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Venerdì, 19 Aprile 2024
Salute

Aids: Unaids, 770 mila morti nel mondo nel 2018, lontano target Onu 2020

Il report, -16% infezioni da Hiv (1,7 mln) ma aumento in molte regioni fra cui Est Europa


Capo Town, 16 lug. (AdnKronos Salute/Xinhua) - "La lotta contro la pandemia di Hiv/Aids è ben lontana dall'essere conclusa", avverte l'Unaids che ha diffuso oggi il suo Global Report 2019 a Eshowe in Sud Africa. Dal rapporto del Programma congiunto delle Nazioni Unite per l'Hiv/Aids emerge che nel 2018 sono morte a causa dell'infezione 770 mila persone nel pianeta: appena 30 mila in meno rispetto al 2017 (800 mila decessi, 840 mila nel 2016). Considerando che nel 2016 i 193 Paesi membri dell'Onu avevano concordato l'obiettivo di ridurre le morti per Aids del 50% entro il 2020, portandole a meno di 500 mila all'anno, il report indica che "a 6 mesi dalla scadenza il target resta ancora lontano" e "la mortalità rimane alta in tutto il mondo".


Nel 2018 sono state circa 1,7 milioni le persone contagiate dal virus Hiv a livello globale, con un calo del 16% dal 2010, guidato principalmente dai costanti progressi registrati in Africa orientale e meridionale. Il Sudafrica, per esempio, rispetto al 2010 ha ridotto di oltre il 40% le infezioni e i decessi correlati. La strada resta però lunga anche in queste zone del continente che sono le più colpite dall'Hiv, mentre l'Unaids segnala "un incremento preoccupante dei contagi" in Europa dell'Est e nell'Asia centrale (29%), in Media Oriente e in Nord Africa (10%), nonché in America Latina (7%).


Secondo il rapporto, le 5 popolazioni chiave (persone che fanno uso di droghe per via iniettiva, maschi che fanno sesso con maschi, persone transgender, persone che si prostituiscono e detenuti) e i loro partner sessuali rappresentano oltre la metà (54%) delle nuove infezioni da Hiv a livello globale, dato che arriva al 95% circa in Europa dell'Est, Asia Centrale, Medio Oriente e Nord Africa. Tuttavia dal report risulta che, in più della metà dei Paesi analizzati, meno della metà fra gli appartenenti alle categorie più vulnerabili al virus accede ai servizi di prevenzione.


Gunilla Carlsson, direttore esecutivo di Unaids, rileva "la necessità urgente di una leadership politica maggiore" per sconfiggere l'Aids. Servono investimenti intelligenti e risorse per diffondere la cultura della prevenzione, la diagnosi precoce e i trattamenti farmacologici, spiega Carlsson rilanciando l'obiettivo 90-90-90: che il 90% delle persone con Hiv sia consapevole del proprio stato, che il 90% delle persone diagnosticate riceva una terapia antiretrovirale e che nel 90% delle persone trattate si ottenga la soppressione della carica virale.


"Si può fare", assicura l'Unaids che non ha caso ha scelto di presentare il suo rapporto Eshowe, località della provincia sudafricana di KwaZulu Natal, nel cuore dell'epidemia di Hiv/Aids, dove grazie agli sforzi messi in campo il gol 90-90-90 è diventato realtà.


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