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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Turchia, ancora purghe dopo il golpe: licenziati oltre 50mila dipendenti pubblici

Colpito sopratutto il ministero dell'Istruzione, ma anche il Diyanet, la massima autorità islamica nel Paese. I licenziamenti annunciati in un decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale turca. I dipendenti rimossi sono accusati di aver avuto legami con gli autori del tentato colpo di stato dello scorso luglio

Più di cinquantamila dipendenti pubblici saranno licenziati in Turchia come parte della colossale epurazione voluta dal presidente Erdogan dopo il fallito golpe del 15 luglio scorso.

Sulla Gazzetta Ufficiale turca è stato pubblicato il decreto che annuncia il lincenziamento di 50.839 dipendenti dello Stato. Ottomila membri delle forze dell'ordine, considerati vicini agli autori del tentato colpo di stato, sono stati destituiti dalle loro funzioni. Il provvedimento riguarda 7.669 poliziotti e 323 gendarmi. Rimossi anche1.519 imam, lavoratori della Presidenza per gli affari religiosi (Diyanet, massima autorità islamica nel Paese), e 543 tra giudici e procuratori, portando così a 3.390 il  numero dei funzionari del sistema giudiziario rimossi dopo il golpe.

Turchia, la repressione di Erdogan dopo il fallito golpe

"Colpito" anche il ministero dell'Istruzione: 28.163 dipendenti, perlopiù insegnanti, dovranno lasciare il lavoro. Licenziamenti di massa anche al Consiglio per l'istruzione superiore (2.346 licenziamenti) e nei ministeri di Sanità e Finanza, dove saranno rimossi rispettivamente 2.018 e 829 dipendenti. Le purghe riguardano anche il dicastero dell'Agricoltura (via 733 dipendenti). Il decreto, che riguarda anche altri uffici pubblici, prevede inoltre che le autorità possano ritirare il passaporto alle oltre 150mila persone colpite dal provvedimento, tutte accusate di avere legami con il movimento dell'iman Fetullah Gulen, ritenuto dal governo di Ankara l'ispiratore del tentativo di golpe del luglio scorso. 

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