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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Coronavirus, il fiasco totale dell'Europa: nessuna risposta sugli aiuti

Si devono decidere le misure necessarie ad affrontare le conseguenze socio-economiche della pandemia di Covid-19, ma l'incontro dell'Eurogruppo (iniziato ieri alle 16) è stato rinviato a domani. E intanto Mauro Ferrari, presidente del Consiglio europeo della ricerca, lascia l'incarico per protesta: "Deluso dalla risposta Ue"

Sedici ore di trattative e, almeno per il momento, nessun accordo. La risposta finanziaria europea alla crisi non c'è. Nulla di fatto all'Eurogruppo sulle misure da mettere in campo per affrontare la crisi economica conseguente all'emergenza coronavirus. Il presidente dell'Eurogruppo, il portoghese Mario Centeno, ha deciso di sospendere la riunione tra i ministri dell'Economia e delle Finanze della zona euro: i lavori riprenderanno domani, sempre in videoconferenza, in un clima di tensione e scetticismo.

Un fiasco, dunque. I ministri finanziari dell'area euro non hanno sciolto i nodi sul tavolo dei Paesi membri. La notte è passata cercando di concordare su un documento finale che soddisfi tutti, ma i negoziati non si sono ancora risolti e si è ottenuto soltanto un rinvio. Il presidente Centeno su Twitter non nasconde l'amarezza: "Dopo 16 ore di discussioni eravamo vicini a un accordo, ma ancora non ce l'abbiamo fatta. Ho sospeso l'Eurogruppo e l'ho riconvocato per domani. Il mio obiettivo resta lo stesso: costruire una forte rete di sicurezza europea contro le conseguenze dell'epidemia di Covid19 (per tutelare lavoratori, aziende e nazioni) con l'impegno di costruire un adeguato piano di ricostruzione".

E' stata annullata, quindi, la conferenza stampa prevista al termine della riunione. "La conferenza stampa prevista per le 10 di stamani dovrà essere cancellata, dato che la riunione è stata sospesa e continuerà domani. I dettagli verranno annunciati più tardi", ha comunicato il portavoce del presidente dell'Eurogruppo, Luis Rego.

Il commissario Ue all'Economia, Paolo Gentiloni, sul suo profilo Twitter, richiama alla responsabilità: "All'Eurogruppo rinvio senza accordo dopo 16 ore di riunione. La Commissione fa appello al senso di responsabilità necessario in una crisi come questa. Domani è un altro giorno".

Il problema principale resta quello di mettere d'accordo le diverse anime dell'Unione ferme sulle loro posizioni: a grandi linee, semplificando, il Nord che invoca il Mes e il Sud che punta invece sugli Eurobond. Il principale ostacolo sulla strada di un accordo nell'Eurogruppo sarebbe la condizionalità legata alle Eccl, le linee di credito a condizioni rafforzate, del Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes), condizionalità che i Paesi nordici (Olanda, Finlandia e Austria) vorrebbero a due stadi (prima leggera, poi riforme per aumentare la competitività). Italia, Spagna e altri Paesi non vogliono alcuna condizionalità legata all'utilizzo delle risorse del Mes (del quale l'Italia è il terzo sottoscrittore, dopo Germania e Francia). Lo apprende l'Adnkronos da fonti diplomatiche Ue. Il resto delle questioni sul tappeto è di rilievo minore rispetto al Mes. A quanto si apprende, il lungo negoziato è stato abbastanza acceso.

L'Italia e gli altri Paesi favorevoli ai coronabond hanno tenuto le posizioni sul fondo per la ripresa, proposto dalla Francia. Su questo punto le posizioni si sono ravvicinate, ma senza un accordo sul Mes tutto potrebbe essere rimesso in discussione, perché nel pacchetto di misure tutto si tiene. Vedremo domani se i ministri riusciranno a trovare un accordo, prima di passare la palla ai capi di Stato e di governo, che potrebbero riunirsi di nuovo dopo Pasqua. "Nonostante i progressi nessun accordo ancora all’#Eurogruppo. Continuiamo a impegnarci per una risposta europea all'altezza della sfida del #COVID19. È il momento della responsabilità comune, della #solidarietà e delle scelte coraggiose e condivise", ha scritto su Twitter il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri.

