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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Usa, Trump valuta il licenziamento del procuratore speciale sul Russiagate

Intanto dopo James Comey, è la volta di Jeff Sessions. Per la prima volta da quando la sua nomina è stata confermata lo scorso febbraio, il segretario alla Giustizia si presenterà davanti ai membri della commissione Intelligence del Senato americano.

Il presidente degli Stati uniti, Donald Trump, starebbe considerando l'ipotesi di licenziare Robert Mueller, ex capo dell'Fbi, ora procuratore speciale per le indagini sul Russiagate. Lo riferisce Christopher Ruddy, un amico del presidente, alla Cnn. "Penso che stia considerando di mettere fine alla procura speciale. Penso che stia valutando questa opzione", ha detto Ruddy a PBS "NewsHour", rispondendo a una domanda sul proseguimento del lavoro di Mueller nell'indagine sulle presunte ingerenze della Russia nelle elezioni americane. "Personalmente penso che sarebbe un errore molto significativo", ha aggiunto Ruddy. La Casa Bianca, da parte sua, ha cercato di placare eventuali polemiche: "Ruddy ha espresso sue opinioni", ha affermato la vice portavoce Sarah Sanders.

Dopo James Comey, è la volta di Jeff Sessions. Per la prima volta da quando la sua nomina è stata confermata lo scorso febbraio, il segretario alla Giustizia si presenterà oggi alle 20.30 italiane davanti ai membri della commissione Intelligence del Senato americano. Si tratta della stessa che giovedì 8 giugno ha sentito la prima testimonianza pubblica di Comey da quando fu licenziato dal presidente Donald Trump lo scorso 9 maggio. Pur cambiando testimone, l'obiettivo è sempre lo stesso: raccogliere ulteriori elementi da usare nell'inchiesta in corso sulla possibile interferenza della Russia nelle ultime elezioni presidenziali e sui potenziali contatti tra la campagna Trump e funzionari russi.

Come quella di Comey, anche l'audizione di Sessions sarà pubblica (lo ha voluto lui stesso): "Crede che sia importante per il popolo americano ascoltare la verità direttamente da lui", ha spiegato alla vigilia un portavoce del dipartimento della Giustizia riferendosi a colui che è stato senatore dell'Alabama per 10 anni prima di essere reclutato da Trump per entrare nel suo governo. Non è chiaro se seguirà poi, come successo con Comey, un'audizione a porte chiuse nella quale Sessions non potrà nascondersi dietro alla tipica frase "non posso rispondere pubblicamente a questa domanda". Un repubblicano, Sessions è stato tra i più fedeli consiglieri del miliardario di New York durante la sua corsa verso la Casa Bianca.

La sua testimonianza è particolarmente importante alla luce di quanto successo a marzo, di quanto dichiarato da Comey cinque giorni fa (quando diede del bugiardo a Trump) e di quello che potrebbe succedere nel prossimo futuro. All'inizio di marzo Sessions decise si astenersi dal Russiagate all'indomani di indiscrezioni del Washington Post: il giornale della capitale scrisse che durante la sua audizione alla commissione Giustizia del Senato per la conferma della sua nomina, non disse che durante la campagna 2016 aveva incontrato due volte l'ambasciatore russo in Usa Sergey Kislyak (lo stesso che vide anche Michael Flynn, l'ex consigliere alla Sicurezza nazionale di Trump costretto a dimettersi dopo meno di un mese in quel ruolo perché aveva fuorviato il vicepresidente Mike Pense su quegli incontri). Tirandosi fuori, Sessions affidò l'inchiesta al suo vice Rod Rosenstein; in seguito al siluramento di Comey, quest'ultimo la passò a un procuratore speciale, anche lui un ex direttore dell'Fbi (Robert Mueller).

Durante la sua testimonianza, Comey aveva spiegato che Sessions si era astenuto dal Russiagate per via di fattori "che avrebbero reso problematico il suo continuo coinvolgimento nell'inchiesta russa". Non aveva però descritto quei fattori. Su questo si concentreranno le domande dei membri della commissione Intelligence del Senato. A Sessions verrà anche chiesto quanti incontri ha avuto con l'ambasciatore russo durante la campagna elettorale del 2016 visto che nella sua testimonianza a porte chiuse della settimana scorsa, l'ex direttore dell'Fbi avrebbe detto che il segretario alla Giustizia potrebbe averne avuti tre, e non due. Il dipartimento di Giustizia ha negato che ci sia stato un terzo meeting.

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