Treno deragliato, il macchinista: "Andavamo a 190 chilometri orari"
Ancora intrappolato tra le lamiere della cabina, il macchinista parla via radio con la stazione: "Andavamo a 190 km/h. Spero di non avere morti sulla coscienza". In quel punto il limite è 80
SANTIAGO DE COMPOSTELA - La disperazione, la paura. Tutto in poche parole: "E' deragliato, è deragliato. Che faccio?". I vagoni del treno "Renfe" si sono appena ribaltati poco lontano dalla stazione di Santiago de Compostela, causando 77 morti e 140 feriti, il macchinista si aggira spaurito fra i rottami e ripete ossessivamente: "Cosa posso farci? E' deragliato".
Ancora intrappolato tra le lamiere della cabina, invece, il suo collega parla via radio con la stazione. E spiega, forse inconsapevolmente, i motivi della tragedia.
IL PRECEDENTE - Francisco José Garzon Amo, il macchinista alla guida del treno deragliato ieri a Santiago e indagato dalla polizia come possibile responsabile dell'incidente, aveva diffuso quattro mesi fa sul suo profilo di Facebook una foto del tachimetro di un convoglio (presumibilmente di tipo Av) che segnava i 200 chilometri orari, vantandosi di "non poter andare più forte se no mi fanno la multa".
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"Andavamo a 190 km orari - dice - Spero di non avere morti sulla coscienza". Ripete, spiega "El Pais", di avere preso la curva a una velocità doppia rispetto a quella consentita in quel punto: 80 km/h.
VIDEO - Le prime immagini dalla stazione di Santiago
Il tracciato ferroviario era stato inaugurato il 10 dicembre del 2011 e porprio quel giorno un treno sbandò paurosamente in quella curva, che arriva dopo 80 km di rettilineo.