"Coronavirus, deluso dalla risposta Ue": il capo italiano della ricerca europea lascia l'incarico per protesta

In Europa si respira un clima di tensione e sfiducia. Anche su altri fronti. Mauro Ferrari, presidente del Consiglio europeo della ricerca (Cer), ha lasciato il suo incarico per protesta. Ferrari, professore di fama internazionale, era stato scelto a gennaio per guidare l'European Research Council. Dietro le sue dimissioni c'è lo scontro con gli altri membri del board sulla lotta alla pandemia.

Aveva provato a concentrare le risorse della ricerca europea verso la lotta alla pandemia, e aveva anche elaborato una proposta per la Commissione Ue. Ma questi sforzi sarebbero stati osteggiati dai suoi stessi colleghi e non adeguatamente sostenuti a livello politico. Per questo, Mauro Ferrari ha deciso di lasciare l'organo Ue che si occupa di fondi e linee guida per il settore scientifico: "Torno in prima linea", ha scritto in una lettera pubblicata sul Financial Times. Ferrari si era appena insediato alla presidenza del Consiglio il primo gennaio di quest'anno, in un incarico che doveva durare quattro anni.

"Sono rimasto estremamente deluso dalla risposta europea al Covid-19", scrive Ferrari, "per ciò che riguarda la completa assenza di coordinamento delle politiche sanitarie tra gli Stati membri, la ricorrente opposizione a iniziative di sostegno finanziario coeso, le pervasive chiusure unilaterali delle frontiere e la scala marginale delle iniziative scientifiche sinergiche". Lo scienziato sottolinea: "Temo di aver visto abbastanza sia della governance della scienza, sia delle operazioni politiche dell'Unione europea. In questi tre lunghi mesi, ho effettivamente incontrato molte persone eccellenti e impegnate, a diversi livelli dell'organizzazione del Cer e della Commissione europea. Tuttavia, ho perso la fiducia nel sistema stesso. E ora i tempi richiedono azioni decisive, mirate e impegnate, un appello alla responsabilità per tutti coloro che hanno l'aspirazione di fare la differenza contro questa devastante tragedia". 

Ferrari è considerato uno dei padri della nano/micro-tecnologia biomedica. Dopo una lunga carriera negli Stati Uniti, è stato scelto per guidare il Cer. Adesso la decisione di tornare "in prima linea". Perché "credo che adesso la priorità sia fermare la pandemia. La priorità è salvare verosimilmente milioni di vite. Ciò ha la precedenza su carriere, politica e anche la bellezza di una certa scienza". Il riferimento è a quanto accaduto in queste settimane all'interno delle istituzioni europee.

"Ho pensato che in un momento come questo, i migliori scienziati del mondo dovrebbero essere dotati di risorse e opportunità per combattere la pandemia - ha scritto Ferrari - con nuovi farmaci, nuovi vaccini, nuovi strumenti diagnostici, nuovi approcci dinamici comportamentali basati sulla scienza, per sostituire le spesso migliorate intuizioni dei leader politici".

Ma il consiglio scientifico del Cer, il suo organo direttivo, avrebbe respinto all'unanimità l'idea, spiega il professore, con la motivazione che il suo mandato gli consente di finanziare solo la ricerca "dal basso verso l'alto" ovvero quella proposta dagli scienziati, piuttosto che programmi "dall'alto verso il basso" più ampi con obiettivi fissati dai leader dell'Ue.

"Ho sostenuto che non era il momento che la governance scientifica si preoccupasse eccessivamente delle sottigliezze delle distinzioni tra la ricerca dal basso verso l'alto e quella dall'alto verso il basso", ha spiegato Ferrari. Il professore ha avuto una seconda opportunità quando la presidente Ursula von der Leyen gli ha chiesto il suo parere su come affrontare la pandemia e per la Commissione ha sviluppato un piano "al quale ha contribuito con direttive sostanziali". Ma "il fatto stesso di aver lavorato direttamente con lei ha creato una tempesta politica interna", al Cer. "La proposta è stata trasmessa a diversi livelli dell'amministrazione della Commissione europea, dove credo si sia disintegrata all'impatto". Ferrari lamenta "la completa assenza di coordinamento delle politiche sanitarie tra gli Stati membri, la ricorrente opposizione a iniziative di sostegno finanziario coeso, le pervasive chiusure delle frontiere unilaterali" nell'Ue.

Le sue dimissioni arrivano nel pieno delle tensioni tra l'Italia e l'Ue sulle misure anticrisi da assumere in campo sanitario, ma soprattutto sul fronte economico.
 

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