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Venerdì, 19 Aprile 2024
CRISI DI GOVERNO

Ritorno al futuro: altro che Forza Italia, siamo alla nuova Dc

La crisi del 62° governo in 17 legislature dal '46 a oggi ha un nome e un cognome: Silvio Berlusconi. Per superarla, un'unica strada: tornare quelli di quarant'anni fa. Agli anni della Democrazia cristiana

Queste tre parole in Italia, ‘crisi di governo’, non sorprendono mai: indissolubili con la recente storia Repubblicana. Diciassette legislature dal ’46 ad oggi, 62 governi. Alcuni più brevi del pontificato di Papa Luciani: nel 1954 il primo governo Fanfani durò 15 giorni. Questa volta, tuttavia, c’è un di più di peso: la crisi ha un nome ed un cognome, Silvio Berlusconi. E ha due sottotitoli, uno conseguente all’altro: la condanna, la sua; la decadenza da senatore, sempre la sua. Spazzare via con un colpo solo il castello di carte delle larghe intese (già fragile di suo, sicuramente sbagliato) sta dentro quel che è successo in Cassazione e nella Giunta per le immunità di palazzo Madama. Non c’è innalzamento dell’Iva che tenga.

Saltate le larghe intese (per ora), l’occhio va gettato oltre, all’immediato futuro. Elezioni anticipate (un altro classicissimo della vita politica italiana) o un Letta bis? La prima ipotesi non parte favorita. Certo dopo l’accelerata data dal Cav è salita inevitabilmente di quotazioni. Ma Napolitano è stato chiaro: “Alle urne se non ci sono alternative”.

ALTERNATIVA DC – Ecco, l’alternativa ha il sapore del passato, si chiama Democrazia Cristiana. Del passato? Mica tanto. Parliamoci chiaro. Questo Paese è sempre stato a trazione democristiana (“moriremo democristiani” ve lo ricordate?), e visto che per alcuni Berlusconi, con il blitz improvviso sulle larghe intese, è andato fuori dalla grazia di Dio, l’ipotesi comincia ad avere un senso.  La pensano così i vescovi, l’episcopato italiano e gran parte del mondo cattolico. “Per il suo settantasettesimo compleanno il presidente del Pdl Silvio Berlusconi ha deciso di offrire, lui, a tutti i suoi concittadini la torta immangiabile di una crisi senza senso e senza costrutto”, ha scritto ieri Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, il quotidiano della Cei, in un editoriale dal titolo perentorio: “Scelta assai grave, conseguenze serie”. La pensa così un pezzo del Pdl (Quagliariello, Lupi, Lorenzin, Saccomanni), quelle colombe pronte ad abbondare Berlusconi, che si è fatto capo dei falchi, per entrare in un polo moderato centrista e di governo. La sinistra affiancata da un blocco moderato e centrista. L’idea di Moro, l’asse a sinistra. Senza il bacino sconfinato della ‘Balena Bianca’ ma con i numeri della governabilità in dote.

LETTA BIS? – Da questa frattura che Letta spera di trovare spazio per il secondo mandato. Un nuovo governo con alle spalle un Pd compatto, Scelta civica, i senatori a vita e una la frangia del M5S guidata dal senatore Orellana, per ultimo in ordine cronologico un pezzo di Pdl pronto a sbattere in faccia la porta al Cav,. “Abbiamo ancora due-tre giorni di tempo per usare la forza delle nostre proposte e continuare a far lavorare questo governo con un rinnovato programma”. Parole che Maurizio Lupi ha rilasciato questa mattina al Corriere della Sera. La sua idea è quella di rimettere le cose apposto, nell’asse di governo e all’interno del partito. L’idea di Letta è quella di trovare uno spazio condiviso e di maggioranza. Governabilità, magari senza il giogo di Silvio Berlusconi. Per questo, in accordo con Napolitano, ha concesso tre giorni al Pdl per il chiarimento interno. Che più di chiarimento sanno di friggitoria pubblica e interna.

Letta che spera di trovare il verso alla crisi, Napolitano che tiene il manico di queste giornate complicate e lavoro per una soluzione parlamentare. Soprattutto rapida. Veloce, perché l’Italia deve ripartite, ha bisogno di un governo la cui stabilità, tuttavia, non può sovvertire le regole democratiche, i pesi e contrappesi costituzionali: le sentenze vanno rispettate. Il quirinale aspetta il voto di fiducia che Letta chiederà mercoledì alla Camera e al Senato. Poi si pronuncerà.

Intanto Letta, ieri sera ospite da Fazio (in collegamento dal suo studio di Palazzo Chigi) è stato chiaro: “Chiederò mercoledì la fiducia alla Camera e al Senato ma non per governare tre giorni ma per andare avanti con il programma. Non farò il Re Travicello” e non ho intenzione di governare a “tutti i costi”. Anche se, “tutto dipende dal Pdl”. O meglio da quel che ne sarà. Con l’idea delle elezioni anticipate lontanissime, perché con il Porcellum “non si può e non si deve votare”. Pena: una nuova paralisi. Senza tuttavia chiudere del tutto a Berlusconi: “A Berlusconi auguro serenità perché quello che manca in questo momento è la serenità”. Ecco, Letta che è cristiano, che sa fare il democristiano e che potrebbe guidare la nuova svolta centrista.

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