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Giovedì, 25 Aprile 2024
RAZZISMO

Caso Kyenge, Calderoli nella bufera. Letta: "Pagina vergognosa"

E' scoppiata la bufera dopo che Calderoli in un comizio aveva accostato la Kyenge a un orango. Il premier Letta si rivolge direttamente al leader del Carroccio, Maroni: "Chiuda rapidamamente questa pagina, altrimenti si entrerà in una logica di scontro totale"

Caso Calderoli, il giorno dopo. Domenica, da Treviglio, le offese del leghista, vicepresidente del Senato, al ministro per l'Integrazione Cecile Kyenge (“Quando la vedo non posso non pensare a un orango”). Oggi le polemiche, se possibile, si sono infiammate ancora di più. A dar benzina a un clima di per sé rovente ci ha pensato Matteo Salvini, il segretario lombardo del Carroccio, che dalla sua pagina Facebook ha attaccato senza mezzi termini il Quirinale. All’esponente della Lega non sono piaciute le parole espresse dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (“Colpito e indignato”): “Napolitano si indigna per una battuta di Calderoli. Ma Napolitano si indignò quando la Fornero, col voto di Pd e Pdl, rovinò milioni di pensionati e lavoratori? Io mi indigno con chi si indigna. Napolitano, taci che è meglio!”.

LETTA – Salvini se la prende con Napolitano. Il premier, Enrico Letta, torna sul caso e si rivolge direttamente al leader della Lega: “Una pagina vergognosa, faccio un appello a Maroni perché chiuda rapidissimamente questa pagina, altrimenti si entrerà in una logica di scontro totale che non serve né a lui né al Paese”. Scontro totale, appunto. Sì perché contro Calderoli, e più in generale contro la Lega, la condanna è stata pressoché unanime.

PD – A cominciare dal Pd che ha ufficializzato la richiesta di dimissioni rivolta al senatore leghista: “Adesso basta – è scritto su una nota del Nazareno – non si può lasciare spazio al razzismo, all'insulto, all’istigazione dei peggiori istinti. Non si tratta di chiedere scusa o di smentire battute. Non si può tergiversare o minimizzare. Non si può lasciare che resti al proprio posto di rappresentante delle istituzioni chi usa le parole come clave per fomentare il razzismo e dileggiare una donna e un ministro”.

PDL – Una presa di posizione accompagnata da un coso bipartisan, raccolta da alcuni esponenti di primo piano del Popolo della libertà. Parte Mara Carfagna: “Sarebbe auspicabile che si dimettesse. Sarebbe un bel gesto e dimostrerebbe un serio pentimento, perché rivolgere solo le proprie scuse rischia di apparire un atteggiamento di rito formale e non sostanziale”. Gli fa eco Fabrizio Cicchitto: “'Anche Calderoli – sottolinea durante la trasmissione Omnibus, su La 7 – dovrebbe misurare le parole non solo quando insulta un ministro, ma anche quando parla a vanvera sostenendo che il suo caso si è determinato per coprire il caso Kazako”. E in questo ha ribadito al ministro “la totale solidarietà per le idiozie che Calderoli ha detto”. “Tutto sta sul tavolo - ha concluso Cicchitto - e se Calderoli fosse in grado di misurare le parole come è sinceramente bravo nel presiedere il Senato si troverebbe meno nei guai lui e direbbe meno cose a ruota libera”.

CAMERA E SENATO – Ma su questa logica i commenti si sprecano e la parola d’ordine resta una: dimissioni. “Opportune”, anche per il segretario della Cgil, Susanna Camusso. E chi non chiede il passo indietro esplicitamente, lo fa capire con parole di pietra. Come ha fatto il presidente del Senato, Pietro Grasso: “Non ci si può rifugiare dietro i comizi per nascondere quelle che sono certamente delle aggressioni verbali di tipo razzista, e questo e' un dato di fatto”. Parla la seconda carica dello stato, prende posizione la terza, Laura Boldrini, il presidente della Camera. Le parole di Calderoli? “Sconsiderate”. E ancora: “E’ impensabile in qualsiasi Paese europeo, democratico, che una persona con una responsabilità istituzionale possa dire queste cose. Questo crea grande imbarazzo”, un danno all’immagine dell’Italia, “fa male al Paese”.

LEGA – E sul fronte Lega, come è vissuto il caso? Calderoli a quanto pare ha aperto solo la breccia leghista. Poche ore dopo l’affondo dell’ex ministro, infatti, il caso si arricchisce di ulteriori cadute di stile. Almeno secondo quanto riportato dal Mattino di Padova che ha ricostruito la strana vicenda dell’assessore veneto Daniele Stival, della Lega. A quanto descritto dal quotidiano Stival ha condiviso, e poi rimosso, sul suo profilo Facebook una foto della pagina ‘L’antipolitica’ con l’immagine del ministro per l’Integrazione e una frase dove ci si dice sdegnati per le parole di Roberto Calderoli indicando però come vittima l’orango. “Una creatura di Dio” – si legge – che non si può paragonare ad “un ministro congolese”. Un post cancellato poco dopo la pubblicazione: “Lungi da me l’idea di criticare  o voler offendere – ha spiegato – il ministro Kyenge. Visto però che si strumentalizza l’ho tolta subito”.

Attacca Calderoli, Stival ci si butta a capofitto. E la patata bollente passa al presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: “Un’uscita sbagliata e infelice, senza se e senza ma. L’unica cosa da fare sono le scuse, cosa che Calderoli ha fatto”. Parole di censura anche per il suo assessore: “Non condivido le espressioni di Stival e lo invito a scusarsi e cancellare il post da Facebook”. Così il sindaco di Verona, Flavio Tosi: “Chi ha un incarico istituzionale e di responsabilità come l’assessore Stival dovrebbe impiegare il suo tempo e il suo profilo Facebook in modo migliore e diverso”.

I CAPPI DI PESCARA – Calderoli, Stival, per quel che riguarda la Lega. Il resto l’ha fatto Forza Nuova, a Pescara, dove in giornata si è recata Cecile Kyenge. Alcuni militanti di estrema destra hanno atteso il ministro appendendo dei cappi simbolici davanti al Palazzo del Provincia. Non solo: per rendere il quadretto tragicamente esplicito sono stati affissi anche dei manifesti contro l’immigrazione. Arrivata nella città abruzzese il ministro Kyenge è tornata sul caso Calderoli: “Io non ho chiesto che lasciasse, pongo un’altra questione, una riflessione sul ruolo di chi riveste una carica pubblica”. Azioni legali in vista? “Non scendo al suo livello”, risponde secco il ministro.

POST SCRIPTUM DELLA SERIE ALTRA ITALIA – Il 2 luglio scorso il Consiglio comunale di Roccella Jonica aveva conferito la cittadinanza onoraria al Ministro per l’Integrazione, Cecile Kyenge. Stamattina, il presidente del Consiglio comunale del centro del Reggino, Pasquale Vozzo, alla luce del caso Calderoli, ha voluto scrivere al Ministro per comunicarle formalmente il conferimento della cittadinanza onoraria e chiederle di “venire a ritirarla personalmente”. “Di lei e di quanto sta facendo – ha scritto –  siamo orgogliosi. Non lo siamo, anzi ce ne vergogniamo, di quello che altri esponenti politici hanno dichiarato, in spregio di ogni sensibilità istituzionale e del ruolo che ricoprono. Per questo saremmo felici di una sua presenza a Roccella, dandoci in tal modo la possibilità di esprimerle personalmente la nostra ammirazione”.

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