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Venerdì, 19 Aprile 2024
Crisi economica

Ogni giorno spariscono 40 imprese: le banche si sono "mangiate" 44 miliardi

Allarme Confindustria: in 4 anni 55mila imprese hanno chiuso i battenti. Oltre mezzo milione di lavoratori ha perso il lavoro. La crisi ha colpito tutti i settori, dal farmaceutico al tessile, dalla pelletteria all'abbigliamento

La crisi per l'impresa italiana non si ferma. E proprio nel giorno del dossier di Standard&Poor's che ha denunciato come le banche si sono letteralmente 'mangiate' 44 miliardi di euro delle imprese 'nostrane', Confindustria parla addirittura di "rischio sopravvivenza" per l'industria manifatturiera italiana. Quasi 55mila imprese del settore, infatti, hanno chiuso i battenti a causa della crisi nel quadriennio 2009-2012. Nel solo manifatturiero le aziende attive nel 2012 erano quasi il 5% in meno di quelle attive nel 2009.

Come detto, a fotografare l'impatto della crisi sulle aziende italiane è il Centro Studi di Confindustria negli "Scenari Industriali".

Inoltre ogni giorno spariscono 40 imprese manifatturiere, ha sottolineato il vicepresidente di Confindustria con delega al Centro Studi, Fulvio Conti, aprendo i lavori del seminario del Csc. In questo contesto di crisi oltre mezzo milione di lavoratori del settore manifatturiero hanno perso la propria occupazione a causa della crisi nel periodo 2007-2012. E altra manodopera rischia di perdere il lavoro.

"La produzione industriale - ha ricordato Conti - è crollata del 25% in media e in alcuni settori di oltre il 40% dal picco pre crisi, primi mesi del 2008, con circa 40 imprese manifatturiere che che spariscono ogni giorno. In questa crisi la caduta di occupati nel manifatturiero ha già raggiunto le 539mila persone (2007-2012)", ha spiegato il direttore del Csc, Luca Paolazzi, aggiungendo che si tratta di "un bilancio provvisorio perchè questa recessione non è ancora finita".

Gli economisti di Confindustria hanno calcolato che la crisi ha già causato la distruzione di oltre il 15% del potenziale manifatturiero italiano, con una punta del 40% negli autoveicoli e cali di almeno un quinto in 14 settori su 22. In Germania, invece, il potenziale è salito (+2,2%).

"A metà 2013 - ha avvertito il Centro studi - la manifattura italiana è in condizioni molto critiche. Le due violente recessioni hanno determinato una caduta così profonda e prolungata dei livelli di attività da mettere a repentaglio decine di migliaia di imprese". Se nel primo trimestre dell'anno in corso il Pil è risultato inferiore dell'8,6% al picco pre-crisi, la produzione industriale, secondo le stime del Csc, è quasi del 25% più bassa, con diversi settori che registrano flessioni anche superiori.

Inoltre la stretta creditizia mette a rischio di fallimento anche le aziende sane. L'associazione guidata da Giorgio Squinzi chiede, dunque, di "rompere il circolo vizioso recessione-credit crunch e sviluppare canali alternativi di finanziamento". Secondo gli economisti di viale dell'Astronomia "il credit crunch che ha colpito in particolare l'industria, minaccia la sopravvivenza di un numero sempre più vasto di imprese". I prestiti bancari erogati alle imprese si sono "fortemente ridotti": a marzo 2013 lo stock di prestiti era inferiore del 5,5% rispetto al settembre 2011 e "corrispondente ad una perdita di 50 miliardi di euro".

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