sera, "ha circa 30 anni e possiede la doppia nazionalità, canadese e del Paese asiatico, ove era rientrato proprio dal Canada tre anni fa". La polizia lo avrebbe identificato grazie alla testimonianza resa agli inquirenti da un fondemantalista arrestato dopo l'attentato, il 25enne Rakibul Hassan. Ora si indaga per capire i rapporti tra l'organizzazione Jamayetul Mujahideen Bangladesh e lo Stato Islamico, che aveva subito rivendicato il massacro. 

Bangladesh, terroristi assaltano bar a Dacca | Foto Twitter

GLI ITALIANI MORTI - Sono nove le vittime italiane della strage di Dacca: Adele Puglisi, Marco Tondai, Claudia Maria D'Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D'Allestro, Maria Rivoli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli e Simona Monti. Il massacro è avvenuto lo scorso primo luglio nell'Holey Artisan Bakery, un ristorante e caffè in stile occidentale noto per il suo bel giardino situato nel quartiere benestante di Gulshan.

LA STRAGE - Gli ostaggi sono stati massacrati a colpi di machete da un commando di uomini armati: i jihadisti - secondo il ministro dell'Interno Asaduzzaman Khan - "erano tutti membri di Jamaeytul Mujahedeen Bangladesh", un gruppo radicale locale, bandito dal Paese da oltre dieci anni, "provenienti da famiglie agiate, con un livello di istruzione universitario" e "nessuno di loro proveniva da una madrassa".

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