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Giovedì, 28 Marzo 2024
Salute

Salute: in aumento disturbi alimentari già a 11 anni, cresce vigoressia

Venditti, 'E i social aggravano il problema'


Roma, 8 gen. (AdnKronos Salute) - Quando specchio e bilancia diventano nemici. Aumentano i disturbi alimentari, e colpiscono sempre prima: crescono i casi a 11/12 anni. Rifiuto del cibo o, al contrario, grandi abbuffate restano i problemi più frequenti, ma a crescere è anche la vigoressia. A segnalarlo è Annalisa Venditti, psicologa esperta dei disturbi del comportamento alimentare presso il Gruppo Ini, Istituto neurotraumatologico italiano. Sotto accusa un profondo disagio che trasforma la voglia di essere 'magri e belli' in una patologia, aggravato dall’utilizzo dei social, che consentono di creare profili online, utilizzati in questo caso per mettersi in mostra in una vetrina cui tutti hanno libero accesso e, dunque, facilitando confronti con modelli di bellezza irraggiungibili.


"I disturbi dell’alimentazione sono diversi - ricorda Venditti - L’anoressia e bulimia, legate al controllo del peso (nel primo caso una restrizione patologica alimentare che porta ad un forte dimagrimento e nel secondo con mangiate incontrollate a cui seguono condotte compensative quali vomito, abuso di lassativi/diuretici e sport estremo), sono i più diffusi, soprattutto per le donne, che più spesso tendono a seguire modelli di bellezza estetica. Stanno però aumentando le forme miste, in cui si passa dall’anoressia nervosa alla bulimia nelle diverse fasi della vita, e il disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder), una sorta di bulimia senza comportamenti di compenso che porta frequentemente all’obesità: è stimato che circa il 30% degli obesi sia affetto da questo disturbo".


Qual è dunque l'identikit della persona che ha problemi con il cibo? "I disturbi alimentari colpiscono più le donne (soprattutto per anoressia e bulimia), l’esordio è più frequente nell’adolescenza - prosegue l’esperta - Ma l'età si sta abbassando, già con l’ingresso nella scuola media ci si sente donne, ci si trucca, si utilizzano i cellulari come vetrina e c’è il desiderio di essere belle. Il problema è aumentato anche negli uomini, sempre più attenti al fisico: la vigoressia, o anoressia reversa, è una forma di dismorfismo corporeo che porta la persona ad una continua ossessione per il tono muscolare, l'allenamento, la massa magra, una dieta ipocalorica e iperproteica, uno stile alimentare dannoso per ottenere un fisico pompato, a cui spesso si aggiunge l’uso di sostanze illegali per raggiungere l'obiettivo".


"I bambini nascono sani, con bisogni di fame e sazietà che fanno regolare il peso - osserva Venditti, responsabile del Corso 'Per dimagrire fai pace con il cibo' che si tiene in questi giorni presso la struttura Villa Alba del Gruppo Ini - Poi subentrano tutta una serie di condizionamenti, ad esempio familiari. Ci sono famiglie che elogiano troppo la magrezza, che mettono i figli a dieta da piccoli. Decidono gli altri cosa mangiare, iniziano i divieti e il cibo diventa un nemico".


"Un improvviso controllo estremo del cibo con paura di ingrassare (con crisi eccessive se non si riescono a rispettare le regole imposte), difficoltà a mangiare con gli altri, bassa autostima, attività fisica eccessiva, scomparsa di grandi quantità di cibo" e resti trovati "in posti anomali (camera da letto, armadi, cassetti per bulimia e binge eating), rituali alimentari particolari, estrema selettività alimentare, problemi gastrointestinali sono alcuni esempi dei campanelli d’allarme", aggiunge Venditti.


"L’alimentazione è una funzione biologica primaria e quando viene compromessa, è compromessa gran parte della vita anche nelle relazioni sociali - conclude - Le diete da sole non sono risolutive perché non si tratta di un problema di linea ma di disagio e insicurezza, di attenzione morbosa verso il corpo. E la restrizione alimentare non lo risolve bensì lo amplifica". Secondo l'esperta "bisogna imparare a mangiare in modo consapevole, tornare a riconoscere i segnali di fame e sazietà, non imporsi divieti e lavorare sui fattori cognitivi ed emotivi per comprendere quali sono i reali motivi che hanno portato alla compromissione di questo comportamento".


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