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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Svizzera, il Canton Ticino vota "prima i nostri": è guerra ai lavoratori italiani

La vittoria con il 58% dei voti al referendum per una legge che dia preferenza ai residenti in materia di posti di lavoro è un vero e proprio attacco ai "frontalieri"

SVIZZERA - Il Canton Ticino ha approvato con il 58% dei voti il referendum per una legge che dia preferenza ai residenti in materia di posti di lavoro, penalizzando in tal modo i "frontalieri", in particolar modo quelli italiani.

"PRIMA I NOSTRI" - Come spiega il sito del Corriere del Ticino, la proposta di referendum cantonale battezzata "Prima i nostri" era stata presentata dalla formazione populista Udc; la sua applicazione però - come ha avvertito lo stesso governo elvetico - si prevede tutt'altro che agevole a causa dei numerosi ostacoli legali dovuti sia alle leggi federali che regolano il mercato del lavoro che a quelle europee sulla libera circolazione delle persone e dei beni.

VITTORIA DELLA DESTRA - Il presidente ticinese, Piero Marchesi, ha sottolineato come il voto è la dimostrazione che "gli interessi del Ticino devono prevalere su quelli dell'Unione europea". Ma il vero risultato è il "No" alle libera circolazione delle persone. Il problema, però, è che la Svizzera non può fare a meno dei "frontalieri italiani" che lavorano soprattutto nella sanità e nel settore alberghiero: tra i principali motivi di assunzione di lavoratori (soprattutto) italiani in Svizzera spiccano, secondo uno studio dell'Istituto di Ricerche Economiche dell'Università della Svizzera Italiana di Lugano ,"le carenze di competenze fra i residenti". In aggiunta si evidenzia che "il reclutamento di lavoratori stranieri, da parte delle aziende ticinesi, è dovuto al fatto che il candidato straniero ha semplicemente mostrato il profilo più adatto per il posto da ricoprire".

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LE REAZIONI ITALIANE - Chiaro il messaggio, subito dopo l'esito del voto, del ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, che su Twitter ha avvertito la Svizzera: "Il voto non ha per ora effetti pratici. Ma senza libera circolazione delle persone i rapporti tra Svizzera e Ue sono a rischio".
 

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