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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

Migranti, il governo non cambia rotta

Forte preoccupazione di società civile e parte della politica per il rinnovo del memorandum d'intesa con Tripoli di due anni fa. Le fondamenta dell'accordo non si toccano: ancora risorse cospicue per la "Guardia costiera libica", ancora centri di detenzione. Tanti appelli

Migranti, tema  caldo. Parte della società civile e parte del mondo politico esprimono in queste ore forte preoccupazione per il rinnovo - che scatterà automaticamente il 2 novembre - del memorandum d'intesa siglato con la Libia due anni fa. Sulla base di quell'accordo l'Italia continua a sostenere con risorse cospicue la "Guardia costiera libica" e i centri di detenzione in Libia, portando di fatto avanti quella che secondo qualcuno è una politica di esternalizzazione delle frontiere. Per vari report i finanziamenti non sono serviti a migliorare le condizioni di vita dei migranti nei centri di detenzione, dove sono soggetti a violenze di ogni genere e talvolta ridotti in schiavitù.

Accordi con la Libia, Di Maio: "Memorandum si può migliorare"

La posizione del governo è: qualcosa si può migliorare, modificare, soprattutto sul fronte dei diritti umani, magari con una diversa supervisione dell'Onu. Ma le fondamenta dell'accordo non si toccano. "Il memorandum con la Libia, firmato da Gentiloni e Minniti, può essere migliorato soprattutto nella parte che riguarda i centri e le condizioni dei migranti". Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, fuori da Palazzo Chigi. "Questo - ha aggiunto - lo facciamo nell'ambito delle norme del memorandum, che ci permettono di riunire la commissione Italia-Libia e provare a migliorare il memorandum per migliorare le condizioni di vita di quelle persone. Credo che lo possiamo fare in un'ottica di collaborazione ma nessuno può smentire che grazie a quel memorandum siamo passati da 170 mila sbarchi a 2200 sbarchi in due anni. Quindi sta funzionando".

Sintetizziamo: nonostante le "prove provate" di una trattativa del nostro esecutivo con oscuri personaggi libici, le tante testimonianze raccolte in questi anni degli orrori nei centri di detenzione, il governo italiano Pd-M5s sta per rinnovare gli accordi con Tripoli sui migranti. Gli accordi stipulati dall'ex ministro dell'estero Marco Minniti restano la traccia da seguire. 

Tavolo Asilo Nazionale: lettera aperta al governo sui migranti

Il 'Tavolo Asilo Nazionale', composto da una serie di organizzazioni non governative laiche, cattoliche ed evangeliche, ha scritto una lettera aperta al governo e al parlamento italiani per chiedere l'annullamento del memorandum d'intesa con la Libia

In una nota diffusa dalle organizzazioni si legge che il sostegno fornito alla Guardia Costiera libica fa sì che il Governo italiano per lo più non intervenga nei soccorsi in mare dei migranti, in violazione di precisi obblighi giuridici. Quando viene segnalata un'imbarcazione in situazione di pericolo, infatti, il Centro nazionale di coordinamento del soccorso in mare (Mrcc) di Roma di fatto non assume il coordinamento delle operazioni di salvataggio, dando indicazioni di fare riferimento unicamente alle autorità libiche. Si tratta di una grave violazione della Convenzione Sar, che impone al Mrcc che riceve la segnalazione di assumere il coordinamento delle operazioni di salvataggio fino a quando esso non sia assunto dal Mrcc ritenuto competente.

Appello Parlamentari: "Sospendere accordi con Libia"

 "Riteniamo che vada marcata una netta discontinuità dalle attuali politiche sulle migrazioni senza attendere oltre ponendo fine a tutto questo a partire dal 3 novembre data in cui andrà a rinnovo automatico il Memorandum con la Libia. Chiediamo che il Governo italiano sospenda con effetto immediato gli accordi attualmente in essere che riguardano il supporto ed il coordinamento della Guardia Costiera libica e la gestione dei centri di detenzione per migranti e che contestualmente avvii la dismissione della Missione di Supporto alla Guardia Costiera Libica". Lo si legge in un appello congiunto sottoscritto da parlamentari ed europarlamentari italiani di diversi gruppi.

