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Giovedì, 25 Aprile 2024
Governo Renzi

Governo Renzi: Lega, Sel e Cinque Stelle dicono "no"

Prima giornata di consultazioni per il premier incaricato. Sì di Centro Democratico, aperture di Fdi e Udc. Secco no della Lega: "Altro lato della barricata". Grillo: "Renzi servitore di Berlusconi e De Benedetti"

ROMA - Il primo giorno è andato. Tutto secondo copione, tutto secondo le attese - attacchi di Grillo compresi. Il governo Renzi è ormai sempre più vicino. E' cominciato questa mattina infatti lo sprint finale del premier incaricato, Matteo Renzi, verso la formazione del nuovo esecutivo. Fino a mercoledì mattina il segretario Pd incontrerà tutti i partiti per le consultazioni ufficiali, poi scioglierà le riserve col capo dello Stato. In un face to face dall'esito abbastanza scontato - appuntamento per mercoledì poco dopo mezzogiorno - Renzi dovrà dire a Napolitano se è in grado di formare un governo. 

Dubbi, a sentire Renzi e il fedelissimo Delrio, non ce ne sono. I due sono arrivati insieme di buon'ora alla Camera, e dopo un simpatico siparietto con un Renzi spaesato a Montecitorio - "Dove devo andare?" - e un Delrio molto più spedito, si sono messi a lavoro. "L'esecutivo sarà pronto entro il fine settimana - ha annunciato il ministro per gli affari regionali - Il lavoro procede bene. Siamo tranquilli".  

NO DELLA LEGA - E in effetti grosse sorprese nel primo round di consultazioni non ce ne sono state. Il segretario-sindaco-premier ha incassato il sì di Centro democratico - "Gli auguriamo successo" - il no con riserva di Fratelli d'Italia - "Valuteremo ogni singolo provvedimento" - e l'ok, senza troppo entusiasmo, di Casini - "Vogliamo un governo concentrato su lavoro, famiglie e imprese". Unico neo della giornata, seppure ampiamente preventivabile, il no della Lega Nord. "La Lega resta dall'altra parte della barricata - ha chiarito il segretario del Carroccio, Matteo Salvini, al termine dell'incontro con Renzi - Mai abbiamo pensato di dare un voto a un governo che esce dal Palazzo e meno che meno a un governo di sinistra. A differenza di M5S, abbiamo voluto portare le nostre proposte ma ora rimane la via della battaglia paese per paese".

M5S AL VOTO - Già, il Movimento cinque stelle. Il turno dei grillini dovrebbe essere domani, insieme a Forza Italia - capitanata da Berlusconi - e Pd. La presenza dei pentastellati, però, non è affatto scontata. Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio si sono già detti contrari a "consultazioni farsa", ma danno la parola alla base, che potrà esprimersi votando online fino alle 22. Dal suo blog, Grillo non ha risparmiato altre critiche. E' "l'Arlecchino servitore di due padroni, Berlusconi e De Benedetti - ha attaccato il comico genovese - in un quarto di secolo con due partiti dominati da due persone: De Benedetti e Berlusconi, che in pubblico si combattono e in privato convergono quando hanno gli stessi interessi".

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VENDOLA ALL'OPPOSIZIONE - "Siccome la parola 'disponibili' è diventata sinonimo di abitudini inqualificabili" e dunque "noi siamo indisponibili. Questo governo ha la stessa forma di coalizione dei due precedenti, siamo indisponibili a partecipare o a contribuire alla nascita di un governo che si fondi sul compromesso tra parti di centro sinistra e destra. Per noi le larghe intese complete o miniaturizzate sono una parte del problema del Paese, non una risposta". Così Nichi Vendola, leader di Sel, al termine delle consultazioni con il premier incaricato, Matteo Renzi. "Vogliamo guardare al merito dei provvedimenti. Di fronte a provvedimenti positivi per il Paese non avremo esitazione a riconoscere un valore utile". Quella di Sel "non sarà un'opposizione faziosa e pregiudiziale. Il nostro atteggiamento non è lucrare sul dolore ma intervenire, seppur dall'opposizione, per curare la malattia del Paese".

DILEMMA ALFANO - Movimento a parte, comunque, Renzi dovrebbe avere i numeri per fare quadrare il cerco. Anche se qualche piccolo intoppo potrebbe esserci. Alfano, dopo la "minaccia" di domenica - "Renzi deve guardarsi alla sua sinistra" - non ha intenzione di cedere di un metro e ha messo a punto una serie di proposte da presentare al neo premier in ordine di priorità. Se ci sarà accordo - gli alfaniani vorrebbero una unione alla tedesca - il primo scoglio sarà superato. L'iceberg più pericoloso, però, potrebbe nascondersi in casa. 

PAURE INTERNE - Perché se è vero, come è vero, che Renzi non è Letta - "fucilato" dai "farisei" del Pd -  è anche vero che i democratici stentano ancora a trovare una coesione definitiva. E' stato Civati, a più riprese, a farsi portavoce del malcontento di parte del partito, lasciando intendere che la fiducia al Senato per un eventuale governo Renzi è tutt'altro che scontata. "Se ho rotto con Matteo è perché non voglio Alfano - si è sfogato ieri - Non so se voterò la fiducia, anche altri parlamentari la pensano come me". 

Insomma Alfano-Civati, Civati-Alfano: l'uno legato all'altro a tormentare le notti del segretario Pd. Il duetto di "problemi", nella serata di ieri, è però diventato un bel trio. Perché al democratico deluso e al moderato che non molla si è aggiunto Fabrizio Barca, ministro per la coesione territoriale con Monti, e papabile ministro all'Economia per il nuovo governo. 

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CASO BARCA - Caduto nel tranello della trasmissione radiofonica "La Zanzara" e confidandosi con un finto Nichi Vendola, Barca ha svelato di essere stato contattato per succedere a Saccomanni all'Economia. E fin qui tutto bene. L'ex ministro di Monti, però, ha poi chiarito di avere rifiutato nonostante le "crescenti pressioni" del gruppo L'Espresso: o meglio Carlo De Benedetti. 

Al momento, però, Renzi non si cura di loro ma guarda e passa. Lavoro, burocrazia, fisco e fiducia "entro la settimana": il resto, per il neo premier, è noia. 

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