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Giovedì, 25 Aprile 2024
Salute

Pfas: medici Isde, emergenza in Veneto è disastro sanitario


Roma, 16 gen. (Adnkronos Salute) - Il medici per l'ambiente-Isde scendono in campo sul caso Pfas (composti perfluorurati) in Veneto con un 'position paper' presentato oggi alla Camera dei Deputati. Un documento dedicato a questa sostanza chimica altamente tossica per l'uomo e alle azioni da intraprendere per fermare un'emergenza che coinvolge 350 mila veneti residenti tra le province di Vicenza, Padova e Verona. Zone dove sono stati trovati livelli di Pfas nell'ambiente superiori ai limiti. "Siamo di fronte ad una disastro sanitario che va affrontato il prima possibile", ha affermato Vincenzo Cordiano, specialista in ematologia e presidente di Associazione italiana medici per l'ambiente-Isde Veneto.


"La Regione Veneto continua a prorogare gli interventi necessari e non realizza gli studi necessari per capire se c’è stato un danno alla salute della popolazione. La Regione non ci ha mai convocato, ma per il bene di tutti - insiste - l'acqua potabile deve essere priva di Pfas". Nel report dell'Isde si citano altri casi a livello internazionali simili a quello del Veneto. "E' stato dimostrato da studi svolti altri Paesi che i Pfas sono responsabili di un basso peso neonatale alla nascita, dell'alterazione del metabolismo tiroideo, del diabete gestazionale e di alcune neoplasie come il cancro al testicolo - ha aggiungo Cordiano - Il 24 gennaio presenteremo all'Ordine dei medici di Vicenza uno studio svolto insieme alla Fondazione Foresta Onlus sui danni da Pfas sulla fertilità maschile e sui segni di femminilizzazione presenti nei giovani maschi".


Ma l'inquinamento di falde e terreni con Pfas non è un problema solo del Veneto. "Nel 2018 le analisi dell'Ispra sulla presenza di Pfas nelle acque in 302 stazioni in 20 Regioni e Province autonome ha verificato la loro presenza in tutte le Regioni investigate", ha evidenziato Pietro Paris, responsabile della Sezione sostanze pericolose dell’Ispra intervenuto alla presentazione del 'position paper'.


Nel documento, l'Isde evidenzia la necessità di "proibire l’utilizzo di acqua destinata a uso umano contenente Pfas alle donne in gravidanza, ai bambini, negli asili nido, nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado e nei luoghi pubblici, accelerando altresì la messa in opera dei nuovi acquedotti, la sola misura in grado di mettere veramente in sicurezza la salute dei cittadini". I medici per l'ambiente chiedono anche "una legge nazionale obblighi a dosare le Pfas prima che siano sparse sui terreni agricoli, vietandone l’uso come ammendanti qualora la ricerca sia positiva, indipendentemente dai livelli riscontrati. È necessario che sia garantita la trasparenza assoluta e che i consumatori siano adeguatamente informati".


L'Isde auspica "l'avvio di studi osservazionali su soggetti che già assumono per altre patologie questi farmaci teoricamente in grado di modulare l’escrezione di Pfas ed, eventualmente, studi d’intervento qualora emerga un possibile beneficio dall’approccio farmacologico". L'Isde è poi "disponibile a collaborare con il ministero della Salute e le altre istituzioni offrendo i risultati della revisione della letteratura su questo aspetto specifico e a partecipare a questi studi".


Secondo Paris, "nella definizione di Pfas vengono raccolte oltre 4 mila sostanze chimiche che non si trovano in natura ma sono state prodotte dall’uomo. Sostanze che si trovano in quasi tutti i settori industriali e in tantissimi prodotti di consumo quotidiano - ha spiegato Paris - I Pfas sono un problema perché sono composti che possono danneggiare la riproduzione umana, sono interferenti endocrini e anche cancerogeni. Ma purtroppo la conoscenza dei loro effetti sull'uomo è ancora lacunosa".


"La minaccia più grande di queste sostanze - ha ricordato Paris - è che si bioaccumulano negli organismi e diventano un contaminante ambientale; alcuni possono persistere anche 1000 anni nel suolo. Le misure disponibili dimostrano che un particolare Pfas, il PfhxS, può rimare nel sangue fino a 8,5 anni. Il regolamento europeo Reach ha cambiato le cose e ha stabilito che non c’è un livello sicuro per i Pfas, questo significa che i test di tossicità per l’uomo che si basano su periodi brevi non vanno più bene e si devono cambiare. Inoltre il regolamento Ue definisce i Pfas sostanze 'estremamente pericolose' e molti studi li definiscono 'sostanze chimiche perenni'. Gli oceani - ha concluso - sono il grande serbatoio dei Pfas, ma si trovano anche in aree remote perché hanno un trasposto a lunga distanza. Sono impossibili da rimuovere, non conoscono confini e barriere amministrative e dunque si possono solo vietare".


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