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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Crisi di Governo, non solo Mes: il Conte bis appeso ai veti incrociati

Mentre la maggioranza di governo litiga sul Salva Stati, la banca Popolare di Bari vede 21mila clienti esposti al bail-in. È il leader di Italia Viva Matteo Renzi a inquadrare la questione liquidando una domanda sulla tenuta dell'esecutivo con un "non so"

"Sulla tenuta del governo non so... ci sono tante questioni". Quel "non so" lo pronuncia Matteo Renzi, prima convitato di pietra del Governo Conte bis, ora azionista di minoranza dell'esecutivo con i suoi 28 deputati e 17 senatori. E subito il ricordo va al notorio "Letta stai sereno".

Il leader di Italia Viva assiste da spettatore al teatrino andato in scena in Parlamento in merito alla discussione sulla riforma del Fondo Salva Stati: nel fuoco di fila tra Salvini e Conte ad andarci di mezzo è stato Di Maio e il Movimento 5 stelle che accusa ora il premier di aver assunto una posizione troppo accomodante nei riguardi del Partito Democratico e del ministro delle finanze Gualtieri.

"Sul Mes stanno litigando Pd e M5s - spiega il senatore fiorentino - noi questa volta non c’entriamo niente".

Matteo Renzi guarda oltre l'orizzonte degli eventi e inquadra gli altri ostacoli che si apprestano a comparire sul percorso dell'esecutivo. Il primo tra questi è Alitalia

In consiglio dei ministri arriva il Decreto-legge per il prestito ponte da 400 milioni per assicurare la continuità del servizio svolto da Alitalia in amministrazione straordinaria. Tuttavia il destino della compagnia di bandiera si è complicato dopo il naufragio del consorzio guidato da Ferrovie. Dopo il ritiro di Atlantia il piano industriale è tutto da riscrivere. Sullo sfondo la battaglia sulle concessioni autostradali che il Movimento 5 stelle ha promesso di ritirare ad Autostrade dopo il crollo del ponte Morandi e il disastro della rete in Liguria: senza le risorse di Aspi per la controllante Atlantia ogni investimento è - allo stato dell'arte - bloccato.

Al novero delle crisi industriali va di diritto citata l'ex Ilva in attesa dell'esito della riunione del prossimo 4 dicembre in cui i vertici di Arcelor Mittal discuteranno del destino dell'impianto siderurgico con i tre Commissari alla presenza del ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli. 

Se la fronda tarantina del Movimento 5 stelle vorrebbe la chiusura dell'acciaieria, il Governo non vuole macchiarsi di una catastrofe occupazionale da 10mila posti di lavoro, senza contare le ricadute per l'economia del sistema Paese.

Altro tema, più politico, l'autonomia regionale. Il Partito Democratico difende il testo presentato dal suo ministro Francesco Boccia alla conferenza Stato-Regioni ma M5s e Italia Viva frenano l'emendamento alla legge di bilancio obiettando come "la proposta non sia stata condivisa con il Parlamento". La critica più forte viene da un maggiorente petastellato, il presidente della Camera Roberto Fico che spiega: "L'autonomia differenziata non deve spaccare il Paese". Sotto accusa la ripartizione delle risorse calcolata secondo lo storico dei dati. 

Altro capitolo, la giustizia. La legge sulla riforma della prescrizione firmata dal ministro pentastellato Bonafede è osteggiata dal Pd e da Italia Viva. Per i dem la nuova legge - che interrompe la prescrizione dopo la sentenza di primo grado - rischia di aumentare le lungaggini dei processi penali. Se il Pd ha annunciato voto contrario alla richiesta di dichiarazione di urgenza per la proposta di legge Costa (Fi), volta ad evitare l'entrata in vigore della riforma della prescrizione, allo stesso tempo chiede al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, di proseguire in un confronto "serrato e costruttivo" come spiegato dal deputato Walter Verini. Dal 5 stelle si spiega di contro come la maggior parte degli appelli e dei ricorsi in Cassazione sono fondati solo sulla volontà di allungare il processo nella speranza di far dichiare ad un giudice la intervenuta prescrizione.

Ultimo capitolo, almeno per ora, la banca Popolare di Bari. Il Governo di concerto con la Banca d'Italia - cui spetta la vigilanza - ha convenuto lo stanziamento di 150 milioni di euro "entro Natale" per ripristinare le soglie di patrimonio e salvare l'istituto. 

Un intervento pubblico che segue il fallimento del decreto crescita varato a giugno scorso ma inviso all'Ue poiché in sentore di "aiuto di Stato". Ora il countdown è partito: entro il 18 dicembre il consiglio di amministrazione dell’istituto deve varare il piano industriale e la trasformazione in Spa, ma serve un prestito ponte. 

La banca pugliese da un anno viola le soglie minime di patrimonio dopo perdite per mezzo miliardo legate anche all'acquisto nel 2014 della Banca di Teramo: una operazione che ha zavorrato tutto l'attivo della banca Barese. Fu la Riforma delle popolari ad aprire la crisi dell'istituto nel 2015 e oggi 70mila soci si trovano in mano azioni che non hanno valore. In più 21mila clienti sono esposti al bail-in se la banca dovesse saltare. 

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