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Giovedì, 18 Aprile 2024
Spending review / Pistoia

Lavoratori e "padroni" uniti contro Monti

Susanna Camusso e Giorgio Squinzi, leader di Cgil e Confindustria, si mostrano compatti contro la spending review. Squinzi: "Al decreto voto 6-". Camusso: "Giudizio insufficiente". E per entrambi, il governo Monti è destinato a non durare.

Da sabato sera, il Governo Monti può vantarsi di aver raggiunto un risultato quantomeno 'strano', sicuramente storico. Contro i tagli dell'esecutivo 'tecnico' è infatti nato un fronte comune composto dal maggior sindacato italiano, la Cgil, e Confindustria, l'associazione degli industriali.

Lavoratori e "padroni" uniti contro Monti, quindi.

Chi si aspettava un duro dibattito tra Susanna Camusso e Giorgio Squinzi, sarà forse rimasto deluso: al loro primo confronto in pubblico, alla festa della Cgil a Serravalle Pistoiese, sabato sera i leader di Cgil e Confindustria hanno risposto in prevalente sintonia alle domande del giornalista di 'Repubblica' Massimo Giannino.

Punti di vista diversi, ma stessa condanna del Governo Monti.

Squinzi dà all'esecutivo "un sei meno meno", Camusso è per la stroncatura netta: "do un giudizio assolutamente insufficiente". D'accordo sul fatto che neanche i provvedimenti della spending review affrontino "strutturalmente" i problemi della spesa.

Camusso e Squinzi, in due ore di botta e risposta, non arrivano mai ad un vero contraddittorio.

E il Governo Monti resta una parentesi per entrambi: "era solo necessario in una certa fase", dice il leader degli industriali, "una scelta miope della politica", ribadisce la leader della Cgil.

Squinzi contro Marchionne - 

La stoccata più forte, da parte di Squinzi, non manca, ma la manda nel proprio campo di competenza: l'uscita di Fiat da Confindustria è "un vulnus" mai sanato e l'ad Sergio Marchionne "cerca la scontro", "non è il mio modello". Il modello invece resta, come anche per Camusso, "la concertazione". "Ne serve di più, è necessaria in una fase storica come questa", afferma il leader degli industriali. "C'è della presupponenza" nel rinunciare al dialogo col lavoro, ribadisce Camusso. E, anche per questo, per la leader della Cgil è troppo presto parlare di sciopero generale già a luglio.

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