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Martedì, 23 Aprile 2024
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Trump ammette: "Ho condiviso informazioni con i russi, è mio diritto farlo"

Prima le smentite allo scoop del Washington Post da parte della Casa Bianca, poi i tweet dello stesso presidente: "L'ho fatto per motivi umanitari"

Dopo le smentite e le polemiche, il presidente Donald Trump in persona conferma lo scoop: “In quanto presidente, ho voluto condividere con la Russia (in un incontro programmato alla Casa Bianca), e ho l’assoluto diritto di farlo, fatti riguardanti il terrorismo e la sicurezza dei voli di linea. Motivi umanitari, perchè voglio che la Russia intensifichi la sua lotta contro l’Isis e il terrorismo”. Trump esce allo scoperto e prova a mettere una toppa forse peggiore buco, scrivendo su Twitter dopo che i media americani hanno riportato che avrebbe rivelato a Mosca informazioni classificate riguardanti lo Stato islamico (Isis).

A dar il via all’ennesima polemica presidenziale uno scoop del giornale Washington Post, secondo il quale Trump avrebbe rivelato informazioni classificate al ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, e all’ambasciatore russo in America, nel corso del colloquio avuto la scorsa settimana alla Casa Bianca. Il quotidiano citava come fonti attuali ed ex funzionari del governo Usa, sottolineando che le rivelazioni di Trump metterebbero a repentaglio una fonte di intelligence fondamentale per la lotta contro lo Stato islamico (Isis).

Inoltre le informazioni condivise con la Russia sarebbero ritenute talmente riservate che alcuni dettagli non sono stati resi noti neanche all’interno dell’amministrazione Trump. Si tratta di documenti condivisi da uno dei partner più stretti degli Stati Uniti (di cui non è stato riferito il nome) che non ne avrebbe autorizzato la diffusione.

Tuttavia, ha sottolineato il Washington Post, Trump non ha commesso alcun reato, visto che il presidente può decidere di classificare o declassificare a piacimento le informazioni. La scelta di Trump potrebbe però mettere a repentaglio il rapporto di alleanza all’interno dello stretta cerchia di Paesi che combattono l’Isis in Siria e in Iraq. Poco dopo l’incontro con Lavrov (a porte chiuse e senza la presenza della stampa americana) i funzionari della Casa Bianca hanno cercato di correre ai ripari, facendo telefonate alla Cia e alla National Security Agency.

Le informazioni – si legge ancora sul Wp – fanno parte di quelle definite “code-word”, le più segrete secondo la terminologia usata dalle agenzie di intelligence. Trump “ha rivelato più informazioni all’ambasciatore russo rispetto a quelle che ha dato ai nostri stessi alleati”, ha detto al quotidiano una fonte d’intelligence.

Le smentite si sono susseguite una dopo l’altra, ad iniziare dalla Casa Bianca che ha bollato come “falsa” la notizia. “La storia che è stata pubblicata oggi è falsa”, ha detto il generale H.R. McMaster, a capo del Consiglio per la sicurezza nazionale, che ha poi aggiunto: “Io ero nella stanza, non è successo. In nessun momento si è parlato di metodi o fonti di intelligence”.

Anche Mosca ha negato ed in modo colorito:”I giornali americani si possono usare in tanti modi, ma non per leggerli”, ha replicato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. Gli ha fatto eco il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha detto che non vale la pena smentire o confermare le accuse di una presunta rivelazione di segreti di stato alla Russia da parte del presidente Usa Donald Trump, perchè la cosa “non ha senso”. “Per noi non è un problema, non ha senso” ha detto Peskov rispondendo a una domanda sull’articolo del Washington Post secondo cui Trump avrebbe condiviso informazioni top secret durante un incontro con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. “Non è una questione da confermare o smentire” ha aggiunto Peskov.

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