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Martedì, 16 Aprile 2024
Politica

Governo, che cos'è il mandato esplorativo (e quante possibilità di successo ci sono)

Il presidente della Repubblica lo ha assegnato a Maria Elisabetta Alberti Casellati. I precedenti non aiutano il lavoro dell'incaricata. Cosa succede ora?

A quasi 50 giorni dalle elezioni, dopo due giri di consultazioni andati a vuoto, il capo dello Stato Mattarella ha affidato a Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato, il mandato esplorativo per risolvere l'impasse politica e dare il via alle prime fasi per la formazione del nuovo governo.

"Verificare accordo tra centrodestra e M5s"

La Casellati dovrà riferire al Colle venerdì in merito alla possibilità di costituire una maggioranza. "Assumo questo incarico con lo stesso spirito di servizio con cui ho assunto quello di presidente del Senato", ha dichiarato la Casellati. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affidato "il compito di verificare l'esistenza di una maggioranza parlamentare fra i partiti della coalizione del centrodestra e il Movimento 5 Stelle e di un'indicazione condivisa per il conferimento dell'incarico del presidente del Consiglio per costituire il governo. Il presidente della Repubblica ha chiesto alla presidente del Senato di riferire entro la giornata di venerdì". Lo ha detto il Segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti, al termine del colloquio fra Sergio Mattarella e Maria Elisabetta Alberti Casellati. La Casellati ha rilasciato una breve dichiarazione ai giornalisti presenti al Quirinale: "Ho ricevuto da Mattarella il mandato esplorativo, ho ringraziato per la fiducia accordatami e terrò Mattarella costantemente aggiornato. Svolgerò l'incarico con lo stesso spirito di servizio con il quale ho svolto l'incarico di presidente del Senato. Sarete informati del calendario degli incontri che avverranno in tempi brevi".

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Ma cosa si intende per "esploratore"? E che differenza c'è con il preincarico?

Cos'è il mandato esplorativo

Il mandato esplorativo, una formula non prevista dalla Costituzione, viene affidato dal capo dello Stato nel caso in cui le consultazioni non abbiano dato indicazioni significative. Durante le procedure per la formazione del governo il Presidente della Repubblica può chiamare una personalità (solitamente una figura istituzionale, come i presidenti delle Camere) a verificare se esistano i presupposti ed eventualmente a dare un impulso per arrivare ad una possibile soluzione della crisi. Solitamente si tratta di personalità super partes ma anche con una connotazione più politica rispetto a quella del Capo dello Stato, in grado quindi di avere un approccio bipartisan alle questioni, ma anche di inserire nel confronto tra le forze politiche quegli elementi che possono permettere di superare la fase di stallo.

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Il primo 'esploratore' fu Cesare Merzagora nel 1957, durante la crisi apertasi dopo le dimissioni di Antonio Segni il 6 maggio 1957. Nel conferirgli l'incarico, il Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, spiegò che come suo supplente, la Costituzione gli conferiva "il compito di accertare quali concrete possibilità esistessero di costituire un governo in grado, per la composizione e il programma, di riscuotere la fiducia delle Camere e del Paese". Merzagora accettò il mandato, spiegando tuttavia di considerare il suo compito limitato proprio a verificare se fosse possibile far nascere un nuovo esecutivo, rinunciando quindi ad una automatica trasformazione in incarico pieno, essendo opportuno ricorrere al presidente del Senato soltanto come estrema risorsa. Alla fine nacque un nuovo gabinetto guidato dal democristiano Adone Zoli.

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Il caso Nilde Iotti

La prima volta di un''esploratrice' fu quella dell'allora presidente della Camera, Nilde Iotti, chiamata a questo incarico dal presidente della Repubblica Francesco Cossiga il 27 marzo del 1987. Un mandato esplorativo che però si concluse senza una soluzione.

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Che differenza c'è con il preincarico?

A differenza del mandato esplorativo, il preincarico viene affidato dal capo dello Stato a una figura politica che ha il compito di verificare la possibilità di dare avvio alla formazione dell'esecutivo. Il preincaricato accetta con riserva, ma non è detto che gli venga conferito l'incarico. Solo nel caso in cui l'esplorazione abbia successo, avrà l'incarico di formare il nuovo governo.

Il precedente di Bersani

Nel 2013, il mandato conferito da Napolitano all'allora segretario del Pd, Pier Luigi Bersani portò a un nulla di fatto. In quel caso, verificata l'impossibilità di formare un governo da parte di Bersani, al termine di un rapido giro di consultazioni, il 30 marzo 2013 Napolitano decise di formare due commissioni di lavoro, chiamate a stabilire contatti con i Gruppi parlamentari, per un confronto su proposte programmatiche in materia istituzionale ed economico-sociale ed europea. Un'iniziativa che avrebbe rappresentato il prodromo per la successiva nascita del governo di larghe intese presieduto da Enrico Letta.

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L’esperienza di tale mandato non ha mai prodotto effetti positivi nella nostra storia. I mandati esplorativi non sono mai la soluzione vincente per produrre una maggioranza dove il Presidente e le altre forze politiche avevano fallito. Il primo mandato esplorativo (poi fallito) venne affidato nel 1960 dal presidente della Repubblica Giovanni Gronchi al presidente della Camera Giovanni Leone, con lo scopo di verificare la possibilità di far nascere un governo di centrosinistra, a cui partecipassero socialisti e democristiani. Il secondo fu nel 1987, l’unico fino ad oggi affidato a una donna. Il governo in crisi di Craxi costrinse il presidente Francesco Cossiga ad affidare un mandato esplorativo alla presidente della Camera Nilde Iotti, deputata del Pci. L’anno precedente, in occasione di un’altra crisi di governo, lo stesso compito venne assegnato al presidente del Senato Amintore Fanfani, della Democrazia Cristiana. Si deve arrivare al 2008 per assistere all’ultimo incarico di questo tipo, quando Giorgio Napolitano affidò a Franco Marini, allora presidente del Senato, il compito di trovare una maggioranza con cui riformare la legge elettorale e tornare al voto, dopo la caduta del governo Prodi. Ma, anche qui, il tentativo non ebbe successo.

Possiamo dire, quindi, che il compito affidato questa volta a Maria Elisabetta Alberti Casellati non parte di certo con i migliori auspici, soprattutto alla luce delle attuali prese di posizione delle varie componenti e il crescere del consenso dei “vincitori percepiti”, Movimento Cinque Stelle (33,6%) e Lega (22%), che nell’elaborazione della nostra media sondaggi settimanale migliorano il loro risultato ottenuto lo scorso 4 marzo, a differenza di tutti gli altri partiti in campo. A partire da Forza Italia che scende a quota 11,5%; Partito Democratico 18,5%; Fratelli d’Italia al 4%; Liberi e Uguali al 2,6 andando sotto la soglia di sbarramento. La scelta della Casellati come Presidente del Senato può essere interpretata come una vittoria firmata Silvio Berlusconi che ha visto dividersi le presidenze delle Camere con il Movimento 5 Stelle ma, ora, i veti incrociati tra i due partiti (e i precedenti) non aiutano il lavoro dell’incaricata.

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