Fra i parlamentari italiani hanno sottoscritto alla Camera Erasmo Palazzotto, Rossella Muroni, Nicola Fratoianni, Matteo Orfini, Riccardo Magi, Gennaro Migliore, Giuditta Pini, Fausto Raciti, Luca Rizzo Nervo, Luca Pastorino, Stefano Fassina, Giuseppina Occhionero, Massimo Ungaro, Alessandro Fusacchia, Chiara Gribaudo. Mentre al Senato: Loredana De Petris, Davide Faraone, Gregorio De Falco, Francesco Verducci, Francesco La Forgia, Virginia La Mura, Paola Nugnes. Fra gli eurodeputati, invece, le firme sono quelle di Pietro Bartolo, Pierfrancesco Majorino, Massimiliano Smeriglio

"Il deteriorarsi della condizione di stabilità in Libia e le informazioni di cui oggi disponiamo sulla condizione dei migranti imprigionati dentro i centri di detenzione governativi e non - sottolineano - ci impongono di avviare una seria riflessione sulle politiche di gestione dei flussi migratori dal paese nordafricano che fino a qui il Governo italiano e l'Unione Europea hanno messo in campo".

"Gli accordi con la Libia contenuti nel Memorandum siglato nel 2017 e che oggi si avvia ad essere automaticamente rinnovato - è scritto nell'appello- sono all'origine di una sistematica violazione dei Diritti Umani delle persone che tentano di fuggire da quello che è ormai considerato un vero e proprio inferno. Le testimonianze raccolte, le indagini in corso, tra cui una della Corte Penale internazionale per crimini contro l'umanità, i rapporti delle Nazioni Unite e delle organizzazioni umanitarie, le inchieste giornalistiche come quella che è costata la scorta al giornalista Nello Scavo, dipingono un quadro drammatico ed insostenibile dal punto di vista morale prima ancora che politico.Un quadro in cui è sempre più chiaro il ruolo che le milizie e le organizzazioni dei trafficanti hanno all'interno delle autorità statali e della Guardia Costiera Libica, un'organizzazione che agisce come ci ricordano le Nazioni Unite con "spregiudicatezza e violenza" e che è parte del traffico organizzato di esseri umani".

"Le violenze, gli stupri e le torture documentate dentro i centri finanziati in forza degli accordi sottoscritti con la Libia da parte del Governo italiano e dell'Unione Europea non possono essere ulteriormente ignorati o considerati un costo moralmente accettabile nel tentativo di contenere i flussi migratori. Non possiamo - affermano i parlamentari- continuare a voltarci dall'altra parte facendo finta di non sapere qual è la portata dei crimini di cui rischiamo di essere corresponsabili continuando ad alimentare questo sistema". E "a questo va inoltre aggiunto il costo in termini di vite umane determinato dalla sospensione del dispositivo di soccorso inmare da parte dei governi europei e dalla guerra aperta alle navi della società civile a cui viene reso sempre più difficile operare nel Mediterraneo centrale".

"Siamo davanti - concludono- ad una emergenza umanitaria senza precedenti che si sta consumando a poche miglia dalle nostre coste, abbiamo il dovere di intervenire per porre fine a quella che sarà considerata dalla Storia come la più grande violazione sistemica di diritti umani dopo seconda guerra mondiale. Per questo chiediamo che si apra un nuovo negoziato con il Governo di Unità Nazionale Libico e con l'Unione Europea per definire un piano di evacuazione umanitaria di tutte le persone attualmente detenute nei centri governativi e non, sotto il coordinamento dell'UNHCR. Che venga ripristinato un dispositivo di soccorso in mare europeo che comprenda quella che attualmente viene identificata senza alcun presupposto legale la zona SAR di competenza della Libia e che questo sia coordinato con l'intervento umanitario delle ONG attualmente operanti nel Mediterraneo Centrale".

Il Pd è in difficolà. "Voltiamo pagina rispetto all’indifferenza di Salvini", spiega Lia Quartapelle, capogruppo Dem in commissione Esteri. Ma così non pare essere nei fatti. Nicola Zingaretti sposa la linea del ministro degli Esteri Di Maio: modifiche sì (senza nemmeno entrare nei dettagli), ma si va avanti con gli accordi con la cosiddetta guardia costiera libica.

Amnesty: "Non rinnovare accordi migranti con la Libia"

Amnesty e il "tavolo asilo" invitano il governo italiano a non rinnovare il Memorandum di intesa co la Libia. Il 2 novembre, se il governo italiano non interverrà per annullarlo, verrà automaticamente rinnovato il Memorandum con la Libia, cioè quegli accordi, lautamente finanziati, che prevedono anche l`intervento della guardia costiera libica per fermare e riportare sulla terraferma i migranti imbarcati che tentano di raggiungere le nostre coste.

