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Venerdì, 19 Aprile 2024
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C'è l'accordo sui salari: la Cgil non ci sta

Ieri sera governo e parti sociali hanno trovato un'intesa sulla produttività. Susanna Camusso contraria: "L'accordo ridurrà i salari". E il ministro Passera si dice "dispiaciuto"

ROMA - Le parti sociali hanno firmato l'accordo sulla produttività con il governo, ma c'è il "no" deciso della Cgil. Il governo ritiene l'intesa un "passo importante" per innalzare la competitività e rendere il Paese più attraente per gli investimenti, ha detto il premier Mario Monti. Il governo è convinto che l'intesa vada nella direzione del "rilancio dell'economia, la tutela dei diritti dei lavoratori e il benessere sociale". Ma Susanna Camusso è contraria: "Nessuna adesione a posteriori".

Il documento è stato sottoscritto da Abi, Ania, Confindustria, Lega Cooperative, Rete imprese Italia, Cisl, Uil, Ugl che hanno aderito alle "Linee programmatiche per la crescita della produttività e della competitività in Italia". Il governo "auspica vivamente che l'intesa sia sottoscritta anche dalla Cgil".

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L'esecutivo ha proposto nella legge di stabilità uno stanziamento complessivo di 1,6 miliardi di euro per il periodo 2013/2014 per la detassazione del salario di produttività, stanziamento poi esteso nel tempo e rafforzato a 2,1 miliardi per effetto di emendamenti.

I PUNTI CHIAVE - Orari più flessibili, telecamere in fabbrica e in ufficio, più salario in relazione alle performance. In concreto, per i lavoratori arriveranno cambiamenti su orari e qualifiche. Possibile il demansionamento, ma non unilaterale, con decurtazione dello stipendio e, per quanto riguarda i turni, una ridefinizione della loro distribuzione anche con modelli flessibili. Il demansionamento e la flessibilità dei turni sono due nuovi istituti contrattuali che potranno essere introdotti solo facendo ricorso alla contrattazione collettiva. Contrattazione collettiva anche "per le modalità attraverso cui rendere compatibile l'impiego di nuove tecnologie", ovvero la possibilità di introdurre la video sorveglianza sui luoghi di lavoro.

Per quanto riguarda la riduzione del cuneo fiscale, sono in arrivo sgravi sui redditi fino a 40 mila euro annui lordi. Le parti sociali "sono consapevoli degli effetti che la contrattazione collettiva, in particolare al secondo livello, può esercitare sulla crescita della produttività" e "convengono sulla necessità di condividere col governo i criteri di applicazione degli sgravi fiscali e contributivi" per il salario di produttività. Viene poi stabilito il doppio livello di contrattazione. Verrà depotenziato il contratto nazionale e saranno rafforzati quelli di secondo livello. In pratica le parti sociali potranno scegliere di quale secondo livello discutere: o territoriale o aziendale.

L'accordo sulla produttività è "completo, condiviso, autosufficiente", ha sottolineato il premier Monti, ribadendo ancora che "farebbe piacere" all'esecutivo se il sindacato guidato da Susanna Camusso aderisse. "Auspico vivamente la firma della Cgil ma non dal punto di vista della validità dell'accordo che c'è per tutti i firmatari e per l'impegno del governo". "Nessuno pensi che ci sia stato intento di isolare alcuni rispetto ad altri tanto è vero che siamo qui a sollecitare la firma" della Cgil, ha aggiunto Monti.

CAMUSSO CRITICA - "Il punto più critico del documento costruito dalle imprese è che si determina una riduzione dei salari reali dei lavoratori", ha commentato il leader della Cgil, Susanna Camusso, chiudendo ogni possibilità di dialogo perché "le soluzioni unitarie si costruiscono, non si aderisce a posteriori, quando il tentativo numerose volte fatto di trovare una soluzione è stato respinto". L'intesa sulla produttività "è coerente con la politica del governo che scarica sui lavoratori i costi e le scelte per uscire dalla crisi. Si è persa un'occasione".

PASSERA DISPIACIUTO - "Ci siamo sentiti molto dispiaciuti - ha detto Passera a SkyTg24 - si tratta di motivazioni che oggettivamente non tengono. Francamente non capiamo opposizione. L'unità sindacale è un valore, soprattutto nei momenti di difficoltà. E' molto importate che ci sia il massimo di unità. Ma non deve essere un valore tale da porre diritti di veto che in certi casi non sono giustificati". Quella di Camusso è, dunque, una "rappresentazione non corretta. L'accordo ha raccolto un vastissimo consenso tra le aziende e da una parte dei sindacati. E' un segnale forte".

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