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Sabato, 20 Aprile 2024
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Cos'è il Cnel e perché il referendum vuole abolirlo

Volente o nolente, il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro è diventato l'oggetto misterioso del referendum: la riforma punta alla sua abolizione. Ora parlano i responsabili dell'ente

ROMA - E' l'oggetto misterioso del referendum costituzionale. Si chiama Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (Cnel), quasi nessun cittadino lo conosce e la riforma propone di abolirlo. Il Cnel è un parlamentino di esponenti sindacali, imprenditoriali e sociali istituito dall'art. 99 della Costituzione per fornire consulenza a Governo e Parlamento su questioni economiche e sociali e proporre disegni di legge. Fino al 2011 era composto da 121 membri, poi dimezzati a 64 e oggi ridotti a 24, perché 40 si sono dimessi e non sono stati sostituiti. 

LA SUA STORIA - Negli anni del massimo splendore è arrivato a costare 22 milioni l'anno. Oggi costa 8,7 milioni, sostanzialmente per la cinquantina di dipendenti e la sede, un' elegante palazzina romana di Villa Borghese, costruita tra il 1906 e il 1908 per ospitare l'Istituto Internazionale di Agricoltura, precursore della Fao per iniziativa del botanico Davide Lubin, di cui porta il nome. Dal 2015 i consiglieri non hanno più indennità (era 2.154 euro al mese) e rimborsi spese. Nei suoi 60 anni di vita il Cnel ha prodotto 96 pareri, 350 osservazioni e proposte, 270 rapporti e studi, 90 relazioni, 130 convegni e 14 disegni di legge.

Referendum, la questione del Cnel-2

PERCHE' SI VUOLE CHIUDERE - A che cosa è servito e a che cosa potrebbe ancora servire il Cnel se non fosse abolito? "Il Cnel - risponde ad Askenews il presidente Delio Napoleone, indicato da Confindustria - è stato voluto dal Parlamento come risposta a un modello sociale in vigore. Solo che mostra tutti i segni del tempo, perché 70 anni fa il mercato del lavoro era per il 50% nel settore primario e secondario, industria e agricoltura. Negli ultimi anni, come sappiamo, industria e agricoltura contano solo per il 20%, mentre l'80% del mercato del lavoro è costituito dal settore terziario, che non trova rappresentanza nel nostro parlamentino. Quindi ben venga una rivisitazione del Cnel che deve però continuare a rappresentare il nostro modello sociale. Quando eravamo a 64 consiglieri lavoravamo con 4 commissioni, più una quinta che si occupava in specifico di mercato e contratti di lavoro. Le commissioni si riunivano ogni settimana, minimo due volte al mese, più una riiunione mensile plenaria del parlamentino".

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"NOI, INASCOLTATI" - Quanti disegni di legge del Cnel sono stati recepiti dal Parlamento? "Come proposte di legge fatte dal Cnel - risponde il vicepresidente Gian Paolo Gualaccini, indicato dal Terzo settore - non ne è stata recepita nessuna dal Parlamento, che del resto non ha mai recepito neppure le leggi di iniziativa popolare e di iniziativa dei consigli regionali. Documenti con orientamenti e opinioni del Cnel sono stati recepiti in vari settori e in varie occasioni. Ma la domanda vera da porsi è un'altra: il ruolo di consulente di Parlamento e Governo assegnato al Cnel dalla Costituione è stato svolto pienamente, con una legge che risale al 1986, cioè 30 anni fa? Ci sono molti dubbi sul rispondere a questa domanda. D'altra parte, sono convinto che un luogo istituzionale delle forze sociali e dei corpi intermedi per come se ne parla nell'articolo 2 della Costituzione sia assolutamente necessario".
 

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