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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Il Pd lancia la guerra alle fake news: "Passato il limite, segnalateci le bufale"

I dem al contrattacco dopo le accuse di Di Maio sul ponte crollato a Genova: "Mai preso soldi dai Benetton". Orfini: "La misura è colma, denunceremo ogni bugia a facebook, all'agcom, alla polizia postale"

Il Pd prova ad uscire dall’angolo e lancia la guerra a quelle che secondo i dem sono vere e proprie bufale create ad arte per delegittimare il principale partito di opposizione. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’ultima accusa rivolta al Pd dal vicepremier Di Maio. Secondo il ministro del Lavoro, "nello Sblocca Italia nel 2015 fu inserita di notte una leggina che prolungava la concessione a Autostrade in barba a qualsiasi forma di concorrenza. Si è fatta per finanziare le campagne elettorali. A me la campagna non l'ha pagata Benetton e sono libero di rescindere questi contratti".

Accuse, quelle di aver ricevuto soldi dai Benetton, che il Pd ha subito rispedito al mittente, con Renzi che ha definito Di Maio "falso" e "sciacallo". Il Pd ha inoltre fatto sapere di "non aver mai preso soldi da Autostrade per le campagne elettorali", mentre "la 'manina' che avrebbe favorito i concessionari nella legge di bilancio del 2015 è altra invenzione di Di Maio" tanto è vero che "la norma in oggetto è stata peraltro cancellata proprio da noi con il codice appalti".

Sta di fatto che secondo Matteo Orfini la misura è colma: "Ora davvero si è passato il segno" scrive su Facebook il dirigente dem. "Non che mi aspettassi molto da loro, ma speravo che almeno di fronte alla morte e al dolore si fermassero. E invece no, lo schema è quello di sempre: Di Maio e Salvini aggrediscono il Pd con bugie e falsità e una potente macchina del fango si muove sui social. Pagine non ufficiali creano, amplificano, rilanciano notizie false e accuse violentissime".

E ancora:  "Ora basta, questa volta denunceremo tutto: dai leader che ci hanno accusato con falsità alle pagine e ai profili che hanno diffuso contenuti diffamatori. Segnaleremo ogni caso a seconda della gravità a facebook, all'agcom, alla polizia postale. Uno per uno. Ma abbiamo bisogno del vostro aiuto: segnalateci tutti gli abusi che trovate qui su Facebook, aiutateci a rendere ancor più capillare questo lavoro". Segue un link per segnalare eventuali fake news. E una promessa: "Non risolveremo certo così il problema, ma cominceremo a combatterlo davvero. Non lasciamo che questi cialtroni continuino a inquinare il dibattito pubblico".

Le donazioni dei Benetton ai partiti

Ma cos’è che ha provocato questa reazione così decisa da parte dei dem? Come dicevamo, tutto nasce dall’accusa rivolta da Di Maio al Pd di aver partorito una legge ad hoc per i Benetton. Al momento però non c’è nessuna prova che il Pd abbia ricevuto finanziamenti elettorali da parte di società del gruppo Benetton. Un vecchio articolo del Fatto Quotidiano, risalente al 2013, dà conto dei finanziamenti che la famiglia Benetton elargì ai partiti negli anni addietro (nel 2006, per la precisione). In totale si parla di 1,1 milioni di euro distribuiti sotto forma di donazioni alle principali forze politiche.

Un assegno di 150 mila euro ciascuno per  Alleanza nazionale, Forza Italia, Lega Nord, Udc, Comitato per Prodi, Democratici di Sinistra, La Margherita; l’Udeur si dovette 'accontentare' invece di 50mila euro. Dunque tra i partiti che avrebbero ricevuto donazioni figura anche la Lega.

Secondo NextQuotidiano, "all’epoca la famiglia era impegnata nel tentativo di fondere Autostrade con Abertis, un’operazione che poi saltò per l’opposizione dell’allora ministro dei Lavori Pubblici Antonio Di Pietro e del ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa, che la considerarono in conflitto di interessi con la concessione per i rapporti tra ANAS e Autostrade". 

Il tweet di Toninelli

Insomma, la questione è molto controversa. Certo è che pur in mancanza di prove, gli esponenti del M5s non si sono risparmiati nel lanciare invettive: “Il gruppo Benetton ha finanziato partiti e campagne elettorali. Chi dice il contrario ci faccia prima vedere i conti del partito e delle tante fondazioni politiche. Il #M5S non ha mai preso un euro e per questo possiamo agire con le mani libere e cambiare questo sistema” ha scritto ad esempio su Twitter il ministro Danilo Toninelli, invertendo il principio dell’onere della prova come gli hanno fatto notare diversi utenti. 


Pd all'attacco sul no del M5s alla Gronda

Contro Toninelli si è scagliato in particolare il senatore del Pd, Davide Faraone, che ha lanciato la campagna #ToninelliDimettiti". Sotto accusa in particolare un video pubblicato su Fb dall'esponente dem, nel quale il 31 luglio, due settimane prima del crollo del Ponte Morandi, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti annunciava la revisione di alcuni grandi infrastrutture, compreso il progetto della Gronda, contemplando anche l'abbandono dell'opera. "Ricordo a tutti voi - scrive Faraone - che la Gronda di Genova avrebbe dovuto alleggerire il traffico sul ponte Morandi". Anche in questo caso però bisogna dire che non c'è alcuna prova, al momento, che la costruzione della Gronda avrebbe evitato il crollo del ponte Morandi e che l'azione dei No Gronda abbia rallentato l'iter dei lavori

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