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Venerdì, 29 Marzo 2024
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L'attacco in Siria, Trump e la memoria corta dei media americani

Dopo il bombardamento della base siriana, i commentatori delle principali tv americani sembrano aver cambiato completamente atteggiamento verso quello che fino a pochi giorni fa veniva considerato il presidente più odiato dai media dopo Nixon

I principali commentatori americani si schierano con Trump dopo la sua decisione di bombardare la base siriana da cui si ritiene sia partito il raid con armi chimiche che ha provocato decine di morti nella provincia di Idlib.

Inevitabile il parallelismo con quanto avvenuto nel 2003 quando i media, compreso il New York Times, diedero credito al rapporto sulla presenza di armi di distruzione di massa in Iraq, spingendo l'allora presidente George W. Bush a iniziare una guerra che ha portato alla fine del regime di Saddam Hussein e alla situazione di instabilità che poi ha dato il via libera all'espansione dello Stato islamico. Giovedì scorso, mentre gli Stati Uniti bombardavano il regime di Bashar al Assad in Siria, su Cnn Fareed Zakaria sosteneva che Trump era finalmente diventato un presidente. Il New York Times titolava: "Sull'attacco in Siria, il cuore di Trump è venuto prima". Bret Stephen, commentatore del Wall Street Journal, premio Pulitzer e critico severo di Trump ha scritto: "Il presidente Trump ha fatto la cosa giusta e gli rendo onore per questa scelta. Adesso distrugga il regime di Assad per davvero". Anche Brian Williams su Msnbc, guardando le immagini dell'attacco sulla base aerea siriana, le ha definite bellissime, per ben tre volte. Per poi citare un passaggio di una canzone di Leonard Cohen: "Sono guidato dalla bellezza delle nostre armi".

C'è qualcosa di sbagliato o di pericoloso in tutto questo entusiasmo? Il rischio, sostiene Margaret Sullivan sul Washington Post, è quello di fare la fine del 2003, iniziando una guerra difficile e pericolosa per gli Stati Uniti e per il mondo. La verità è che dopo il bombardamento i commentatori delle principali tv americane hanno cambiato completamente atteggiamento nei confronti di Trump, quasi dimenticando tutto quello che fino a poche ore prima avevano detto sul presidente più odiato da media dopo Richard Nixon. Allo stesso tempo l'atto di forza ha rappresentato un cambiamento importante nel racconto ormai ripetitivo dei media della presidenza Trump e dei suoi fallimenti.

Così le grandi tv hanno messo da parte il muslim ban, l'islamofobia, il razzismo di alcuni provvedimento di Trump per celebrare con un eccesso di nazionalismo l'atto di guerra, continua il Washington Post. Ma la decisione sulla Siria è strettamente collegata a un'altra notizia che sta appassionando i media americani e dando una speranza per un cambiamento della presidenza: Trump infatti starebbe pensando a un cambiamento dei vertici all'interno della Casa Bianca, mentre il guru dell'alt-right Steven Bannon (odiatissimo da tutti) potrebbe aver perso il suo ascendente su Trump.

Verità o bugia, anche questo tema ha spinto molti commentatori a parlare di un possibile nuovo corso. Trump è pronto a fare sul serio, diventando uomo di stato, più moderato, forse grazie ai consigli del marito di Ivanka, Jared Kusher. Glenn Greenwald su The Intercept scrive: "In ogni tipo di governo, nulla unisce le persone attorno a un leader più velocemente, di riflesso e in modo affidabile di una guerra. Adesso Donald Trump ha visto quanto è vero". I media - continua Greenwald sembra si siano dimenticati che fino a poche ore prima lo avevano descritto come instabile mentalmente, autoritario e una minaccia mai vista per la democrazia. Sembra che 59 missili Tomahawk abbiano liberato la memoria, non solo dalle critiche all'atteggiamento di Trump, ma anche al pasticcio della guerra in Iraq di Bush.

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