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Giovedì, 28 Marzo 2024
Partito democratico

Italicum e scuola: Civati e Fassina pronti a lasciare il Pd

Ora le Regionali ma "il partito si è rotto". I due maggiori dissidenti della linea di Renzi sono pronti a fare le valigie: "Questo Pd è molto lontano da quello che abbiamo immaginato"

ROMA - "C`è un problema politico insormontabile. Ora si aprono due strade: o ci sarà un atteggiamento determinato e compatto della minoranza del Pd, oppure questo governo non potrà più essere sostenuto. E quindi non si potrà più fare parte della maggioranza. Per essere più chiari, non sono mai stato così vicino a lasciare il Pd". Così Pippo Civati, deputato del Pd, in una intervista al Fatto quotidiano suona la carica e prova a compattare gli 'antirenziani' democratici.

ORA IL VOTO - "Bisogna dimostrare - prosegue - di essere pronti a rischiare tutto. E da qui a qualche giorno". Ma tra i dissidenti "siamo ancora al punto di dover capire cosa succederà il giorno dopo. Ma ora i nodi sono arrivati al pettine: nel Pd ormai si è rotto tutto". A lasciare insieme a Civati "immediatamente" sarebbero in "pochissimi. Ma è un nodo destinato a crescere". Dal Pd, precisa, "sicuramente non me andrò prima delle Regionali, per rispetto dei candidati. Io li voterei ugualmente". Dopo "è possibile" un gruppo autonomo. "Intanto dico che abbiamo già pronti i quesiti per il referendum sull`Italicum. Due, più un terzo su cui stiamo ancora lavorando".

FASSINA - "Se alle prossime elezioni mi ricandiderò con il Pd? Se dovessi rispondere oggi, direi di no. Il Pd di Renzi è molto lontano dal Pd che abbiamo immaginato". Così Stefano Fassina (Pd) intervenendo ad Agorà (Raitre), tende la mano a Civati. Ma, anche lui, prende tempo: "Questo - prosegue - non è il Pd per il quale abbiamo lavorato in questi anni, però potremmo riuscire a cambiarlo. Oggi però la mia risposta è no. Si può fare politica in tanti modi, non bisogna stare in Parlamento. Potrei tornare a fare il mio lavoro".

IL PROBLEMA SCUOLA - "Della riforma - spiega Civati parlando della protesta del mondo della scuola - non mi piace l'atteggiamento culturale in questa circostanza, gli attacchi violenti ai sindacati e agli insegnanti. Oggi ho letto una frase, che poteva essere pronunciata dal ministro Moratti o dalla Gelmini, da parte della Giannini, che dice che questo è uno sciopero 'politico'. Questo è uno sciopero non politico, - ha sottolineato - perché la politica non rappresenta più nessuno, perchè il Pd ha tradito i suoi impegni elettorali e ha fatto una riforma della scuola lontanissima dalla nostra cultura politica".

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