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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica Taranto

Scuole chiuse per inquinamento: a Taranto l'emergenza "dimenticata"

L'(ex)Ilva è ancora un problema: l'alto livello di diossina rilevato nell'intera città di Taranto ha costretto alla chiusura due scuole nel rione Tamburi. I residenti chiedono le dimissioni del ministro Costa e il 23 i movimenti si preparano a marciare a Roma contro il governo

Mercoledì 6 marzo la Commissione Ambiente della Camera ascolteranno i Commissari Straordinari del Gruppo ILVA Spa - dottor Piero Gnudi, dottor Corrado Carrubba e prof. Enrico Laghi - per capire lo stato dell'attuazione del piano ambientale dello stabilimento ex ILVA di Taranto, adesso Arcelor Mittal Italia.

Un'audizione informale programmata, ma che arriva dopo l'ennesimo allarme ambientale che ha coinvolto Taranto e in particolare del rione Tamburi, dove da sabato due scuole sono state chiuse, su ordinanza del sindaco Rinaldo Melucci, per i possibili pericoli per la salute pubblica connessi alle nube di polveri minerali che si sollevano dal quartiere siderurgico "annegando" di inquinanti le aree prospicienti.

Una gara da 3,5 milioni di euro è stata indetta dal commissario di Governo alla bonifica, Vera Corbelli: serviranno per installare nelle scuole filtri ed impianti di ventilazione meccanica controllata. Un intervento che segue uno precedente di messa a norma a fine 2016 con una spesa di circa 9 milioni di euro.

Taranto, scuole chiuse per inquinamento

Da sabato 700 alunni degli istituti Deledda e De Carolis devono restare a casa o trasferiti in altri edifici scolastici del rione. Per mitigare l'impatto della fabbrica sulla città l'Italisider negli anni '70 fece costruire delle collinette sulle quali è piantumata della vegetazione: già dieci anni fa una riunione alla Provincia di Taranto stabiliva che quelle collinette non servivano a niente, anzi, erano divenute esse stesse un fattore inquinante.

A febbraio scorso su disposizione della locale Procura, i Carabinieri del Noe mettono i sigilli su un’area di nove ettari: le collinette ecologiche altro non sono che una enorme discarica abusiva di svariate tonnellate di rifiuti industriali derivanti dalle lavorazioni degli impianti del polo siderurgico quali loppa, scorie d’altoforno e altro che, esposti all’azione degli agenti atmosferici, hanno riversato nei terreni e nell'ambiente circostante, sostanze altamente tossiche e cancerogene come diossine, furani, pcb, idrocarburi e metalli vari".

Ora la nuova crisi ambientale: il ministro Costa ha disposto l'invio a Taranto degli ispettori dell’Ispra, il braccio armato del ministero dell’Ambiente.

Ma a chiedere che arrivino risposte anche da Arpa e Asl è il consigliere regionale del gruppo misto alla Regione Puglia, Gianni Liviano, che ha chiesto l’audizione di Arpa e Asl Taranto nella quinta commissione consiliare Ambiente della Regione. Un'audizione finalizzata a comprendere la situazione "collinette ecologiche" e fare luce sui pericoli per la salute, sugli indici cancerogeni nel quartiere Tamburi e sulla concentrazione di diossina nell'intera città di Taranto "aumentata rispetto al passato e che supera il livello previsto dalla normativa vigente".

"C'è l’impegno assunto per iscritto da Arcelor Mittal per i parchi minerari, per la loro copertura e per l’abbattimento delle emissioni - ha spiegato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa intervenendo a Radio1 dove ha avvallato la proposta avanzata dai genitori tarantini di istituire il 25 febbraio come giornata delle vittime da inquinamento ambientale. "Anche solo una vittima a causa dell’inquinamento ambientale è troppo" dice il ministro.

Taranto, residenti contro Costa: "Si dimetta da ministro"

Eppure la presa di posizione del ministro volta a non creare allarmismi, ha irritato i comitati locali e associazioni ambientaliste che in una lettera aperta indirizzata allo stesso ministro Costa attaccano apertamente:

"Caro ministro Costa, se questo è il suo approccio le chiediamo immediatamente di dimettersi e tornare a fare il carabiniere, lasci stare la politica e il dover prendere decisioni sulla vita delle persone e dei territori".

Dopo una assemblea all'aperto al quartiere Tamburi, una cinquantina di cittadini e mamme degli alunni esasperati si sono recati al cancello di ingresso della direzione dello stabilimento e vi hanno apposto un catenaccio con lucchetto con un cartello e la scritta 'Oggi vi chiudiamo noi'.

"In un paese normale dove la magistratura ferma degli impianti di uno stabilimento il cui ciclo produttivo uccide, sulla base di studi scientifici e indicando spese e procedure per processo di bonifica e riconversione, la politica chiede scusa per quanto non fatto per evitare il danno, rimedia e risarcisce del danno subito con interessi. Non aspetta ulteriori verifiche e, semmai, applica perentoriamente il principio di precauzione sancito solennemente dalla Comunità Europea per difendere le persone. In un paese normale non si permette invece, dal 2012 ad oggi di garantire che il ciclo produttivo continui ad essere in marcia: con 12 decreti, violando la costituzione, condannati dai tribunali internazionali, mentre muoiono persone dentro e fuori la fabbrica, e assegnando nuova Aia derogata e prorogata di volta in volta".

"E sa qual è la beffa caro Ministro Costa? - si chiedono associazioni locali e ambientali - che il gioco non vale la candela. Questo vostro stillicidio verso il nostro territorio gli impedisce di rigenerarsi da tutti i punti di vista: ambientale, sociale, culturale, sanitario, occupazionale ed economico".

Ambiente, il 23 marzo Movimenti a Roma

Intanto il 23 marzo è stata convocata a Roma una manifestazione nazionale a tutela dell'ambiente e del clima, ma anche contro le grandi opere definite come "inutili e imposte".

In piazza ci saranno i comitati, i movimenti, le associazioni che abbracciano tutta Italia, dai No Tav ai No Muos e No Tap.

"Il cosiddetto 'governo del cambiamento' si è rivelato essere in continuità con tutti i precedenti, non volendo cambiare ciò che c'è di più urgente: un modello economico predatorio, fatto per riempire le tasche di pochi e condannare il resto del mondo a una fine certa. Le decisioni degli ultimi mesi parlano chiaro".

Governo sotto accusa per l'attendismo sull'analisi costi benefici del TAV in Val di Susa, ma anche la retromarcia su terzo Valico e Trivelle, Tap, rete Snam, Grandi Navi e il Mose a Venezia, Muos in Sicilia, la Pedemontana Veneta e anche - ovviamente - l'Ilva a Taranto.

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