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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Renzi lancia la sfida alla minoranza: "Non cedo ai ricatti, mi ricandido"

Il segretario si presenta dimissionario ma non cede alle richieste della minoranza: "Non è accettabile che si blocchi un partito su un diktat, fuori ci stanno prendendo per matti". Bersani: "Ha alzato un muro"

Matteo Renzi non vuole la scissione, assicura che per "due mesi" ha cercato di "accogliere le proposte degli altri per cercare di andare insieme", ma "peggio della parola scissione c'è solo la parola ricatto". Il segretario Pd lo ha detto parlando all'assemblea Pd: "Siamo fermi e impelagati a dire congresso sì, congresso no. Lo voglio dire con totale chiarezza: resti agli atti ciò che è accaduto in questi due mesi e mezzo. Ho cercato tutti i giorni di accogliere le proposte degli altri per cercare di andare insieme".

Renzi si è presentato all'assemblea dimissionario: "Sono arrivate le dimissioni formali del segretario e quindi per statuto si prevede la convocazione dell'assemblea", ha detto il presidente del Pd Matteo Orfini aprendo l'assemblea. Poi sul palco è salito Matteo Renzi. E alla minoranza dem hanno iniziato a fischiare le orecchie.

"Io soffro a sentire la parola scissione", ha aggiunto. "Soffro anche all'idea di cedere a una richiesta che sembrava strumentale, sembrava forse che qualsiasi cosa uno proponesse non andasse bene". Ma, ha aggiunto, "peggio della parola scissione c'è solo la parola ricatto, non è accettabile che si blocchi un partito su un diktat della minoranza".

Si rivolge alla minoranza Pd sul punto della scissione: "Credo che sia stato buttato via il tempo. Fermiamoci. Fuori da qui ci stanno prendendo i matti". Poi la stoccata a Bersani:  "Sul governo non ho cambiato idea, mi fa piacere che altri lo abbiano fatto passando dall'appoggio caso per caso all'appoggio fino a fine legislatura. Rispettiamo l'azione del governo e i poteri del presidente della Repubblica".

"Tutti si sentano a casa nel Pd, liberi di discutere ma se in tutte le settimane c'è un'occasione di critica, se per tre anni si è pensato che si stava meglio quando si stava peggio, io non dico che siamo nemici né avversari ma dico: mettetevi in gioco, non continuate a lamentarvi ma non potete immaginare di chiedere a chi si dimette per fare il congresso di non candidarsi per evitare la scissione non è una regola democratica". 

.Per Renzi "accettare oggi che si possa dire di no a una candidatura, che si possa eliminare un problema eliminando una persona significa far passare l'idea che torniamo al modello di partito in cui si sta insieme contro qualcuno. Noi stiamo insieme perché abbiamo un progetto, non accetteremo mai, mai e poi mai di consentire a qualcuno di dire: tu no, non sei della nostra comunità. La nostra voce, il nostro verbo, è venite, non andate"

APERTA LA FASE CONGRSSUALE -   Il Partito democratico ha aperto così, a tuti gli effetti, la fase congressuale, che dovrà, da statuto, concludersi entro quattro mesi. Ma la minoranza ha già fatto sapere che è orientata a non entrare nella commissione che dovrà stabilire le regole.

LA REPLICA DI BERSANI - "Siamo a punto delicato. Una parte di noi, me compreso, è convinto che se avanti così il Pd va a sbattere e purtroppo va a sbattere anche una certa idea d'Italia", ha detto Pier Luigi Bersani. "Noi non diciamo di voler avere ragione per forza, che Renzi deve andare a casa per forza. Diciamo - ha spiegato - che vogliamo discutere una urgente correzione di rotta sui grandi temi. Il segretario ha alzato un muro, ha detto si va avanti così: conta in 3 mesi, congresso cotto e mangiato, dove non sarà possibile aprire una discussione. Ora sentiremo la replica". 

L'INTERVENTO DI EPIFANI - Matteo Renzi ha scelto di "tirare dritto" anziché rispondere alle questioni poste dagli altri candidati al congresso e così "per molti di noi si apre una riflessione che poi porterà alla scelta". Lo ha detto Guglielmo Epifani, parlando all'assemblea del Pd a nome dei tre leader della sinistra Pd Speranza, Emiliano e Rossi.

Ha sottolineato Epifani: "I tre candidati, i tre compagni, i tre amici che si sono candidati a sfidare il segretario al congresso hanno tutti e tre detto: così non ci sono le condizioni per una contendibilità equa. Se fossi stato io il segretario avrei chiamato i tre candidati e con loro avrei discusso per ascoltare le loro ragioni e trovare la soluzione al problema".

"Se la contendibilità diventa, a ragione o torto, una contendibilità non equa, è chiaro - ha detto ancora Epifani - che il congresso nasce con il piede sbagliato. Aspettavamo una proposta dal segretario che mi pare invece abbia scelto di tirare dritto. Credo sia un errore".

L'assemblea si è chiusa senza una replica di Matteo Renzi. Il congresso Pd è "indetto formalmente", ha detto Matteo Orfini concludendo i lavori. "Appena lasceremo la sala convocherò la direzione per martedì, con all'ordine del giorno la nomina della commissione congresso che dovrà elaborare, recepire le regole. L'assemblea è sciolta". A margine, Michele Emiliano ha negato di aver cambiato idea rispetto a una rottura in assenza di mediazione sul congresso: "Assolutamente no, ho abbassato i toni per cercare un'intesa".

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