"L'orrore dei lager in cui vengono rinchiusi i migranti intercettati è stato ormai ampiamente documentato: torture, violenze, stupri e altre vessazioni finalizzate a calpestarne li diritti e la dignità di esseri umani. Tutto ciò, unito alla guerra alle Ong che fanno salvataggi in mare, ha comportato un aumento esponenziale di morti nel Mediterraneo centrale, che ormai è diventata la rotta più pericolosa per i migranti in fuga" dicono da Amnesty".

Msf: l'accordo Italia-Libia è "maquillage umanitario"

"Le modifiche proposte all’accordo Italia-Libia sono un contraddittorio ‘maquillage umanitario’: mentre si annuncia di voler migliorare le cose – con soluzioni difficilmente realizzabili – si perpetuano scellerate politiche di respingimento e detenzione sulla pelle delle persone", dice Marco Bertotto, responsabile advocacy di MSF. "Le nostre équipe salvano vite in mare e forniscono assistenza medico-umanitaria nei centri di detenzione in Libia, un paese in guerra, dove testimoniano ogni giorno condizioni disumane, malnutrizione, violenze e abusi. L’unica soluzione umanitaria possibile è superare del tutto il sistema di detenzione arbitraria, accelerare l’evacuazione di migranti e rifugiati dai centri favorendo efficaci alternative di protezione, e porre fine al supporto dato alle autorità e alla guardia costiera libica che alimenta sofferenze, violazioni del diritto internazionale e l’odioso lavoro dei trafficanti di esseri umani, a terra e in mare". Per l'organizzazione, che lavora in Libia dal 2011 e che da oltre due anni fornisce cure mediche a rifugiati e migranti lungo le rotte del loro viaggio, "le modifiche annunciate sono irrilevanti rispetto all’impianto dell’accordo e non potranno produrre un significativo cambiamento delle condizioni di migranti e rifugiati in Libia: i programmi di evacuazione si fanno solo se i paesi di destinazione accettano di reinsediare le persone". 

"L’esperienza pratica, compresa quella di MSF, dimostra che la presenza di organizzazioni umanitarie e Nazioni Unite, in un contesto di generale difficoltà di accesso, non basta a garantire una protezione di base né a migliorare in modo sostanziale le condizioni dei centri di detenzione; i programmi alternativi di detenzione urbana non riescono a rispondere ai bisogni di sicurezza e protezione in un ambiente estremamente pericoloso, caratterizzato da scontri armati, traffico di esseri umani e violenza, e nella maggior parte dei casi hanno scarso impatto e utilità"

Magistratura Democratica: "I finanziamenti non sono serviti"

"L'esperienza dimostra che i finanziamenti non sono serviti a migliorare le condizioni di vita dei migranti nei centri di detenzione, dove sono soggetti a violenze di ogni genere e ridotti in schiavitù, alimentando un vero e proprio traffico di esseri umani gestito dalla stessa Guardia costiera libica con complicità istituzionali", secondo la corrente progressista della magistratura.

 "Tale quadro - quotidianamente riscontrabile dai magistrati impegnati nelle audizioni dei richiedenti asilo - è confermato dal rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite Antonìo Gutierres, rapporto consegnato alla Procura della Corte penale internazionale, insieme ad altre relazioni che hanno già provocato l'interesse ufficiale di quella Procura per i crimini contro l'umanità posti in essere contro i migranti in Libia. Vale la pena di ricordare ancora una volta che la Libia non ha mai ratificato la Convenzione di Ginevra del 1951 relativa allo status di rifugiato e che nel Paese è in corso una guerra civile sanguinosa. Gli effetti di tale guerra sono subiti anche dai migranti: basti pensare al bombardamento che lo scorso 2 luglio ha colpito un centro di detenzione provocando quaranta vittime e ottanta feriti", prosegue.

"Ogni finanziamento a quel Paese rischia quindi di aumentare sempre più i pericoli cui sono esposte le persone vulnerabili che l'attraversano. Ben altre sarebbero le politiche da adottare, a partire dalla realizzazione di corridoi umanitari gestiti dalle nostre istituzioni per fermare i trafficanti. Riteniamo necessario, inoltre, ai sensi dell'art. 80 della Costituzione, che il rinnovo del Memorandum - come invece non è accaduto per l'approvazione - venga discussa in Parlamento, al quale solo compete "la ratifica dei trattati internazionali che sono di natura politica. Chiediamo, in sostanza, il rispetto del diritto internazionale, dalla Dichiarazione universale dei diritti all'Uomo fino alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea", conclude.

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